Incantesimi e Testi: La Magia nell’Antichità

Lettori dell’ignoto, la nostra barca è appena approdata al porto del Pireo. Ci riposeremo un paio di giorni prima di riprendere il viaggio verso la nostra prossima tappa. Andiamo a sederci su di una panchina e ricapitoliamo alcune tappe del viaggio che ci ha portato fino a qui.

C’è un momento, prima che le divinità avessero nomi definitivi e prima che i filosofi stabilissero le loro leggi, in cui il confine tra la parola e l’azione, tra il mondo fisico e l’invisibile, era sottile come la polvere.Vogliamo iniziare un viaggio a ritroso. Non attraverso continenti o epoche, ma attraverso la memoria scritta dell’umanità. Con il nostro viaggio vogliamo trovare il punto esatto in cui l’uomo ha provato a forzare la realtà usando solo le parole. In altre parole: dove inizia la Magia nei testi che ci sono giunti?

Se pensate alla magia, quella vera, come a globi di luce e bacchette, vi sbagliate. Harry Potter ci ha portato parecchio fuori strada. Le prime manifestazioni scritte della magia sono molto più inquietanti e pratiche. Dobbiamo scendere nelle terre fangose e polverose della Mesopotamia, circa quattromila anni fa.

Qui, sulle tavolette d’argilla cuneiforme, troviamo la prima forma di quello che potremmo definire “un incantesimo”. I testi sumeri e accadici, spesso catalogati come esortazioni medico-magiche, erano tentativi di invocare l’aiuto delle divinità o, più spesso, di allontanare le forze negative. Ve lo ricordate l’articolo? La medicina nell’antica mesopotamia: tra unguenti, magia, streghe e stregoni., Carpire i segreti del futuro: l’antica Mesopotamia e la divinazione..

Non erano fantasie. Erano istruzioni. Immaginate: la notte cala sulla città, qualcuno è malato, e l’unica difesa è un testo recitato, un rituale preciso. La malattia non era un virus, ma un demone o uno spirito ostile da scacciare. L’incantesimo era un processo legale e cosmico: stabilire chi ha la colpa, invocare l’autorità superiore e costringere la forza maligna ad andarsene. La formula scritta diventava un’arma legale contro il caos. Il potere del testo era assoluto. Se vi siete persi qualcosa vi lascio il link. Scopriamo insieme le prime storie di fantasmi: torniamo nell’antica mesopotamia, Facciamo la conoscenza dei primi maghi della storia tra esorcismi, magie curative e stregoneria.

Il nostro viaggio ci ha portato poi lungo il Nilo, in Egitto. Se la magia mesopotamica era di protezione e guarigione, quella egizia era di trasformazione e viaggio. Il Libro dei Morti (in realtà, il Libro per uscire al giorno) non è un’unica opera, ma una raccolta di formule e incantesimi che venivano posti nelle tombe. Il loro scopo era dare al defunto le “chiavi” per navigare i pericoli dell’Aldilà.Questi rotoli sono l’apice della letteratura magica antica.

Contengono istruzioni precise su come: • Pronunciare il nome segreto di una divinità (e così ottenere potere su di essa). • Trasformarsi in animali sacri (un falco, un serpente). • Superare il Giudizio di Osiride negando di aver commesso peccati specifici (la “Confessione Negativa”).

Il fascino inquietante sta nel fatto che la parola scritta non era solo un ricordo, ma una funzione. Il rotolo, una volta posizionato, funzionava. Era una polizza assicurativa magica per l’eternità. Qui vi lascio i link agli articoli. Sfogliamo i segreti del Libro dei morti degli antichi Egizi, La magia nell’antico Egitto: tra incantesimi di magia nera, legamenti d’amore e religione.

Con la civiltà greco-romana, il concetto di magia inizia a dividersi in modo più netto. Nasce la distinzione tra: • Magia Alta (Theurgia): l’interazione con gli spiriti superiori per raggiungere la conoscenza divina (pensate a Platone, che accenna a pratiche rituali). • Magia Bassa (Goetia): l’uso di incantesimi per scopi materiali, spesso per amore, vendetta o guadagno.

Per trovare le prove di questa “magia bassa” dobbiamo cercare documenti proibiti: i Papiri Magici Greci (PGM). Scoperti in Egitto (che è stato un crocevia culturale perenne), questi papiri sono ricettari veri e propri, pieni di istruzioni dettagliate per: • Creare filtri d’amore (spesso macabri). • Invocare demoni per consultare gli oracoli. • Lanciare maledizioni (i defixiones). La Magia e i Miti Europei: Un Viaggio Intrigante🚀

Questi testi, a differenza delle solenni formule egizie, sono sporchi, frettolosi e pieni di un potere immediato e pericoloso. Sono la prima vera documentazione del mistero del male minore che l’uomo desidera compiere.

E il nostro viaggio continua…Queste prime tappe – la Mesopotamia della protezione, l’Egitto della trasformazione e la Grecia/Roma della coercizione – ci mostrano che la magia, prima di essere un genere letterario, era la letteratura stessa: il tentativo più audace e primordiale di usare il linguaggio per manipolare la realtà. Gli scritti non erano storie sulla magia, ma erano oggetti magici essi stessi.

Mentre chiudiamo gli occhi su queste antiche tavolette e papiri, una domanda inquietante permane: quanto del nostro moderno linguaggio — le nostre preghiere, i nostri giuramenti, i nostri meme di auto-aiuto — conserva ancora quel potere magico primordiale?

Una replica a “Incantesimi e Testi: La Magia nell’Antichità”

  1. Avatar sillydeliciouslyf76523c1d3
    sillydeliciouslyf76523c1d3

    Come sempre brava. Questo mi è piaciuto particolarmente perché riassuntivo. Si, io leggo i tuoi articoli da cima a fondo ma un po’ “mi sfuggono”per cui un riassunto ben fatto è per me prezioso. Grazie! Ciao!

