Cari lettori del mistero, la narrazione di Dicembre è dominata dalle luci benevole e dalle figure rassicuranti. Eppure, nel cuore delle Alpi, dove l’oscurità invernale è più fitta, resiste una tradizione che non parla di doni e bontà, ma di terrore primordiale e punizione.
Lasciamo per un attimo la polvere di stelle e il candore angelico. Oggi, 10 dicembre, ci addentriamo nel folclore ctonio per esplorare la figura più enigmatica e inquietante delle celebrazioni invernali: il Krampus.
Non è un semplice “mostro” da favola; è il custode della necessaria oscurità che accompagna la luce.

Nei villaggi alpini di Austria, Baviera, Slovenia e Nord Italia (in particolare Alto Adige e Friuli), il 5 e il 6 dicembre San Nicola fa il suo ingresso. Ma al suo fianco non c’è un aiutante gioviale. C’è il Krampus. Mentre San Nicola (il “Dottore”) premia i bambini buoni con frutti secchi e dolci, il Krampus (il “Demone”) ha un unico scopo: punire i malvagi.
Immaginate la scena: alto, coperto di pelo scuro e ispido, con corna caprine che spuntano da una maschera diabolica, una lunga lingua biforcuta che penzola e zampe artigliate. Non porta regali, ma catene arrugginite che trascina con fragore per annunciare il suo arrivo, e una frusta di rami di betulla (Rute) con cui spaventa o percuote (simbolicamente, oggi) i trasgressori.
Se Nicola incarna la benevolenza e l’ordine cristiano, il Krampus è l’incarnazione del caos pagano, della furia della natura e dell’Inverno stesso. Le sue origini affondano ben oltre il Medioevo, radicandosi nei culti della fertilità e della natura delle antiche genti germaniche. La sua fisionomia, mezzo uomo e mezza capra, lo collega direttamente a figure pre-cristiane come il Fauno, il Satiro o, in una forma più oscura, al “Dio Cornuto” selvaggio, a volte identificato con figure come Pan.
Il Krampus è, in essenza, la bestia primordiale dell’Inverno. Nei giorni più freddi e bui dell’anno, quando la sopravvivenza era incerta, queste figure venivano invocate, temute e onorate. Erano manifestazioni del potere incontrollabile della natura, che andava esorcizzato o, paradossalmente, invitato per garantire la rinascita primaverile. La sua presenza garantisce che l’ordine, rappresentato da San Nicola, sia prezioso perché è costantemente minacciato dal disordine che egli incarna.
Oggi, l’antica tradizione trova la sua massima espressione nel Krampuslauf (Corsa dei Krampus). Non sono semplici sfilate: sono veri e propri rituali collettivi e catartici. Centinaia di uomini, coperti da maschere in legno scolpite e pesanti pellicce, si riversano nelle strade. L’aria si riempie del tintinnio metallico delle catene, dell’odore acre del fumo e delle urla. La folla si lascia inseguire, spaventare e, in un gioco teatrale che unisce paura e divertimento, si sottopone all’assalto simbolico del Caos. È un momento di rovesciamento, un invito temporaneo all’oscurità prima che la vera luce del solstizio (e poi del Natale) possa affermarsi.
Il Krampus ci ricorda un profondo insegnamento esoterico: non può esserci luce senza ombra. La bontà di San Nicola non avrebbe significato senza la minaccia del suo compagno demoniaco. Se guardate oltre la pelliccia e le corna, il Krampus non è solo un mostro che punisce i bambini. È la manifestazione fisica della paura del giudizio e il richiamo del selvaggio che giace dormiente in noi, in attesa che il buio dell’Inverno lo risvegli.
Riuscite a sentire il rumore delle sue catene? Forse è solo il vento che si lamenta fuori dalla vostra finestra, o forse è la Bestia che aspetta il vostro sguardo nel buio…
Alice Tonini
2 risposte a “La bestia del solstizio: il mistero del Krampus, l’ombra di San Nicola 😈”
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Ne avevo sentito parlare ma non li conoscevo. Grazie della spiegazione ma ho delle incertezze su questi personaggi.
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Grazie per aver condiviso con noi le tue riflessioni
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