In viaggio tra i sottogeneri del cinema horror: barcollando con gli zombie

Bentrovati lettori dell’ignoto, le scorse volte abbiamo dato un’occhiata alla storia del cinema horror, siamo
partiti dai primissimi film in bianco e nero e abbiamo visto come nel tempo si sono aggiunti tutta una serie di mostri che sono diventati poi leggende sul grande schermo.

Vi avevo promesso che avremmo dato una occhiata al folto bosco dei sottogeneri e quindi partiamo per una passeggiata consapevoli che nessun articolo può essere esaustivo a riguardo perchè si tratta di
un bosco estremamente fitto con tantissime piante e animali diversi e una passeggiata sola è appena sufficiente a farsi un’idea di quello che si può nascondere in fondo ai laghi e nelle grotte più recondite del genere.

Quella dei sottogeneri (esattamente come la divisione in generi letterari) in realtà è una etichettatura che serve principalmente per vendere il prodotto cinematografico sul mercato. I film, così come i romanzi, si dividono in generi e sottogeneri per motivi economici, perchè alla fine una storia è solo una storia, ognuna unica e originale a suo modo.

Molti sostengono che un autore o un regista che si approccia all’horror deve avere ben chiari i vari tipi di sottogeneri per meglio interpretarli nell’opera. Io sono convinta che una buona storia horror progettata correttamente non abbia bisogno di rincorrere il già visto mille volte per convincere il pubblico. Sono
d’accordo che certi filmacci post anni duemila si sarebbe potuto semplicemente evitare di portarli nel cinema. Ma qui stà il buonsenso delle case di produzione che devono saper distinguere tra
un buon prodotto e uno scadente. Esempio da citarvi che vi troverà tutti d’accordo con me è Orgoglio, pregiudizio e zombie che rimescola letteratura vittoriana e horror, per citarvene un altro c’è Abramo Lincoln cacciatore di Vampiri oppure Megashark vs Octopus e il western Cowboy vs Aliens. Ricordano alcuni film sui mostri che circolavano negli anni ’40 non particolarmente riusciti e onestamente non ve li consiglio nemmeno un po’.

Qualche sottogenere lo abbiamo già visto, ad esempio i non morti (vampiri e zombie) vengono considerati sottogenere a sé così come i mostri e gli uomini lupo, anche di questi abbiamo già parlato quando abbiamo trattato della storia del cinema. Sono etichettati poi gli horror psicologici, gli horror che parlano di possessione demoniaca di adulti e bambini, il soprannaturale come i fantasmi e i poltergeist. C’è anche il sottogenere che riguarda la stregoneria e le maledizioni, gli scienziati malvagi e i film splatter che sono un altro sottogenere.

Vediamo di spendere qualche parola per ognuno dei sottogeneri che abbiamo citato, anche quelli di cui abbiamo già parlato per darne una breve interpretazione attualizzante. Ovviamente so che esistono
decine di sottogeneri ma purtroppo non possiamo vedere tutto. 😢

I non morti

L’umanità è sempre stata affascinata dall’aldilà, molte religioni si fondano sul concetto della reincarnazione e della vita oltre la morte, ma quello che attrae i fan dell’horror esce dalla tomba e ti morde.

I non morti sono l’estremizzazione della morte, sono vivi ma morti, decomposti ma si muovono. Nel film The cabinet of Dr. Caligari (Wiene, 1920) i morti sono ipnotizzati ma nel film di Romero sono una massa disordinata da sfamare. Possono essere fermati solo colpendoli alla testa, regola che vale ancora oggi.

Ci sono state diverse interpretazioni per quest’orda catatonica presente fin dagli albori dell’horror, inclusa una riflessione molto “all’americana” sulle difficoltà dei tempi in cui furono prodotte queste opere per ottenere il rispetto dei diritti civili, la crisi dei missili cubani e la guerra del vietnam, tutti eventi che
avrebbero minato la solidità dell’imperialismo americano. Il sequel di Notte dei morti viventi è L’alba dei morti viventi (Romero 1978) pensato per essere una denuncia sociale contro il consumismo e l’ansia per la minaccia della guerra nucleare. Negli anni recenti gli zombie hanno rappresentato le paure post attacco alle torri gemelle, l’aggressiva politica estera americana, l’epidemia di sars-covid e il collasso del capitalismo e dell’imperialismo. I morti viventi sono una analogia multi sfaccettata delle paure americane messe in scena da hollywood, come battuta ironica possiamo anche dire che gli zombie si trovano bene con tutto.