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Carpire i segreti del futuro: l'antica Mesopotamia e la divinazione.

 

Un’altra estate bollente, con
temperature da record. E cosa cosa c’è di meglio per rinfrescarsi un
po’ di una bella divinazione con il fegato fresco di una pecora? O
preferite forse interpretare i movimenti di un serpente?


Come
avete capito, oggi nella nostra rubrica horror parliamo della
divinazione per come la intendevano gli antichi abitanti della
mesopotamia, perchè sono i primi popoli di cui abbiamo testimonianze
dirette e perchè sappiamo che le loro pratiche magiche influenzarono
per secoli quelle di tutti gli altri popoli del mediterraneo.

A proposito, conoscete il significato
di Omen? Erano particolarmente cari agli antichi romani e agli egizi
ma il popolo che ne fece parte integrante nella propria cultura
furono proprio gli antichi abitanti della mesopotamia. Un Omen è una
specie di presagio, è un evento che viene interpretato come
conseguenza diretta dell’azione di entità soprannaturali buone o
cattive. Diciamo che è un evento fortuito a cui viene dato un significato
profetico di quanto può accadere in futuro a una persona. Possiamo
intenderlo quindi come presagio profetico.

Un astronomo al lavoro 

Come abbiamo già visto nell’antica
mesopotamia erano i maghi, o meglio gli esorcisti, che si occupavano
della relazione tra le persone vive e il mondo degli spiriti. Quello
che non vi ho detto ancora è che questi maghi avevano anche capacità
divinatorie. Potevano essere esperti in affari che riguardavano la
divinazione del cielo oppure potevano divinare cose più terrene, ma
entrambe le figure erano di eguale importanza in quanto si credeva
che la terra fosse lo specchio di quanto accadeva in cielo. Per
maggiore chiarezza specifichiamo che erano gli astronomi che
studiavano i moti celesti e li conoscevano come le proprie tasche, se
un esorcista sapeva divinare i moti celesti allora era un astrologo.
Erano due figure diverse…ma ci torniamo dopo.

Ma cosa accadeva quindi nella pratica
di tutti i giorni?

Quando un esorcista era chiamato a
intervenire la persona che aveva necessità veniva interrogata
riguardo ai possibili accadimenti di cui era stata testimone e che
potevano avere una spiegazione soprannaturale. Come è ovvio c’erano
eventi di facile interpretazione e altri che invece erano talmente
inusuali da richiedere l’intervento degli astrologi per uno studio
dei moti celesti e una interpretazione personalizzata. Il tipo di
presagio terreno da interpretare poteva dipendere da caso a caso; si poteva
leggere il fumo dell’incenso, il volo degli uccelli, la cenere del
fuoco, le possibilità erano tante.

Modello di un fegato per lo studio e la pratica.

Ma la tecnica di divinazione più
utilizzata e che per duemila anni ha servito non solo il popolo ma
anche i sovrani dell’antica mesopotamia era la divinazione del fegato
delle pecore. La pecora veniva considerato l’animale sacro del dio
del sole Shamash che utilizzava il fegato dell’animale per comunicare
con gli uomini. Ci sono pervenuti dei modelli in argilla che
riproducono il fegato della pecora con iscrizioni in cuneiforme che
danno direttive su come interpretare i segni che si possono
presentare alla vista: buchi, lesioni o colori alterati.
Ovviamente questi modelli erano utilizzati dai novizi per
impratichirsi con la tecnica e ovviamente gli insegnamenti erano
mantenuti segreti all’interno delle scuole. Si trattava di un lavoro
delicatissimo e molto rischioso, soprattutto per chi doveva
interpretare i segni. E più il cliente era ricco e altolocato e più
alto era il rischio. Come potete ben immaginare i sovrani erano
sempre pronti a tagliare la testa del divinatore se le cose andavano
per il verso sbagliato, per questo motivo i responsi dovevano essere
il più criptici possibile, dovevano poter essere interpretati in
modi diversi e dovevano riguardare gli argomenti più disparati.
Diciamo che gli esorcisti del tempo con le tavolette delle interpretazioni e i relativi commentari si sono creati una specie di
scappatoia nel caso gli eventi divinati prendessero una piega
sfavorevole. Provate ad immaginare il caso in cui un mago venga
chiamato a divinare se il principe primogenito che in quel momento è
gravemente malato sopravviverà oppure no. Si tratta di una risposta
“pericolosa” per la vita del mago che quindi si trova a dover
dare un responso il più intricato possibile. Ovviamente la pecora
che veniva selezionata dal gregge del re per il sacrificio doveva
essere di bell’aspetto, forte e in salute per non correre il rischio
di trovare gli organi danneggiati e magari portatori di risposte
infauste.

Un Baru al lavoro 

L’esorcista che divinava il fegato
delle pecore era chiamato Baru e come gli astrologi e i medici
era considerato alla stregua di un sacerdote (il significato esatto
di baru è più vicino a profeta, divinatore o “colui che conosce
il futuro”) e lavorava nel nome delle divinità.

Un mistero che al momento resta
insoluto riguarda la popolazione dei Sumeri. Fino ad oggi non è
stata trovata alcuna tavoletta inscritta in sumero (che poi non era
questo il nome della lingua ma è per capirci) che parla della
divinazione del fegato degli animali. Partendo dal presupposto che
anche il popolo dei sumeri aveva le stesse credenze e le stesse
pratiche degli altri popoli che abitavano la mesopotamia si suppone
che probabilmente fosse una pratica da mantenere talmente segreta o
talmente sacra da imporre il divieto di scrivere qualsiasi cosa a
riguardo.

