Incantesimi e Testi: La Magia nell’Antichità

Lettori dell’ignoto, la nostra barca è appena approdata al porto del Pireo. Ci riposeremo un paio di giorni prima di riprendere il viaggio verso la nostra prossima tappa. Andiamo a sederci su di una panchina e ricapitoliamo alcune tappe del viaggio che ci ha portato fino a qui.

C’è un momento, prima che le divinità avessero nomi definitivi e prima che i filosofi stabilissero le loro leggi, in cui il confine tra la parola e l’azione, tra il mondo fisico e l’invisibile, era sottile come la polvere.Vogliamo iniziare un viaggio a ritroso. Non attraverso continenti o epoche, ma attraverso la memoria scritta dell’umanità. Con il nostro viaggio vogliamo trovare il punto esatto in cui l’uomo ha provato a forzare la realtà usando solo le parole. In altre parole: dove inizia la Magia nei testi che ci sono giunti?

Se pensate alla magia, quella vera, come a globi di luce e bacchette, vi sbagliate. Harry Potter ci ha portato parecchio fuori strada. Le prime manifestazioni scritte della magia sono molto più inquietanti e pratiche. Dobbiamo scendere nelle terre fangose e polverose della Mesopotamia, circa quattromila anni fa.

Qui, sulle tavolette d’argilla cuneiforme, troviamo la prima forma di quello che potremmo definire “un incantesimo”. I testi sumeri e accadici, spesso catalogati come esortazioni medico-magiche, erano tentativi di invocare l’aiuto delle divinità o, più spesso, di allontanare le forze negative. Ve lo ricordate l’articolo? La medicina nell’antica mesopotamia: tra unguenti, magia, streghe e stregoni., Carpire i segreti del futuro: l’antica Mesopotamia e la divinazione..

Non erano fantasie. Erano istruzioni. Immaginate: la notte cala sulla città, qualcuno è malato, e l’unica difesa è un testo recitato, un rituale preciso. La malattia non era un virus, ma un demone o uno spirito ostile da scacciare. L’incantesimo era un processo legale e cosmico: stabilire chi ha la colpa, invocare l’autorità superiore e costringere la forza maligna ad andarsene. La formula scritta diventava un’arma legale contro il caos. Il potere del testo era assoluto. Se vi siete persi qualcosa vi lascio il link. Scopriamo insieme le prime storie di fantasmi: torniamo nell’antica mesopotamia, Facciamo la conoscenza dei primi maghi della storia tra esorcismi, magie curative e stregoneria.

Il nostro viaggio ci ha portato poi lungo il Nilo, in Egitto. Se la magia mesopotamica era di protezione e guarigione, quella egizia era di trasformazione e viaggio. Il Libro dei Morti (in realtà, il Libro per uscire al giorno) non è un’unica opera, ma una raccolta di formule e incantesimi che venivano posti nelle tombe. Il loro scopo era dare al defunto le “chiavi” per navigare i pericoli dell’Aldilà.Questi rotoli sono l’apice della letteratura magica antica.

Contengono istruzioni precise su come: • Pronunciare il nome segreto di una divinità (e così ottenere potere su di essa). • Trasformarsi in animali sacri (un falco, un serpente). • Superare il Giudizio di Osiride negando di aver commesso peccati specifici (la “Confessione Negativa”).

Il fascino inquietante sta nel fatto che la parola scritta non era solo un ricordo, ma una funzione. Il rotolo, una volta posizionato, funzionava. Era una polizza assicurativa magica per l’eternità. Qui vi lascio i link agli articoli. Sfogliamo i segreti del Libro dei morti degli antichi Egizi, La magia nell’antico Egitto: tra incantesimi di magia nera, legamenti d’amore e religione.

Con la civiltà greco-romana, il concetto di magia inizia a dividersi in modo più netto. Nasce la distinzione tra: • Magia Alta (Theurgia): l’interazione con gli spiriti superiori per raggiungere la conoscenza divina (pensate a Platone, che accenna a pratiche rituali). • Magia Bassa (Goetia): l’uso di incantesimi per scopi materiali, spesso per amore, vendetta o guadagno.