Le opere di denuncia di cui stiamo parlando possono anche essere satiriche. Joe Dante in Masters of Horror, la serie tv (stagione 1, 2005 – 6 episodi; episodio 6 Homecoming) usa i morti viventi come satira sociale, dove i soldati non morti tornano a combattere una ri-elezione negli Stati Uniti. George Romero ha fatto la sua trilogia degli zombie ma si è rivolto alla satira in La terra dei morti (Romero 2005). Qui i morti camminano sulla terra ma i ricchi sono salvi in città fortificate, la metafora sociale ricchi-poveri, bianchi-neri in questo caso è ovvia. (considerate che la prima versione della sceneggiatura fu scritta prima dell’11
settembre.) Nel suo Diary of the Dead (Romero 2007) utilizza lo stile documentaristico che tanto va di moda in quest’ultimo decennio e racconta la storia di alcuni studenti che girano un film horror al tempo di una prima epidemia di zombificazione. Ci racconta delle responsabilità sociali dei media e della nostra ossessione molto social per documentare quello che accade piuttosto che farci coinvolgere in prima persona. C’è anche un finale misantropico in cui ci chiediamo se la razza umana sia davvero degna di essere salvata da una fine di quel genere.

Nella stessa direzione va anche la famosa canzone thriller di Michael Jackson

Danny Boyle in 28 Days later (Boyle 2002) non ha tecnicamente girato un film che parla di zombie ma c’è il Rage virus che infetta la popolazione e mantiene le sue vittime vive facendole nutrire di carne (come in Romero The Crazies 1973). Ci sono comunque abbastanza paralleli e omaggi al lavoro di Romero per poter leggere questo film come una rilettura di un film sugli zombie. La differenza è che qui le creature riescono persino a correre. Zack Snyder nel suo L’alba dei morti viventi, ovviamente un remake (Snyder 2004), utilizza questo stesso trucco, anche se Romero stesso ha fatto notare che se corrono potrebbero rompersi qualcosa senza avere la possibilità di “aggiustarsi”.

Questo semplice cambio di vedute lento/veloce offre agi scrittori una scelta. Gli zombie possono continuare a camminare traballando come nell’eccellente film del 2004 Shaun of the dead (Wright,
2004) oppure possono sprintare come centometristi come nel film di Boyle 28 Days later o Resident Evil (Anderson 2002)? I non morti sono tra noi per restare, possono rappresentare i terroristi: Ozombie (Lyde 2012) o l’isolamento sociale urbano in Colin (Price 2008). Possono metaforizzare il virus della mucca pazza come in Carne morta (McMahon 2004), o diventare commedia in Night of the living Dorks (Dinter 2004), Dead and Breakfast (Luetwyler 2004), Zombieland (Fleischer 2009) o il sublime ma parecchio malato Zombie Strippers (Lee 2008).

Anche Brad Pitt è in guerra con qualche non morto.

I sottogeneri hanno raggiunto il barocco e ogni volta che esce un nuovo film sembra non essere restato più nulla da dire ma i generi sono ciclici e in pochi anni chi può dire cosa altro succederà e cosa altro può ispirare i registi e gli scrittori?

Gli altri tipi di non morti si presentano nella forma di vampiri con il loro iconico capo il contre Dracula, di cui abbiamo già parlato in diversi articoli in precedenza, sono essi stessi materia di continua reinvenzione. Noi abbiamo Buffy the Vampire Slayer in tv, Intervista col vampiro (Jordan 1994) e, più tardi, la saga di cinque film di Twilight (Hardwicke 2008 – … speriamo sia finita), questi ultimi si possono meglio descrivere come fantasy romantici (orribili) che utilizzano tratti di vampiri e uomini lupo come sfondo per una narrazione da romanzo romance.

