Hai il coraggio di fare un viaggio nel tempo alla scoperta di Beowulf?

Classici e opere senza tempo, romanzi, poemi o racconti considerati epici per la lingua e la cultura di appartenenza. Opere antiche avvolte da un’aura di leggenda e mistero che ti sanno trasportare in un altro mondo. 

Inauguriamo la rubrica inviti alla lettura con un viaggio alla scoperta di Beowulf, un poema epico le cui radici ci sono sconosciute.

L’opera di Beowulf arriva
dall’inghilterra, composta in un periodo non ben definito che va dalla metà
del settimo secolo alla fine del decimo, racconta delle gesta
eroiche del protagonista, un fiero e giovane guerriero svedese con
una statura ed un forza sovrumane. Il più grande e valoroso tra i
guerrieri della terra dei geati, una regione situata nell’odierna
svezia.

Attenzione! 

Sappiamo della gloria,

in giorni lontani, del

re della nazione; che

grandi cose fecero

quei principi, nel

passato…

Beowulf è un poema scritto
originariamente in una variante dell’anglosassone (inglese antico) ed
è il più lungo giunto sino a noi, oltre ad essere uno dei più
antichi. Da Oxford a Cambridge ogni studente universitario inglese
deve affrontare la lettura e traduzione di Bewoulf per dimostrare la
propria conoscenza delle radici della propria lingua, un po’ come da
noi con la Commedia di Dante. Nell’originale e nella traduzione
inglese più diffusa, quella di Seamus Heaney, contiamo 3182 versi.
Sono versi magnifici e coinvolgenti anche nella traduzione in
italiano, vi avviso però che non si tratta di una lettura semplice perchè la lingua ai nostri occhi può risultare complessa ed è ricca di ibernicismi (parole tradizionalmente utilizzate in irlanda, una specie di dialetto per intenderci, come thole) di
non facile resa in qualsiasi traduzione. Seamus Heaney ha impiegato 35 anni di
ricerche sulle lingue arcaiche che fondano l’inglese moderno per
poter fare una traduzione efficace del poema.

L’autore di Beowulf, che rimane anonimo, ci parla di un
mondo che ai nostri occhi ha dell’incredibile, del quale non abbiamo immediati riferimenti culturali. A differenza dell’Iliade o dell’Odissea di cui tutti abbiamo sentito
parlare i personaggi che compongono l’universo narrativo di questo libro ci sono sconosciuti. Se vi chiedo chi è Achille o Ulisse tutti sapete
rispondere, ma se vi chiedo chi è Scyld Scefing o la regina
Modthryth cosa mi rispondete?

E’ quest’aria di stranezza, l’illusione
di entrare in un mondo alieno alla nostra cultura mediterranea; storie e miti da una terra fredda dove si usano parole dal suono “diverso” (nelle traduzioni i nomi sono
semplificati ad esempio Scyld è diventato Shield Sheafson che
ricorda un eroe marvel).Una lingua dove i nomi sono composti da parole che indicano i punti di forza del personaggio: ad esempio Hrothgar è la combinazione di “esercito” e “lancia”.

L’ambientazione del poema è dettagliata ed
interessante. Vengono descritti pezzi di gioielleria anglo sassone,
si parla delle cortesie che si usavano presso la corte di re Hrothgar
e della regina Qealhtheow a Heorot, ci narrano delle canzoni che si usavano durante i banchetti reali, ad esempio la
saga di Finn (un poema nel poema) che canta della navigazione
sulla “rotta dei cigni” tra la svezia e la danimarca. Nel poema si parla
anche di una spada leggendaria che può essere brandita solo da un vero eroe perchè “dotata di vittoria, antica di giganti;
segno di prestigio per qualunque guerriero è la perla delle armi..,
era la più grande arma mai vista dall’uomo.” 

Come avete visto sin qui è un poema avvincente e misterioso e solo una singola copia del manoscritto è
sopravvissuta fino ai giorni nostri, inserita all’interno del Cotton
Vitellius.