Per quanto riguarda gli altri popoli
della zona ci sono centinaia di tavolette con migliaia di iscrizioni
che riguardano l’osservazione delle stelle e dei presagi terrestri
per trasmettere le conoscenze alle generazioni future, ma non solo.
Come già vi ho anticipato la tradizione della lettura del futuro con
il fegato delle pecore si è tramandata anche alle altre popolazioni
che vissero in tutta la zona del mediterraneo e se ne trova traccia
tra i resti degli etruschi e tra le pratiche diffuse nell’antica
grecia.

Ma torniamo ai nostri esorcisti. Non era solo il fegato ad essere utilizzato per profetizzare il futuro ma sono
state rinvenute a Summer Isbu migliaia di tavolette con le istruzioni
per interpretare le malformazioni dei feti abortiti o le anormalità
che i bambini o i cuccioli di animale presentavano al momento della
nascita. Queste duemila tavolette formavano una intera enciclopedia,
si era sviluppata una intera scienza che aveva come obiettivo leggere
e interpretare queste malformazioni per carpirne i significati nascosti. Ad
esempio nel caso fosse venuto al mondo un bambino con sei dita del
piede, viene spiegato per filo e per segno come interpretare questo
avvenimento, oppure se il bambino manca di un braccio o se somiglia a
un animale. Questo avvenimento così fuori dal comune doveva essere
un messaggio che gli dei stavano mandando agli uomini. e doveva
essere interpretato. Dovete considerare che in passato non c’era
nulla di più spaventoso di una creatura che veniva al mondo deforme,
le persone si sentivano in dovere di fare qualcosa per capire il
motivo e il significato.

La stessa cosa valeva per gli animali.
Ci sono tavolette che spiegano come interpretare il comportamento
anomalo di un serpente e altre ci parlano della forma che deve avere
un pesce e del significato di una eventuale deformità della
creatura. Venivano creati modelli in metallo accompagnati da dei
lunghi commentari che spiegavano il significato e l’interpretazione
delle parole che erano state incise sul modello.

Shamash il dio del sole.

Il ramo più documentato della
predizione del futuro riguarda l’astrologia e lo studio dei moti
celesti. Oggi non esiste modo di poter paragonare le conoscenze degli
astri che avevano gli antichi abitanti della mesopotamia con le
nostre. Allora il cielo era uno spettacolo unico e irripetibile ogni
notte, non esisteva inquinamento o aerei che passavano, la
televisione non era nemmeno concepibile e osservare il cielo notturno
doveva equivalere al nostro cinema. Ogni persona in Mesopotamia
conosceva le stelle e la loro posizione nel cielo. Persino i
contadini sapevano elencare e indicare nel cielo i pianeti e le
costellazioni. Gli astronomi di allora erano in grado di predire le
eclissi molto meglio di quanto facciamo noi oggi e senza alcun
calcolatore ma semplicemente osservando e studiando gli spostamenti
degli astri nel cielo. Una specifica solo, Astrologia e Astronomia
erano come oggi due discipline separate ma strettamente connesse tra
loro e ogni re aveva a disposizione il suo astrologo personale che
gli profetizzasse l’eventuale andamento di una guerra e il suo astronomo che studiava i moti celesti.

Prevedere il futuro è sempre stata una
delle aspirazioni dell’umanità, per tutta la storia conosciuta gli
uomini hanno cercato di conoscere il proprio futuro con ogni mezzo.
Lo facevano gli antichi abitanti della mesopotamia e lo facciamo noi
oggi tramite la scienza e la tecnologia. Persino durante
l’inquisizione cattolica nel medioevo si utilizzavano i versetti
della Bibbia per prevedere il futuro. Probabilmente è lo stato di
fragilità umana e di incertezza che ci spinge a cercare le risposte
alle nostre domande negli astri o nel caso.

Anche lui ama il fegato…

E per oggi è tutto, spero vi sia
piaciuto, iscrivetevi alla newsletter per tenervi sempre aggiornati sulle novità in arrivo e vi auguro come sempre una buona lettura!

Alla prossima.

La medicina nell'antica mesopotamia: tra unguenti, magia, streghe e stregoni.

 Tempo fa, quando ho scritto della magia in mesopotamia mi era stato chiesto di approfondire la figura delle streghe e degli stregoni rispetto alla magia istituzionalizzata.

Per chiarire questo punto dobbiamo rievocare alcuni aspetti legati alla medicina dell’epoca e ai medici, tenendo in considerazione che al contrario rispetto all’antico egitto, non ci sono pervenuti corpi o resti umani di alcun genere ed è un lavoro che i ricercatori hanno fatto solo ed esclusivamente sulle iscrizioni delle tavolette d’argilla (quelli che possiamo definire libri) ma la scrittura cuneiforme per quanto sia in gran parte tradotta ha ancora dei nodi irrisolti, esistono simboli che non hanno ancora traduzione e il loro significato resta un mistero. Al contrario quando abbiamo parlato degli antichi egizi ci sono decenni di ricerca non solo sulla loro scrittura ma anche sui loro resti. Sono due situazioni molto diverse.

Il significato di strega e stregone nel tempo si è modificato, se vi scrivo un articolo sulle streghe medievali intendiamo figure diverse inserite in un tempo e una cultura diversa rispetto a quella degli assiri-babilonesi. Per questi popoli la magia era roba di ogni giorno solo che esisteva la magia “sacra” legata alla religione e alle divinità praticata dai sacerdoti e la magia “popolare” illegale, esercitata da uomini e donne e che aveva come scopo principale quello di arrecare danno alle persone.

La magia e la medicina assiro-babilonese sono strettamente collegate. La medicina non aveva alcun effetto senza la magia e viceversa.