Se anche voi siete degli anni 90 non potete averla dimenticata.

Ognuna di queste opere ha riadattato a modo suo vecchie storie ai nuovi tempi, vecchi temi sono stati sviluppati e resi moderni e chi può dire cosa verrà in futuro.

Mentre aspettate che vi parli di altri sottogeneri vi auguro una buona lettura e alla prossima.

Alice Tonini

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Gli zombie nella storia del cinema dagli anni '40 a oggi.

Bentrovati lettori dell’ignoto, oggi ci immergiamo nell’ horror storico, quello degli anni ’40. La volta scorsa abbiamo visto come e dove sono nate le prime pellicole horror, portate sul grande schermo dai mostri come Frankenstein e dai  vampiri come il conte Dracula e Nosferatu, che fanno parte dell’immaginario collettivo.

Non ci volle molto perchè ai vampiri si aggiungessero i morti viventi. Quindi mentre da un lato i film sui vampiri iniziano a moltiplicarsi a dismisura, al nostro universo cinematografico si affacciano zoppicando gli zombie.

Eravamo negli anni ’40 e vi ho accennato che in quel periodo gli studi della Universal Studios negli Stati Uniti monopolizzarono il genere horror per più di dieci anni, ma altri studi minori seppero cogliere la palla al balzo per sfruttare i benefici derivanti dallo sviluppo di storie horror, a volte con ottimi risultati.

Per esempio nel 1942, Val Lewton nello studio RKO produsse Cat People, diretto da Jacques Tourneur e basato su di una storia breve scritta dallo stesso Val Lewton intitolata The Bagheeta e pubblicata nel 1930. Il film racconta la storia di Ireana, una giovane ragazza serba, che crede di discendere da una razza di persone che si trasformano in felini quando sono sessualmente coinvolti con qualcuno. Il film più che per la trama è famoso per alcune tecniche di regia utilizzate per la prima volta e denominate “Lewton Bus“. Il termine deriva dalla scena in cui Irena sta seguendo la sua rivale in amore Alice. Al culmine della scena il pubblico si aspetta che la giovane diventi una pantera in ogni momento, la camera si focalizza sul volto terrificato di Alice e il silenzio viene interrotto da un sibilo. È un autobus che arriva proprio di fronte allo schermo. È una falsa sorpresa che dissipa la tensione ed è diventata molto usata anche nei film moderni.

Cat people in italia divenne Il bacio della pantera

Torniamo ora ai nostri morti viventi perchè un anno più tardi, Val Lewton proseguì la scia dei suoi successi con I walked with a zombie (Tourneur 1943) basato su di un articolo con lo stesso titolo scritto da Inez Wallace per il giornale American Weekly. Lo studio RKO si innamorò del titolo melodrammatico e chiese a Lewton di inventarsi un film che potesse calzare. La prima versione fu
scritta da Curt Siodmak, che aveva precedentemente scritto sceneggiature per The Wolf Man (Waggner 1941), Frankenstein meets the Wolfman (Neill 1943). Ci furono anche Ghost of Frankenstein (Kenton 1942) e The invisible Woman (Sutherland 1940). Ardel Wray, una giovane donna incontrata da Lewton grazie al progetto della RKO Young Writer, rimaneggiò la sceneggiatura e fu l’unica donna accreditata che scrisse mai un film per Lewton. Wray fu portata a sviluppare il tema basandosi sulle sue conoscenze del voodoo Haitiano. Lewton annunciò che il film sarebbe stato una versione ispirata alle indie dell’ovest di Jane Eyre della Bronte. Lewton riscrisse la sceneggiatura una terza volta, ma questa volta Siodmak lasciò la produzione per occuparsi di altri progetti.

Ho camminato con uno zombie, il titolo in italiano resta simile.