L’autore (sicuramente un lui) visse,
attorno alla fine del primo millennio (il decimo secolo), ed ha
rielaborato in autonomia del materiale leggendario di origine nordica
creando un’opera originale sulla base di un patrimonio orale
preestistente. L’autore era certamente un cristiano, visti i
riferimenti alle sacre scritture, scriveva del mondo
pre-cristiano: un’inglese, che ci racconta dei suoi antenati e dei tempi in cui essi erano ancora in danimarca e nella svezia del sud, terra dei geati.

Beowulf, un grande guerriero geato, si
confronta con tre minacce del suo mondo: il mostro
Grendel (descritto nell’originale come un cane che respira
nell’oscurità, una specie di troll), la sua madre in lutto (chiamata
anche “la maledizione di Grendel” una specie di orchessa) e in
vecchiaia affronterà il wym o lindworm, parola anglo sassone che
indica il drago, ma anche il fato o la predestinazione. Li sconfigge
tutti ma il drago prima di morire colpisce l’eroe con del veleno che
ne consuma la forza e lo porta alla morte. Il poema termina con gli
eroici funerali di Bewolf, che viene ricordato come il più generoso
e gentile verso la sua gente e il più appassionato guerriero
smanioso di gloria.

La struttura del poema è talmente
semplice da poter risultare banale a noi lettori moderi abituati a plot super-complessi, ma non
bisogna scordare che si tratta del primo del suo genere e dell’unico
esempio di poema epico basato interamente sull’archetipo dello
scontro tra eroe e mostro. Strutturalmente è diviso in tre atti, uno
per ogni creatura che l’eroe affronta.

La contrapposizione mostro-uomo diventa
anche contrapposizione tra mondo umano fatto di ricche feste,
suntuosi banchetti e armoniosi valori feudali al mondo ostile e
mostruoso dell’altro “diverso”. I valori germanici: le
virtù della forza , il valore del guerriero, le gerarchie del
potere, su contrappongono al caos del mostruoso. La società narrata è basata
sull’onore e sul sangue versato in battaglia, non c’è posto, né
traccia, del femminile in quest’opera che parla di guerre e
battaglie. Persino la madre di Grendel non ha alcun’che di femminile
ma è solo un essere malvagio fine a sè stesso. Altro elemento fondamentale onnipresente nell’opera è l’oro che scintilla nei gioielli delle regine, nei tesori saccheggiati ai nemici o nei
premi ricevuti dai sovrani per il proprio valore. L’oro rappresenta il sommo premio a cui ogni guerriero aspira, l’onorificenza più ambita e pervade l’antica cultura guerriera  un po’ come il sesso viene rappresentato nella nostra cultura consumistica.

Indubbia è l’influenza che l’opera ha
avuto sulle generazioni di scrittori fantasy che si sono succedute
nei secoli. Gli autori che si sono ispirati a questo poema sono
decine, tra di loro posso ricordarti Tolkien che nel 1936 ha pubblicato un
suo studio sul poema, Heorot o Niven e Pournelle. Ci sono anche videogiochi, giochi di ruolo, serie tv e film che hanno preso spunto da Beowulf (non ve ne consiglio alcuno però perchè le opere holliwoodiane purtroppo hanno rappresentato l’opera in modo infedele)

Ti piacciono gli adattamenti moderni a
prose antiche, magari ispirati al poema di cui abbiamo parlato? 

Allora posso consigliarti di Michael Crichton Mangiatori di morte, e se sei un incorreggibile tifoso di chi fa
una triste fine allora c’è L’orco di John Gardner che racconta la storia di Grendel…ma alla fine di
tutto si torna a Bewoulf e alle sue eroiche gesta ispiratrici.

Il nostro viaggio nel tempo per oggi termina qui.

Ti auguro buona lettura e alla prossima! 👋

Alice Tonini

3 pensieri su “Hai il coraggio di fare un viaggio nel tempo alla scoperta di Beowulf?

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