I medici erano chiamati Asu e lavorano sempre in coppia con i sacerdoti, gli Ashepu, di cui abbiamo parlato in uno degli scorsi articoli. La differenza tra le due figure sta nel fatto che gli Asu somministravano droghe ed erbe al malato e l’azione benefica doveva essere complementare a quella degli amuleti magici e degli incantesimi recitati dagli Ashepu. Una cosa che non vi ho ancora detto è che anche le donne potevano essere medici o sacerdotesse. Esistono testimonianze scritte di donne acculturate che praticavano la medicina o facevano esorcismi.

Sono state rinvenute in Iraq decine di tavolette, oggi custodite e studiate al British Museum, inscritte in colonne con riportate ricette in tutto e per tutto simili alle nostre, le stesse ricette sono state trovate ripetersi su tavolette rinvenute in paesi limitrofi, risalenti a età diverse. Si tratta perlopiù di prescrizioni mediche di unguenti da applicare sulla pelle fatti con piante dalle proprietà benefiche per il corpo, per curare ogni sorta di disturbo. Dettano al medico le istruzioni per la preparazione e garantiscono con assoluta certezza la guarigione. Esistevano archivi privati e biblioteche pubbliche dove erano conservate migliaia e migliaia di tavolette di istruzioni mediche che sono state usate per intere generazioni.

Una delle credenze più originali era che il medicamento dovesse essere doloroso per portare beneficio. Più era doloroso maggiore era il beneficio che arrecava.

Un’altra particolarità era che le piante subivano una lunga lavorazione prima di poter essere utilizzate sui pazienti, a volte venivano lavorate anche per mesi e le tavole con le ricette erano d’aiuto perchè ricordavano al medico i vari utilizzi che una singola erba poteva avere. E’ affascinante perchè riassumevano in poche righe millenni di conoscenze farmacologiche ed erboristiche locali. Non si trattava di pratiche magiche spirituali ma di esperienze pratiche, una singola tavoletta inscritta nel 2300 a.C. risalente al regno degli Accadi riassumeva conoscenze e pratiche che risalivano ad altri duemila anni prima e a un altra civiltà. 

Le ricette erano conservate in archivi privati e biblioteche pubbliche dedicati allo scopo, proprio come le formule magiche, e ogni aspirante medico doveva studiarle a memoria come parte della sua preparazione.

La preparazione e lo studio necessari per diventare un medico potevano durare anche fino a dodici anni perché essi dovevano saper leggere, scrivere, fare di conto, conoscere la botanica e imparare a memoria le ricette necessarie per curare i disturbi. Un tempo veramente lungo durante il quale dovevano imparare ad affrontare ogni malattia. 

Tra le centinaia di ricette pervenute sono stati ritrovati elencati una serie di disturbi per i quali non esistevano rimedi conosciuti come per esempio i disturbi neurologici che oggi sappiamo essere causati dalla vecchiaia. Questi malanni causavano enorme dolore al paziente e alla famiglia e portavano alla morte, se Azu e Ashepu non erano in grado di alleviarli in alcun modo la colpa veniva data all’azione della stregoneria: streghe e stregoni. 

Questi erano esseri umani in carne e ossa, si credeva che si aggirassero per le strade puntando le persone con lo sguardo malevolo o con un dito e sussurrando incantesimi al loro indirizzo. Pungevano i passanti con degli spilli causando loro malattie che potevano portare fino alla morte. Persino nel codice di Hammurabi (quello dell’occhio per occhio e dente per dente) esiste un articolo che condanna a morte tutti coloro che vengono accusati o sorpresi a praticare la stregoneria a riprova che era un problema preso molto molto sul serio. 

Una curiosità sui libri dell’epoca o meglio sulle tavolette. Lo sapevate che  le enciclopedie erano abbastanza simili alle nostre. Ovviamente non erano fatte di carta ma di tavolette d’argilla e potevano essercene a decine. Non avevano un indice per trovare l’argomento che interessava ma erano scritte partendo dai malanni che potevano venire alla testa e finivano con le malattie che colpivano i piedi. Il corpo era diviso idealmente in dodici parti che possiamo far corrispondere agli odierni capitoli, in questo modo si poteva trovare agilmente la tavoletta necessaria alla cura di una determinata parte del corpo. 

L’enciclopedia medica rinvenuta nella biblioteca di Nineveh è composta da cinquanta tavolette ed è quasi completa. Risale al periodo successivo al regno di Hammurabi quando si tendeva a non attribuire più le malattie alle streghe o agli stregoni ma si parlava solo di demoni e fantasmi che facevano ammalare le persone. Ovviamente non si utilizzavano i numeri arabi per numerare le pagine ma alla base di ogni tavoletta era indicata l’esatta locazione all’interno della libreria e quale tavola veniva prima e quale dopo. Inoltre era riportato il nome del proprietario della tavoletta e una maledizione per chiunque la rubasse. Il problema dei libri che spariscono dalle biblioteche e dagli archivi non è roba solo della nostra epoca.

Un’altra curiosità su queste enciclopedie mediche. Le sostanze che venivano utilizzate per curare erano di due tipi. Piante, erbe, semi e fiori locali o provenienti da paesi limitrofi. I minerali che venivano polverizzati e ingeriti o applicati sulla zona da curare. Sono state ritrovate però sostanze con dei nomi molto originali come le Feci di orso, lo Sperma di uomo o il Dente di lupo. Ebbene oggi sappiamo che si tratta solamente di piante locali a cui sono stati attribuiti nomi ispirati probabilmente dalla forma dei frutti o delle foglie, ma per tutto il medioevo si è creduto che i nomi corrispondessero davvero agli ingredienti e i maghi dell’epoca spendevano anche cifre importanti per procurarsi questi ingredienti, con risultati per nulla simili a quelli che avrebbero dovuto avere. La difficolta dell’identificazione corretta è stata superata grazie alle minuziose descrizioni delle erbe incise sulle tavolette botaniche.

