Conversazioni da incubo: ospiti d’onore della Letteratura

Lettori del mistero avete forse fame? Allora dovete seguirmi assolutamente, c’è una sorpresa per voi.

Immaginate una cena. Non una cena qualunque, ma un incontro epocale, dove ogni ospite è una leggenda vivente, un maestro nel suo campo, e soprattutto, una fonte inesauribile di storie affascinanti. Se mi fosse concessa questa opportunità unica, la mia tavola sarebbe un crocevia di menti brillanti, in particolare quelle che tessono trame di mistero, orrore, fantascienza e quelle che si immergono nelle profondità del folklore e delle leggende. Attorno ad un abbondante antipasto avrebbero tutti qualcosa da raccontare.

Il primo nome sulla mia lista, e probabilmente su quella di molti, è Stephen King. Il Re dell’Horror non ha bisogno di presentazioni. Sarebbe affascinante sedersi di fronte a lui e chiedergli: “Maestro, dove trova l’ispirazione per le sue narrazioni più coinvolgenti? Nascono da incubi, da intuizioni o da osservazioni del quotidiano?” Immagino che la sua risposta sarebbe un intrico di genialità e umorismo nero.

Accanto a lui, vorrei sedessero altri pilastri del genere. Penso a Neil Gaiman, il cui genio mescola mitologia, folklore e urban fantasy in modi unici. Le sue opere sono un ponte tra il mondo conosciuto e l’ignoto, e mi piacerebbe capire come riesce a dare vita a divinità antiche e creature fantastiche nel contesto moderno; come riesce a inserire temi complessi nella narrazione per ragazzi.

E parlando di scifi, non potrei non includere qualcuno come Brandon Sanderson, il cui world-building è una vera e propria architettura fantastica, o magari Margaret Atwood, con le sue distopie inquietanti che riflettono in modo sorprendente la nostra realtà. Ogni ospite porterebbe la sua prospettiva unica su come creare mondi e personaggi che rimangono con noi anche molto tempo dopo aver chiuso una loro opera.

Di cos’altro potremmo discorrere? Mentre gustiamo un buon piatto di tortelli amari, specialità tipica della mia zona che spero apprezzerebbero, le domande andrebbero ben oltre la pura tecnica narrativa. Vorrei chiedere loro particolari sulla loro vita da scrittore: com’è la loro quotidianità? Ci sono rituali particolari, orari preferiti per scrivere, o è un flusso continuo di idee e parole? È un percorso solitario o collaborativo?

Al di là della scrittura, cosa amano fare? Quali sono i loro hobby, le loro fughe dalla realtà che non implicano la creazione di mondi? Sarebbe interessante anche sapere se potessero vivere in un’altra epoca, quale sceglierebbero e perché? Ci sarebbe un periodo storico che li affascina particolarmente e che forse ha influenzato le loro opere? Sono sicura che davanti a un buon piatto di spiedo con la polenta e a un buon bicchiere di vino rosso racconterebbero cose che non direbbero mai in nessuna intervista.

Quali sono i temi ricorrenti nelle loro opere che sentono più vicini, quelli che non smetterebbero mai di esplorare? Che si tratti della natura umana, della paura dell’ignoto, della società o della tecnologia, sarebbe interessante capire le loro ossessioni se sono solo letterarie. Un sorbetto rinfrescante per digerire la cena renderebbe l’atmosfera più leggera.

Naturalmente, la conversazione si allargherebbe anche ai misteri legati alla magia e al folklore, alle leggende che hanno ispirato alcune delle loro storie più famose. Ogni scrittore ha un serbatoio di ispirazione, che attinge spesso alle tradizioni orali, ai miti e alle credenze popolari, e sarebbe incredibile sentire le loro esperienze dirette con queste fonti. Magari con un caffè.

Carissimi lettori dell’ignoto una cena così sarebbe un’immersione profonda nelle menti che plasmano le nostre paure e i nostri sogni, un’opportunità di capire non solo come creano, ma anche come vivono e pensano. E voi, chi invitereste alla vostra cena dei sogni?

Una replica a “Conversazioni da incubo: ospiti d’onore della Letteratura”

  1. Avatar sillydeliciouslyf76523c1d3
    sillydeliciouslyf76523c1d3

    Io, ccome sai, amo il fantasy ma non sono patita degli horror e anche meno della fantascienza, è per di più sono vecchiotta, per cui i miei ospiti sarebbero più “antichi”. E. A. Poe, A. Conan Doyle, A. Christie, tre vecchi gotici di lingua inglese impareggiabili nel creare situazioni assurde capaci solo loro di sbrogliare e far passare per possibili. Un salutone e un bacio. A presto.