Per trovare le prove di questa “magia bassa” dobbiamo cercare documenti proibiti: i Papiri Magici Greci (PGM). Scoperti in Egitto (che è stato un crocevia culturale perenne), questi papiri sono ricettari veri e propri, pieni di istruzioni dettagliate per: • Creare filtri d’amore (spesso macabri). • Invocare demoni per consultare gli oracoli. • Lanciare maledizioni (i defixiones). La Magia e i Miti Europei: Un Viaggio Intrigante🚀

Questi testi, a differenza delle solenni formule egizie, sono sporchi, frettolosi e pieni di un potere immediato e pericoloso. Sono la prima vera documentazione del mistero del male minore che l’uomo desidera compiere.

E il nostro viaggio continua…Queste prime tappe – la Mesopotamia della protezione, l’Egitto della trasformazione e la Grecia/Roma della coercizione – ci mostrano che la magia, prima di essere un genere letterario, era la letteratura stessa: il tentativo più audace e primordiale di usare il linguaggio per manipolare la realtà. Gli scritti non erano storie sulla magia, ma erano oggetti magici essi stessi.

Mentre chiudiamo gli occhi su queste antiche tavolette e papiri, una domanda inquietante permane: quanto del nostro moderno linguaggio — le nostre preghiere, i nostri giuramenti, i nostri meme di auto-aiuto — conserva ancora quel potere magico primordiale?

Una replica a “Incantesimi e Testi: La Magia nell’Antichità”

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    sillydeliciouslyf76523c1d3

    Come sempre brava. Questo mi è piaciuto particolarmente perché riassuntivo. Si, io leggo i tuoi articoli da cima a fondo ma un po’ “mi sfuggono”per cui un riassunto ben fatto è per me prezioso. Grazie! Ciao!

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Sfogliamo i segreti del Libro dei morti degli antichi Egizi

Oggi nuovo articolo della rubrica inchiostro nerofumo.

Abbiamo visto insieme le tradizioni legate alla morte degli antichi popoli mesopotamici che abitarono i fiumi Tigri ed Eufrate ma basta che ci spostiamo lungo il fiume Nilo che le tradizioni cambiano in modo radicale e la visione dell’aldilà diventa totalmente diversa.

Una piantina della zona per non perdervi. 

Gli antichi egizi espressero la loro visone della morte basandola sul mito di Osiride un’antica divinità che, abbreviandovela molto, fu ucciso dal suo fratello malvagio Set e riportato in vita dalla moglie e sorella Isis. Gli egizi credevano che, nel momento della morte, la loro vita sarebbe stata soppesata da un tribunale composto dalle quarantadue divinità principali ed erano convinti che il giudizio finale di Osiride potesse garantire loro l’immortalità. L’aldilà divenne quindi un semplice proseguimento della vita terrena. 

Gli antichi egizi facevano molta attenzione alla morte e svilupparono diversi rituali, alcuni molto elaborati, per assicurarsi un felice trapasso. Un esempio rappresentativo di questa attenzione al viaggio ce lo ha mostrato la tomba del re Tutankhamon, ritrovata intatta dagli archeologi.

Re Tut si assicurerà che il suo popolo intenda gli insegnamenti nel modo corretto anche se sa che è impossibile.

Oggi però parliamo di un libro, più precisamente del Libro dei morti. In realtà non è un libro come lo intendiamo noi ma si tratta di una raccolta di formule magiche e racconti che venivano scritti e illustrati su lunghissimi fogli di papiro.

La tradizione dei testi funerari nell’antico Egitto è molto più antica rispetto al Libro dei morti (usato in modo stabile dal 1550 a.C.), ci sono i testi delle piramidi e i testi dei sarcofagi che però non erano scritti su papiri ma incisi nella pietra delle piramidi e all’interno dei sarcofagi. Alcune formule utilizzate in tali antichi testi oggi non sono state ancora pienamente comprese e alcune formule restano un mistero perché sono stati trascritti geroglifici oscuri, inusuali che indicavano l’uso di un linguaggio molto antico. 

Solo una parte delle formule più antiche verranno riportate anche nel Libro dei morti, le altre caddero in disuso e vennero sostituite da composizioni più recenti.