Ancora oggi negli erbari iracheni moderni si possono ritrovare tutte quelle piante con le indicazioni per l’utilizzo, le stesse erbe si trovano anche nelle moderne erboristerie e sono impiegate nella produzione di farmaci. Le antiche conoscenze dei popoli che millenni fa occuparono la mesopotamia non sono andate perdute, ma ci sono state tramandate dai greci e grazie alle tavolette che ci hanno lasciato ancora oggi possiamo beneficiare delle stesse erbe anche se in modo diverso.

Personalmente trovo estremamente divertente parlare di magia e stregoneria di questi antichi popoli di cui ci restano solamente delle tavolette incise e poco altro. Tutto quello che li riguarda è un mistero su cui si può far luce grazie agli scritti dell’epoca. 

E con questo è tutto, per oggi. 

Se ancora non lo avete fatto iscrivetevi alla newsletter, ci sono importanti novità in arrivo. Buona lettura a tutti e alla prossima.

Alice Tonini

Facciamo la conoscenza dei primi maghi della storia tra esorcismi, magie curative e stregoneria

Oggi ci addentriamo ancora una volta nelle nebbie della storia con un articolo che parla di formule magiche incise nell’argilla (la carta non esisteva), esoterismo e magia.

Abbiamo già trattato delle prime storie di fantasmiche sono giunte fino a noi e abbiamo visto che esistevano nell’antica terra di Mesopotamia delle figure professionali che si occupavano in prima persona di risolvere ogni problema che poteva sorgere con queste entità.

La magia faceva parte della vita quotidiana dell’antica società mesopotamica. Voglio ricordarvi che quando parlo della “società mesopotamica” intendo quelle zone che oggi corrispondono circa a Iran e Siria, dove era diffusa la scrittura cuneiforme sulle tavolette che ci fanno da testimoni silenziosi. La civiltà nelle terre tra il tigri e l’eufrate si è evoluta a partire dal IV millennio a.C., le ultime tracce risalgono al 500 a.C. I popoli di cui abbiamo più testimonianze sono gli assiri, i babilonesi e i sumeri.

L’angolo da cui vedevano la magia questi popoli era molto diverso da come possiamo intenderla oggi. Abbiamo già accennato alle credenze sui fantasmi e sui demoni; la magia non era qualcosa in cui potevano credere o meno ma era semplicemente parte del mondo, le cose stavano così non c’era un altro modo di intendere la realtà.

Ad oggi dagli archeologi sono state ritrovate circa dalle 150.000 alle 200.000 tavole risalenti alle civiltà babilonese e sumera, la maggioranza sono in pessime condizioni ma ancora riescono a raccontarci di usanze che a noi possono sembrare incredibili. 

Tavola esposta al British museum con i doveri di un mago 

Questa tavoletta ad esempio riporta iscritti quelli che erano i doveri di un mago professionista. Chiamati ashipu erano le persone qualificate e specializzate nel praticare la magia divina. Qualcuno decise di incidere su una tavoletta di argilla quelle che erano le loro responsabilità e i doveri professionali. Per darvi una idea di com’era la vita di un mago sappiate che il primo dei loro doveri era quello di consacrare i templi, dovevano assicurarsi che non ci fossero fantasmi o demoni a spasso che avrebbero potuto disturbare i fedeli. In secondo luogo praticavano incantesimi e toglievano le maledizioni e il malocchio. In terzo luogo avevano la funzione di dottori. 

Come abbiamo visto l’altra volta le malattie erano causate dai fantasmi e dai demoni quindi visitavano i pazienti a casa e diagnosticavano il tipo di disturbo di cui poteva soffrire. Dopo di ciò prescrivevano medicamenti a base di piante magiche o prescrivevano l’acquisto di statuette e amuleti rappresentanti un demone o un incantesimo inciso. i maghi potevano anche recitare degli incantamenti segreti, di cui solo loro erano custodi, per togliere la malattia ed esorcizzare gli ambienti e le persone che li occupavano.

Gli ashipu dovevano frequentare delle scuole per specializzarsi e ogni città aveva la propria. Dovete sapere che gli incantesimi di una scuola per ashipu erano diversi da quelli di un altra e tra le varie scuole c’era il massimo riserbo riguardo gli insegnamenti, c’era parecchia concorrenza. Gli archeologi hanno trovato di uno stesso incantesimo varie versioni scritte in modo diverso perché ogni mago utilizzava quanto gli era stato insegnato e lo poteva personalizzare a seconda delle necessità.

I maghi spesso collaboravano in team con altri maghi e il sapere del gruppo veniva scritto in una sorta di enciclopedia-manuale di istruzioni dove sul davanti e sul retro delle tavolette si possono trovare elenchi infiniti di nomi di demoni e di incantesimi per esorcizzarli. 

I demoni erano di origine divina o semi divina, non potevano essere eliminati o uccisi, non avevano un cuore e non soffrivano il dolore. Non avevano nulla a che vedere con l’esperienza umana al contrario dei fantasmi, delle streghe e degli stregoni. Le statuette che si utilizzavano per tenere lontane queste entità maligne venivano appese in casa o seppellite sotto al pavimento. Sappiamo che aspetto avevano i cani dell’epoca grazie a degli amuleti che sono stati ritrovati sotto al pavimento di alcune abitazioni. Questi amuleti rappresentanti dei terribili mastini con le fauci spalancate e avevano incisioni sul dorso dell’animale che avvertivano  il nemico del pericolo che queste creature rappresentavano.