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Scopriamo insieme la psicologia dell'horror.

 Oggi un po’ di psicologia del macabro con un articolo che parla di romanzi e film horror e del loro successo tra il pubblico.

Che cosa ci attrae dell’horror? Perché ci piace essere spaventati da un film o da un romanzo?

Come scrittori e lettori del genere è una domanda che ci siamo fatti tutti e la risposta necessita di una riflessione sulle teorie della natura delle opere horror.

Dagli accademici l’horror è definito come “paura di alcune minacce di natura esistenziale e disgusto sulle potenziali conseguenze”. Ma per tutti noi è la paura dell’ignoto.

E’ facile richiamare alla mente dozzine di film che crescono l’aspettativa del disgusto e della paura: L’enigmista (dal 2004 al 2010), Hostel (2005), Il centipede umano (2009) solo per nominarne alcuni. Questi film contengono scene grafiche di violenza, sofferenza fisica e scene alla Grand Guignol (per chi non lo sapesse era un teatro parigino specializzato in spettacoli truculenti e violenti).

Le prime scene cinematografiche del genere le abbiamo con Herschel Gordon Lewis nel 1963 con Blood Feast, dove, in modo simile a Frankenstein, uno scienziato deve raccogliere parti di cadaveri per riportare in vita una antica divinità egizia. Il film contiene scene di tortura, smembramenti, decapitazione e cannibalismo ed è considerato il primo splatter della storia. Ovviamente la censura ci andò pesante e la critica non si risparmiò. 

Perché Carrie piace? In fondo chi non la invierebbe al ballo…

Lo stesso destino lo ebbero altri film come Hostel, definito dai critici un “porno di torture” (il genere è chiamato in inglese Gorno), La casa dei mille corpi (2003) o L’enigmista hanno subito medesime critiche. Questi film sono accusati di mostrare scene estreme, sequenze di tortura, decapitazioni e mutilazioni. Ma il franchise dell’enigmista ha all’attivo più di 100 milioni di dollari di fatturato, Hostel 80 milioni di dollari di attivo. Molta dell’attrattiva moderna di questi film è aggiunta dallo sviluppo di nuove tecniche, effetti speciali e dall’alto valore produttivo della serie a cui aggiungiamo quell’effetto splatter che tanto piace al pubblico. Ma non c’è solo quello.

Vale la pena considerare l’influenza della censura sullo scrittore e sul suo lavoro. Creare una storia che è così estrema da attrarre quel tipo di critiche e censura di cui abbiamo parlato può essere buona pubblicità, ma se è fatto solo per aggiungere sesso gratuito, violenza e cattivo gusto non è horror ma sensazionalismo, e quello è un’ altra cosa. Nel mio sito l’estremo fine a sé stesso non ci interessa, a noi interessano i prodotti di qualità.

Dovrebbe essere la censura a selezionare i prodotti per distinguere quello che è più adatto al pubblico e indirizzare quelli più forti a chi ha più di diciotto anni, ma non sempre ha fatto bene il suo lavoro.

Piace perché? Noi che apprezziamo le buone compagnie…

L’esorcista (1974) fu considerato così scioccante che molti spettatori vennero presi dalla nausea, dalle convulsioni, attacchi di panico e di rabbia: uno spettatore di San Francisco si lanciò contro lo schermo con l’obiettivo di uccidere il demone. Ovviamente ci fu l’intervento di una ambulanza.

L’ultima casa sulla sinistra (1972) fu il debutto del regista Craven. La storia delle due teenagers rapite e violentate da degli evasi venne giudicato troppo realistico e il film venne censurato in molti paesi inclusa la Gran Bretagna, per 17 anni, fino al 2008.

Il centipede umano ha subito trentadue tagli e ancora oggi è uno dei film più censurati. (Ok ci avevo dato un’occhiata qualche anno fa ed era davvero tosto, considerate che non ho avuto problemi con Terrifier).

Le risposte alle domande che ci siamo posti all’inizio dipendono in gran parte da voi, da quello che cercate in un film o in un romanzo.

Stephen King ha dichiarato che secondo lui l’horror è un barometro sociale indicativo delle problematiche che agitano la società umana in un dato periodo di tempo, suggerisce anche che per uno scrittore è utile studiarsi i vecchi film per avvicinarsi ai problemi.

Carrie (1976) può essere un esempio. Negli anni ’70 la paura del femminismo era un problema reale e negli stati uniti era in corso una seconda ondata di proteste. Il film inizia con la visione quasi pornografica di un gruppo di adolescenti sotto le docce della scuola. L’orrore inizia con Carrie che entra nella maturità sessuale e apprende di avere poteri demoniaci. La paura sociale verso le giovani donne che imparano a esprimersi e come sfruttare il loro intelletto e la loro emotività negli anni ’70 era considerato un argomento tabù.