Alcune divinità.

Ci sono pervenute molte versioni del Libro dei morti ma quella più famosa è quella conservata presso il museo egizio di Torino, una delle prime ad essere studiate e tradotte. Si tratta del papiro di Iuefanhk lungo diciannove metri ed è una delle versioni più complete e meglio conservate che abbiamo oggi. 

La definizione di Libro dei morti è moderna, gli antichi egizi chiamavano queste composizioni ru nu pereth em heru o Libro per uscire dal giorno. Erano formule magiche che servivano per concedere al defunto di superare degli ostacoli che gli avrebbero potuto impedire di raggiungere la Duat, il regno dei morti per poi assicurarsi la vita immortale nei campi di Iaru. 

Lo studioso che per primo affrontò lo studio del Libro dei morti di Iuefanhk fu Richard Lepsius. Sarà lui a dare il nome che ancora oggi usiamo e suddividerà il libro in centosessanta capitoli come ancora oggi viene suddiviso da chi lo studia. Impresa monumentale visto che tradotto è lungo la bellezza di settecento pagine.

La maggioranza delle formule magiche sono finalizzate al momento in cui il defunto si troverà davanti a Osiride. Secondo la tradizione riportata dal libro il defunto viene fatto entrare in una cappella e viene accolto da Maat dea della giustizia. Sulla bilancia verrà posto il cuore del defunto e dall’altra parte una piuma. Se il cuore sarà leggero potrà proseguire per i campi di Iaru, se è più pesante Ammit divora il cuore e impedisce il viaggio del defunto. Il giudice supremo sarà Osiride, risorto dalla morte e sovrano dell’oltretomba. Il dio Thot  prende nota di quanto accade e altre quarantadue divinità giudicano l’operato del morto quando era in vita. Le formule del libro sarebbero dovute servire a dare le risposte più opportune durante l’interrogatorio. (Ma non solo, date un’occhiata alle curiosità.)

La pesatura del cuore 

Il papiro, come già vi ho detto, è lungo diciannove metri ed è esposto in una lunga teca all’entrata del museo. Non è un libro che veniva prodotto in serie come lo intendiamo oggi ma ogni persona, quando preparava il suo corredo funerario, a seconda della disponibilità economica di cui poteva godere, decideva la lunghezza, la disposizione delle formule ed eventuali rappresentazioni da inserire. C’erano diverse botteghe che si occupavano di produrlo e ognuno poteva scegliere la versione più adatta alle sue esigenze.

Siamo alle solite, un paio di geroglifici sbagliati e ti ritrovi con una mummia in giro per casa.

Qualche curiosità in più. 

Le formule magiche finora giunte a noi sono centonovantadue ma nessuno dei manoscritti ritrovati le contiene tutte. C’erano formule per tutti gli usi: quelle per la protezione, altre per l’identificazione dell’anima, altre da recitare durante la pesatura per favorire un esito positivo. Non è mai stato identificato il primo autore di tali formule e gli antichi sacerdoti egizi si sono guardati bene dal nominarlo, facevano riferimento a un antico dio originario di Ermopoli, probabilmente Thot. L’efficacia del libro dei morti riguardava gli spiriti dei defunti e il mondo dell’aldilà. Le formule non erano intese per essere usate da un vivente, non avrebbero avuto alcuna efficacia. 

Nel libro sono elencati i nomi delle entità malvagie che avrebbero potuto ostacolare il viaggio del defunto, la tradizione esoterica egizia voleva che pronunciare il nome della creatura malvagia equivalesse ad avere il potere di obbligarla a fare ciò che si voleva, e qui potremmo aprire una parentesi sulle tradizioni della demonologia cristiano cattolica che hanno ispirato il mio ultimo romanzo…ma forse è il caso che ve ne parli più avanti. Sappiate solo che per gli egizi la pratica magica e la religione erano una sola cosa: creazione e parola (scritta e parlata) erano la stessa cosa. 

Bene e anche oggi ci siamo divertiti con i misteri legati alla morte e con un libro dalle origini altrettanto misteriose.

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Alice Tonini