Nessuna tavoletta sino ad ora ha mai riportato la testimonianza di qualcuno che vide un demone in prima persona, i disegni giunti fino a noi sono concettualizzazioni, visioni oniriche che avvenivano durante i rituali o gli incantesimi. Per esempio: abbiamo la terribile rappresentazione di un demone-capra, lontano dall’essere il demonio medievale, era accusato di essere la causa del mal di testa e questo si spiegava perché, secondo le credenze comuni, esso con le corna batteva contro la testa delle persone. 

Ogni demone è rappresentato con sembianze terribili: molteplici braccia e gambe deformi, la testa di animale e le unghie spropositate. 

Tavola del British museum che rappresenta Iamashita

Uno dei demoni più temuti e uno di quelli che i maghi dovevano affrontare più spesso era Iamashita che attaccava le donne incinte e i bambini appena nati. Con la testa di leone, gli artigli unghiuti e il corpo antropomorfo era davvero terribile. Cavalcava il dorso di un asino, teneva in mano serpenti e allattava un cane e un lupo. Della storia di questo demone sappiamo poco, ci è stato tramandato che nell’aldilà ha compiuto atti terribili (non si sa quali) e per questo venne mandata dal padre a vagare sulla terra alla ricerca dei neonati e delle madri per prendere le loro vite. Ai nostri occhi questa può essere è la rappresentazione iconica della mortalità infantile che all’epoca doveva essere altissima. Dobbiamo però considerare che per le genti di quell’epoca questa creatura, così come il demone-capra erano reali, semplicemente non li potevano vedere. E anche se oggi etichettiamo queste credenze come primitive queste persone si proteggevano dalla morte e dalle malattie portate da queste creature come potevano, e si rivolgevano ai maghi per farsi dare amuleti più o meno costosi e trovare un po’ di serenità.

I maghi durante le cerimonie rituali erano avvolti in un abito che si avvolgeva attorno al loro corpo conferendo la forma di un pesce, sulla testa portavano un cappello con la criniera di un leone e alcuni mettevano delle maschere. Mentre officiavano il paziente doveva restare sdraiato su di un letto mentre venivano recitate formule guaritrici e distribuite per casa tavolette per esorcizzare le presenze maligne. Bruciavano incenso per purificare l’ambiente e suonavano dei campanelli magici. Potevano anche usare dei bastoni o delle daghe sacre che si credeva avessero poteri terribili contro le creature dell’aldilà. 

La magia praticata dai maghi era attribuita alle divinità dei cieli mentre era diffusa anche la stregoneria il cui potere era attribuito alle sole mani dell’uomo ed era praticata da quelli che oggi potremmo chiamare stregoni e streghe. I loro incantamenti potevano essere causa di disgrazie e malattie. E’ stata rinvenuta e una intera raccolta di tavolette con le istruzioni dettagliate di come affrontare la stregoneria, quali rituali sono più efficaci per togliere l’effetto delle maledizioni lanciate dagli stregoni e dalle streghe. L’idea che ci fossero donne che potevano farti ammalare sussurrando parole di nascosto e puntandoti il dito contro o costruendo statuine di cera per gettarle nel fuoco e maledire qualcuno in passato era una credenza presa molto serio. Se c’erano malattie che si trasmettevano a tutti i membri di una famiglia, disturbi che non si riusciva a spiegare o fatti strani che non trovavano una soluzione era sicuramente stata fatta una stregoneria. 

Piccola tavoletta con incantesimo per la protezione personale. 

Nella legge di Hammurabi che sicuramente tutti conoscete per l’occhio per occhio e dente per dente, si può trovare anche un articolo che stabilisce la sentenza di morte per le streghe che erano scoperte a praticare. Queste credenze trovano un fine attorno al  900 a.C, nel periodo successivo la responsabilità delle malattie viene attribuita unicamente ai fantasmi e ai demoni in una evoluzione che ha puntato verso il mondo invisibile delle divinità.

Una menzione particolare l’hanno i necromanti, maghi specializzati che potevano parlare con i morti e che riuscivano a predire il futuro. Si trattava di pochi maghi altamente retribuiti che si potevano permettere solo le persone economicamente ricche. Spesso i re ne avevano a disposizione anche tre o quattro. Conoscevano formule magiche per risvegliare un defunto e riportarlo nel mondo dei vivi e durante il rituale utilizzavano una mistura di ingredienti che solo loro conoscevano. Il cliente doveva pagare ma anche procurare il teschio della persona che si intendeva risvegliare.

Spero che queste curiosità vi siano piaciute. Troppo spesso l’argomento “antica Mesopotamia” viene liquidato come materia da studiare per la scuola e poi presto dimenticato per fare posto all’argomento successivo. Per gli appassionati di esoterismo, di folklore e dell’horror in generale ci sono una infinità di curiosità che possono interessare.

Buona lettura a tutti e alla prossima.

Alice Tonini

Scopriamo insieme le prime storie di fantasmi: torniamo nell'antica mesopotamia

 Oggi torna la rubrica inchiostro nerofumo con un
super articolo e come al solito parliamo di horror e parliamo di
storia.

Partiamo subito con una domandona:
credete nell’esistenza dei fantasmi?

Potreste rispondere a questa domanda in
due modi: chi crede al soprannaturale e chi invece etichetta tutto
come cosa per creduloni.

Ma se facciamo qualche passo indietro
nel tempo e andiamo tra il Tigri e l’Eufrate troviamo una intera
civiltà che per più di tremila anni si è evoluta con l’assoluta
certezza dell’esistenza dei fantasmi e che ogni giorno aveva a che
fare con demoni e spiriti.

Una tavoletta mesopotamica di 5.000
anni è stata scoperta dagli archeologi inglesi qualche anno fa e
riporta trascritte le prime e più antiche storie di fantasmi di cui
siamo a conoscenza.