Più di recente abbiamo The Mist (2007) che racconta la paura di una invasione aliena e investiga sulle capacità della scienza di sviluppare nuove armi. Riporta ai vecchi film di mostri anni ’50 e alla paura dello straniero, dell’entità invisibile che può calare su di noi da un momento all’altro. Il film o il racconto di King ci invitano a concentrarci su quanto accade in un piccolo supermercato dove un particolare personaggio con credenze religiose “fondamentaliste” prende il controllo di un piccolo gruppo di persone e le spinge a comportarsi nel peggiore dei modi. Ancora oggi la società statunitense è percorsa da ondate di fondamentalismo cristiano che hanno avuto conseguenze anche dal punto di vista legislativo, vedi l’abolizione del diritto all’aborto.

La catarsi, l’immedesimazione del pubblico nel film e nel romanzo permette l’immersione in emozioni negative in un ambiente sicuro. Entro i confini di un cinema, o della propria casa ci si sente più sereni quando il libro finisce o il film giunge all’ultima scena. Ricerche hanno dimostrato che l’horror è una valvola di sfogo sicura e non una incitazione ad una aggressione giustificata. La teoria è conosciuta come “transfer dell’eccitazione” secondo la quale per il pubblico è una esperienza con effetti estremamente positivi arrivare alla risoluzione finale di un’opera. C’è un grande rischio nel lasciare il finale in sospeso, per farlo dovete essere scrittori di grande esperienza.

Jung e Freud ci hanno lasciato teorie su catarsi e dramma. Per Freud l’horror è la manifestazione di pensieri e sentimenti ricorrenti che sono stati repressi dall’ego ma che sono familiari per l’individuo. Per Jung l’horror è connesso ed ha una relazione stretta con importanti archetipi, in particolare con quello delle ombre come ad esempio la madre ombra. Ci son film come Mum & Dad (2008) che sovvertono i ruoli genitoriali tradizionali in una parodia inversa che trasforma le relazioni genitoriali in un incubo. L’archetipo delle ombre lo troviamo in Shining (1980) dove il protagonista diventa un padre ombra.

Perché questi film funzionino il pubblico deve sospendere le proprie credenze. Questa sospensione ha le proprie radici nelle forze sovrannaturali e nella abnormalità dello splatter. Per tutta la durata del film e del romanzo dobbiamo credere che queste cose siano possibili. Persino film come Lo squalo (1975) per funzionare ha bisogno che crediamo in uno squalo grande come un camion si mangi la gente in spiaggia.

Anche per oggi è tutto, come al solito vi do appuntamento alla prossima. Vi invito, se non l’avete ancora fatto, ad iscrivervi alla newsletter (come al solito se non ricevete subito la mail cercate nella spam).

Buona lettura e buona visione a tutti.

Alice Tonini

L'oscura rabbia di Stephen King e la malattia mentale

  Mi sono accorta che è da un bel po’
che non parliamo più delle opere del maestro King e allora oggi introduciamo un libro uscito per la prima volta nel
1977 con il titolo di Rage (rabbia) e tradotto in italiano qualche anno dopo con
il titolo di Ossessione. L’autore sostiene di aver iniziato a scriverlo nel 1966 ma in
realtà sappiamo che le prime quaranta pagine le ha scritte quando
ancora era all’ultimo anno di liceo e il titolo originale avrebbe
dovuto essere Getting it on.

Il maestro sa che state leggendo e vi tiene d’occhio, il suo prossimo racconto potrebbe parlare di voi…

Primo romanzo di Stephen King ad uscire
con lo pseudonimo di Richard Bachman, fa parte delle opere composte in età giovanile. Ossessione ebbe
inizialmente scarsissimo successo. Venne impilato assieme ad altri
tascabili sugli scaffali delle librerie e li dimenticato per anni. In Italia
non venne nemmeno tradotto.

La successiva edizione omnibus della
NAL del 1985, che comprendeva anche La lunga marcia, L’uomo in fuga e
Uscita per l’inferno superò il milione di copie
vendute in un anno. Scoperto lo pseudonimo dopo un articolo del
Washington Post, come per magia Bachman diventa Stephen King e solo
allora anche in Italia si accorgono del titolo.