Qualche anno prima dell’uscita del film di Tourneur, nel 1932, Victor Halperin diresse White Zombie con Bela Lugosi per la Universal Studio. Questa produzione capitalizzò il tema degli zombie
voodoo, tratta dal libro del 1928 The magic Island e introdusse il termine “zombie” nei dialoghi del film e nel linguaggio comune. C’è da dire comunque che dieci anni più tardi il nostro Jaques Tourneur con il suo I walked with a Zombie nel 1943 ebbe maggiore fortuna e seppe sfruttare meglio le possibilità date dal genere.

Spesso si discute sul fatto che The Cabinet of Dottor Caligari (Wiene 1920) possa essere il primo film sugli zombie della storia del cinema, ma le creature che qui vengono chiamate zombie sono molto diverse da come oggi intendiamo un morto vivente. Cesare è un sonnambulo che dorme in una bara soggiogato dal potere del dottor Caligari. Concettualmente è molto vicino alle leggende folkloristiche degli zombie voodoo controllati da una persona (il bokor). Il film di Tourer I walked with a zombie prova a catturare lo spirito Haitiano nello stesso modo, ma dopo un inizio ispirato le creature non morte mutano in mostri senza controllo che attaccano chiunque a vista. Sono zombie moderni che somigliano più alle norse della mitologia, dette anche draugr – un corpo inanimato che si aggira attorno alla sua tomba per attaccare, mangiare e infettare i vivi. Un uomo ucciso da un draugr è destinato a divenire un draugr, non so se avete presente i draugr di Skyrim, più o meno sono come quelli.

Arriviamo ora a La notte dei morti viventi, siamo nel 1968 e nella fantasia di Romero gli zombie si incrociano con i vampiri e creano i mostri moderni da apocalisse. Sono mostri che tornano in vita per una qualche ragione non specificata e il loro morso infetta. I morti viventi di Romero hanno una memoria limitata del loro stato precedente ma possono camminare e usare le mani. Comprendono cosa siano le porte e le finestre e hanno un istinto che li porta a mangiare. Non sono intelligenti con l’unica pulsione di aggirarsi in cerca di carne fresca.. Romero ci ha mostrato queste creature nutrirsi di carne umana ma non disdegnano nemmeno quella di animale. Il regista non ci mostra nessuna ragione per il loro bisogno di mangiare carne, solo una sorta di istinto primordiale di sopravvivenza (ma sono già morti?). I loro passi sono traballanti e lenti e riescono a malapena a camminare, pochi a correre.

Oggi ci sono zombie che potrebbero partecipare alle olimpiadi, potrebbero laurearsi ad Harvard con il massimo dei voti. Queste evoluzioni sono arrivate con 28 Days Later  (Boyle 2002) e Zack Synder con il suo remake di Dawn of the dead (Synder 2004) e si nota anche in La Horde (Dahran e Rocher 2009). Ovviamente non dimentichiamo la serie di successo The Walking Dead iniziata nel 2010 e che ha all’attivo undici stagioni ad oggi. Sono state girate negli anni delle miniserie basate sui personggi e sugli eventi della storia principale, ci sono anche videogiochi per playstation e telefonini e la promessa del ritorno di una nuova serie con uno dei personaggi principali.

Per uccidere uno zombie in modo tradizionale dovete distruggere il suo cervello o bruciarlo, anche se spesso le parti del corpo si rianimeranno da sole. In un recente sviluppo di REC^3 Genesis (Plaza 2012) gli zombie sono resi innocui dalla lettura di alcuni passi della bibbia. Vedere per credere. Oppure in World War Z (Forster 2013) con Brad Pitt i morti arrivano a costruire piramidi umane per scavalcare muri, degni di una laurea in ingegneria.

Mentre alcuni personaggi appartenenti all’universo del cinema horror hanno conosciuto momenti di crisi, i nostri morti viventi sembrano non passare mai di moda. Con il prossimo articolo sulla storia del cinema vediamo un po’ di recuperare gli uomini lupo, perchè anche loro hanno avuto il loro momento di gloria e ovviamente andremo a vedere la storia dei sottogeneri dell’horror.

Arrivederci alla prossima lettura dell’ignoto e passate un sereno fine settimana.

Alice Tonini