Oggi sappiamo che nell’antica civiltà
mesopotamica i fantasmi erano parte della vita di tutti i giorni. Ma
quali erano le leggende e le tradizioni assire e babilonesi legate ai
fantasmi?

L’antica Mesopotamia corrisponde agli
attuali territori di Iraq e Siria (circa). La civiltà preistorica di
cui parliamo ha trascritto molte informazioni che sono giunte sino a
noi, dalle registrazioni contabili commerciali fino alla mitologia,
utilizzando la scrittura cuneiforme, uno dei primi sistemi di
scrittura conosciuti. Gli scribi usavano tavolette di argilla e
iscrivevano le storie raccontandoci di come i fantasmi fossero una
forza soprannaturale molto influente nella vita delle persone:
potevano richiedere sacrifici, causare malattie e portare sfortuna.

La dea dell’amore ma anche della guerra Ishtar si assicurerà che capiate tutto alla perfezione!!

I fantasmi risorti dei morti non erano
ospiti casuali per gli antichi mesopotamici, invece di passare
inosservati facevano apparizioni frequenti ed erano parte del mondo
naturale come le piante o gli animali.

Lo sapevate che i cimiteri in
mesopotamia erano molto rari? I morti venivano seppelliti accanto
alla casa o addirittura all’interno dell’abitazione. Quando qualcuno
manifestava segni di una infestazione si credeva fosse a causa di
questi antenati seppelliti sotto i piedi. Questa vicinanza voleva
anche significare che i fantasmi erano parte della routine familiare
di ogni giorno. In famiglia c’era chi cucinava, chi puliva, e poi
c’era un membro responsabile per la cura delle relazioni con i
defunti. Solitamente era il figlio maggiore che ogni giorno si recava
a portare le offerte sulle sepolture degli antenati. Se non lo faceva
si pensava che l’anima del defunto si sarebbe potuta perdere
nell’aldilà e tornare a vendicarsi sulla famiglia irrispettosa.

La religione mesopotamica credeva che i
familiari defunti fossero bloccati nella morte, in una dimensione
dove non invecchiavano. Le offerte più diffuse prevedevano venissero
serviti loro cereali arrostiti e birra prodotta con cereali cotti.
Quella delle offerte di cibo e degli snack con i cereali è una
tradizione molto antica che prosegue ancora oggi. Sugli scaffali dei
supermercati troviamo snack con cereali di ogni forma e colore e in
India, sulle rive del gange si trovano ogni giorno persone che
offrono cibo agli spiriti dei defunti.

Questa antica tavoletta faceva parte della biblioteca di un sacerdote esorcista, le immagini sono invisibili a occhio nudo ma appaiono solo se illuminate direttamente.  Rappresenta un fantasma che viene trascinato nel mondo dei morti. 

Ma torniamo a noi. Di solito uno
spirito che riceve regolarmente offerte non ritorna a disturbare i
vivi. Lo stato di chi moriva era una sorta di ibernazione durante la
quale disturbare i vivi era semplicemente impossibile. Se sepolti
correttamente i fantasmi restavano in uno stato di dormienza che
continuava fintanto che la famiglia avesse continuato a fare le
offerte rituali nel modo corretto. 

Alcune testimonianze ci raccontano
che i vivi e i morti potevano comunicare nel sonno, la relazione tra
il sonno e la morte era tanto profonda che sono stati trovati
incantamenti per invocare l’aiuto dei fantasmi per addormentarsi. Ai
bambini deceduti che erano senza pace venivano cantate canzoni e
incantesimi per calmarli e mandarli a dormire. Ai fantasmi dei
bambini inoltre non era permesso di svolazzare in giro come i
fantasmi più anziani, così esistevano invocazioni che permettevano
di spedire questi spiriti in un lungo e riposante sonno. Simili
invocazioni erano utilizzate anche per cacciare i demoni e
prosciugare le energie di fantasmi maligni.

Fantasma o demone è sempre bene chiamare un esorcista. 

Il reame del non ritorno o Erkala era
il posto dove tutti gli abitanti defunti della Mesopotamia erano
allocati dopo la morte. Quegli spiriti che cercavano di fuggire per
tornare a vivere erano severamente puniti. Il dio del sole Shamash
puniva i fantasmi che fuggivano, prendeva le loro offerte e le
distribuiva alle anime dei dimenticati. La società mesopotamica era
molto diversificata ed esistevano diverse interpretazioni
dell’aldilà.

Una opera importante da questo punto di
vista è l’Epopea di Gilgamesh che apre uno scorcio sul
folklore mesopotamico. Il re Gilgamesh privato dalla morte della
compagnia del suo migliore amico Enkidu parte alla ricerca della
pianta che dona l’immortalità. Fallisce nell’impresa e accetta il
suo destino di uomo mortale. Dopo la morte Gilgamesh era felice di
poter stare con lo spirito del suo amico ma si accorge che molti spiriti di defunti soffrivano ed erano in agonia perché erano stati dimenticati da
tutti. Per non causare questa sofferenza, nasce l’usanza mesopotamica di seppellire i defunti in
casa.

Gilgamesh

Un’altra credenza era quella che i
bambini appena nati avessero un aldilà migliore di quello degli
adulti. Potevano giocare quanto volevano, avevano tavoli fatti d’oro
con miele e burro sempre a disposizione.

Fino ad ora quindi abbiamo visto che i
defunti avrebbero dovuto dormire o aggirarsi nell’aldilà facendosi
gli affari propri. Purtroppo però gli incidenti potevano capitare e
un defunto poteva ritornare per varie ragioni. Ad esempio i suoi
diritti di sepoltura erano violati o era avvenuto qualcosa di
sbagliato al momento della morte o le offerte non venivano presentate
regolarmente. Se il loro aldilà era disturbato causavano caos e
torturavano i vivi. A questo punto vi apro una piccola parentesi, lo
sapete che le leggende sui vampiri che ancora oggi sono vive in molte
comunità dell’Europa dell’est derivano proprio da queste antiche
tradizioni preistoriche. Ma ci torneremo con un altro articolo.