L’autore dice:”Non so dire se sia o
no un bel romanzo; di certo è un romanzo onesto. Come Bachman,
volevo solamente scrivere dei libri popolari, da working class, un
po’ come aveva fatto a suo tempo John D. MacDonald con i suoi
innumerevoli thriller e la bellissima serie di Travis McGee. Insomma.
Quel tipo di paperback che i contabili o gli operai o i bancari
leggono durante la pausa pranzo…”

Il libro è stato ritirato dal mercato
editoriale nel 1998 per richiesta dello stesso autore a seguito di
alcuni episodi di cronaca nera che affiancarono l’opera all’agire di
serial killer nelle scuole americane. Quella dell’autore per noi
italiani è una scelta difficile da capire ma negli US il problema
della libera vendita delle armi è davvero molto sentito ed è stato
meglio non ispirare altri ragazzi ad affrontare i propri problemi con
una pistola in pugno.

La trama è semplice, l’argomento
complesso.

Il protagonista è Charlie che torna a
scuola dopo aver aggredito l’insegnate di chimica e viene espulso dal
preside per i suoi comportamenti irrispettosi. Il ragazzo invece di
andarsene torna all’armadietto, preleva l’arma da fuoco che si era
portato e torna in classe. Spara all’insegnante e prende in ostaggio i suoi compagni. In quel momento inizia un gioco brutale guidato dal
protagonista che spingerà ogni personaggio a mettere a nudo davanti
agli altri le proprie fragilità ed i propri segreti
inconfessabili.

Charlie, è ispirato al serial -killer
Charles Starkweather che uccise undici persone insieme alla fidanzata
quattordicenne. Il protagonista ci viene presentato come un ragazzo
disturbato sin dalle prime pagine, cerca di essere forte in un mondo
che percepisce sbagliato. Soffre di ansia, si sente inadeguato, la rabbia lo porta ogni giorno a confrontarsi con i compagni
dall’apparente vita perfetta e sfoga la sua frustrazione in piccoli
atti di vandalismo. Scoprirà di essere vittima e carnefice di sé
stesso così come tutti i suoi compagni che nell’atto della confessione si tolgono i panni della perfezione e ritrovano il senso delle loro vite.

Il disturbo psicologico del
protagonista nasce dall’alcolismo violento del padre e si sviluppa
nell’indifferenza della madre e nella solitudine. Se il tema della salute mentale negli anni ’70 era già vissuto come problematico anche oggi gli ultimi dati non sono
confortanti. Secondo l’Unicef un adolescente su 7 tra i 10 e i 19
anni convive con un disturbo mentale diagnosticato, tra questi 89
milioni sono ragazzi e 77 milioni ragazze, 86 milioni hanno tra i 15
e i 19 anni e 80 milioni hanno tra i 10 e i 14 anni. L’ansia e la
depressione rappresentano il 40% dei disturbi mentali diagnosticati.
Ad oggi abbiamo ancora 46.000 adolescenti che si suicidano ogni anno
(uno ogni 11minuti). Secondo questo rapporto anche
prima del Covid19 bambini e giovani portavano il peso delle
problematiche relative alla salute mentale senza che ci fossero
investimenti significativi volti ad affrontarle. I giovani sentiranno
per molti anni l’impatto del Covid sul loro benessere psico-fisico, sono soli e questo non è bene. La loro salute mentale è una
emergenza nazionale taciuta che richiederebbe più attenzione, forse
in questo modo si eviterebbero altri Charlie e non ci sarebbe la necessità ritirare dal mercato alcun libro.

Si tratta di un romanzo breve, una storia
di duecento pagine focalizzata interamente sulla malattia mentale e sulla
solitudine che l’accompagna. I pregiudizi dettati dall’ignoranza ancora oggi impongono il
silenzio su molte situazioni di disagio. Nel libro solo dopo che la classe è
stata presa in ostaggio e sono morte due persone la condizione di Charlie viene considerata in modo serio, ma ovviamente con i modi sbagliati: attira l’attenzione di
stampa, polizia e media che si scagliano sul caso e etichettano Charlie come l’ennesimo adolescente pazzo con la pistola in mano. Gli unici che sembrano
capire il disagio di Charlie e tifare per lui sono i suoi stessi
compagni di classe, tutti tranne Ted che è troppo perfetto per avere
segreti inconfessabili e finirà per impazzire aggredito dai suoi
stessi amici.

Se mai riusciste a trovare una copia vi
consiglio la lettura di questo libro scomodo che nonostante tutto
merita di essere letto perché è realistico e brutale nel trattare
temi complessi.

Buona lettura a tutti.