Fantasma o demone magari alcuni preferiranno l’esorciccio.

Ereshkigal, la regina dei morti che
presiede sull’aldilà può dare agli spiriti permessi speciali per
tornare sula terra. Ella aveva la responsabilità di tenere separati
i vivi e i morti. I Gheedeen erano coloro che tornavano dalla morte.
Si riteneva che questi potessero viaggiare avanti e indietro dal
reame dei morti e tormentavano i vivi. Comunque sia di sicuro chi
aveva subito una morte ingiusta sarebbe tornato a tormentare i
colpevoli. Mentre chi fuggiva dall’aldilà era riacchiappato, punito
e rispedito nella posizione che gli spettava tra i morti. Anche oggi
nella religione indù, la mitologia presenta diversi aspetti che
ricordano l’antica visione mesopotamica.

Se l’avesse sepolto per bene magari non tornava.

Come facevano gli antichi a sapere che
un fantasma era vicino a loro?

Molti vedevano nella malattia un
indicatore della presenza di fantasmi. Come se la malattia non fosse
sufficiente a fare stare male una persona si credeva che quella
persona volontariamente o meno avesse commesso degli errori e ora un
fantasma la stava punendo infliggendo sofferenze fisiche. Comunque
esisteva la possibilità di invocare i fantasmi degli antenati della
famiglia per essere aiutati. Oggi in india questa credenza è ancora
viva.

La maggioranza degli antichi
mesopotamici desiderava solo scacciare i fantasmi fastidiosi e
mantenere tranquilli quelli che dormivano. Pochi altri credevano che
riuscire a contattare i fantasmi potesse portare benefici, erano
convinti delle potenzialità del soprannaturale nonostante sapessero
benissimo di correre elevati rischi. Esistevano quindi sacerdoti
esorcisti e necromanti.

La pratica della necromanzia, la
comunicazione con i morti, era diffusa tra gli antichi mesopotamici.
I rituali dovevano essere eseguiti alla lettera da persone esperte
perché avrebbero messo il praticante in una situazione precaria. Una
tavoletta cuneiforme ritrovata dagli archeologi conteneva un
incantesimo per invocare i fantasmi insieme ad una ricetta per un
unguento da spalmarsi sugli occhi insieme ad avvertimenti e
istruzioni dettagliate per eseguire correttamente il rituale.

Gli antichi sacerdoti esorcisti possono essere paragonati ai moderni Gostbusters, in caso di infestazione arrivavano loro.

La massima aspirazione per un defunto
era la pace dell’aldilà. Una vita turbolenta aggirandosi tra i vivi
era considerata una punizione. Questo accadeva quando gli dei si
dimenticavano dello spirito o quando la famiglia non eseguiva i
propri sacrifici per i morti.

In accordo con la tavoletta di cui vi
ho raccontato all’inizio gli antichi mesopotamici credevano in molti
fantasmi, e riporta una lista degli spiriti più invocati in caso di
necessità. Qualsiasi incidente poteva creare un fantasma e il
fantasma poteva occasionalmente trasformarsi in uno spirito vagante
come atto di vendetta verso chi gli aveva fatto un torto e se questo
valesse ancora oggi credo che di spiriti vaganti sarebbe pieno in
giro.

Tavoletta rappresentante le divinità con i loro simboli

Diverso è il discorso per quanto
riguarda i demoni. 

Le radici della moderna demonologia affondano
nella mitologia mesopotamica. I demoni erano creature totalmente
diverse dai fantasmi, con delle sembianze animali mostruose e
anch’essi potevano entrare nelle case dei vivi per tormentarli. 

Per
liberarsi di loro venivano commissionati amuleti in metallo o di
ossidiana con incisi incantesimi che potevano essere indossati o
appesi in casa come protezione. Nel caso tutto questo non servisse si
acquistavano delle statuette con le sembianze del demone per
spaventarlo e mandarlo via. Se anche questo non serviva esistevano i
sacerdoti esorcisti che entravano in casa e recitavano una lunga
fila di nomi demoniaci finché non trovava il nome del demone e
riuscivano a mandarlo via. Forse non sapete che nel film L’esorcista la bambina è posseduta dal demone Pazuzu che compare anche in altri film e documentari sui fantasmi presentato come il re dei demoni che tormentano i vivi. Nel film la bambina sarebbe stata posseduta a causa di una statuetta in metallo raffigurante il demone. In realtà Pazuzu era un entità demoniaca che assicurava assoluta protezione  contro qualunque altro demone e tenerne in casa una immagine assicurava una ottima protezione contro le visite di demoni e fantasmi.

Rappresentazione di Pazuzu 

Un’altra curiosità, forse non sapete che
la lingua che veniva utilizzata per trascrivere gli incantesimi non era quella
‘ufficiale’ ma viene chiamata dagli studiosi ‘mumbo jumbo’ per via
dei suoni che produce quando la si pronuncia. Sono in molti a collegare quelle liste di nomi in
mumbo jumbo alla Chiave di re Salomone, un famoso testo
esoterico la cui versione originale è andata perduta. La leggenda
narra che gli incantesimi siano stati scritti da re Salomone in
persona e forse non sono molto lontani dalla realtà. Le versioni
odierne del libro però sono tutte rimaneggiate e riscritte, e oggi è impossibile risalire ad una prima versione originale.

Spero che l’articolo di oggi vi sia
piaciuto.

Buona lettura e alla prossima.

Alice Tonini