Alice Tonini

Una splendida festa di morte

    Era il lontano 1977 e non tutti sanno che il libro dal titolo Una splendida festa di morte dal 1981 in poi è diventato Shining

La mia edizione del 1995

   Dal 1977 al 1981 il romanzo ha cambiato parecchie volte nome, da Darkshine a The Shine ed ha il merito di essere stato il primo romanzo di Stephen King in edizione economica ad entrare nella classifica del New York Times contando circa quattro milioni di copie vendute in un anno nei soli Stati Uniti. L’edizione del 1978 di Una splendida festa di morte è rarissima e molto ricercata, ne esiste addirittura una con “quaranta pagine fantasma” alla fine del romanzo ripubblicate solo nel 2017 dalla Cemetery Dance Publications.

Sono il lupo cattivo!
(Heeere’s Johnny!)

S.King, Shining una tra le migliori citazioni cinematografiche della storia del cinema.

Probabilmente Shining è l’horror che nel tempo ha partorito una delle progenie più numerose di fac-simile per contenuto e titolo (The Burning di Graham Masterton, The Searing di John Coyne, The Piercing   di Douglas D.Hawk, etc.).

L’autore ha dichiarato di essersi ispirato a qualche notte trascorsa in un hotel di Boulder in Colorado prima della chiusura invernale con corridoi vuoti ed immersi nel buio, la leggenda vuole che King si trovasse allo Stanley Hotel nell’Estes Park dove nel 1997 è stata girata una miniserie televisiva supervisionata dallo stesso.

Lo Stanley Hotel 

 

Il protagonista del libro è Jack Torrance, personaggio ispirato allo stesso autore. Si trasferisce come guardiano invernale all’Overlook Hotel con la moglie Wendy e il figlio Danny di cinque anni. Ovviamente viene avvertito degli omicidi e dei suicidi avvenuti nella struttura ma come tutti i bravi padri di famiglia americani che si rispettino non vede l’ora di iniziare il suo lavoro – insomma a chi non farebbe piacere passare il natale con la propria famiglia e gli spiriti incazzosi dei morti in un hotel fuori dal mondo.

Con l’arrivo dell’inverno la famiglia si trova isolata nella neve e nel ghiaccio e Danny con i suoi poteri extrasensoriali entra in conflitto con le oscure presenze che popolano il luogo. Jack esce fuori di testa e tenta di ammazzare tutti. 

Il resto è spoiler.🙅

Quando accetti il lavoro in tutti i sensi.

Shining si può inserire senza esitazioni nel genere horror, sottogeneri thriller (poco) e soprannaturale (molto) e il tema trattato è quello legato al mito della casa stregata che si può definire sottogenere dell’horror a tutti gli effetti. 

Uno dei primi autori ad utilizzare il tema della casa con un’anima è stato Edgar Allan Poe in una delle sue opere forse meno conosciute, il racconto La caduta della casa degli Usher. Il racconto di Poe è un buon esempio di scrittura in prima persona datato 1839 e i temi trattati sono i classici del suo stile: buio, male, creature misteriose e gente morta che va in giro. 

Non smettono mai di fare male le vecchie ferite? 

S.King, Shining

Quello della casa stregata è un sottogenere che ha partorito innominabili schifezze ma anche ottime opere come quella sopracitata di Poe. L’immagine che ci viene mostrata dagli autori è sempre quella che noi possiamo chiamare anche del “Brutto Posto” dove non possiamo trovare solo la casa in rovina a Castenedolo con il prato infestato da erbacce, le finestre rotte con le ante a penzoloni e il cartello VENDESI scolorito. Abbiamo alberghi stregati, stazioni ferroviarie fantasma, automobili killer, campi di granoturco da cui non si torna più indietro, interi palazzi di uffici infestati dagli spettri. Ovviamente il peggior Brutto Posto in assoluto è la casa, il luogo dove ci sentiamo al sicuro e siamo più vulnerabili. Rincasiamo la sera e diamo due giri di chiave per lasciare fuori problemi e ansie. Un buon horror ci ricorda che in casa con noi ci sono anche loro che non vedono l’ora di cenare.

Nel suo libro però King fa un passo in più. Esce dal simbolismo dell’horror classico e rilegge in modo metaforico la vita famigliare dal punto di vista dei bambini quando seguiamo il personaggio di Danny. Ma non solo. Lo stesso autore a dichiara che il romanzo ha implicite pieghe femministe. Nel libro Wendy non è mai spettatrice passiva della discesa agli inferi del marito ma lotterà fino all’ultima pagina per lei e per il figlio. Consideriamo che il libro è stato scritto nel 1975 e gli anni ’70 del ‘900 sono  quelli delle lotte per i diritti delle donne ma anche dell’emancipazionismo. Un esempio simbolico di luogo della cultura femminista di quegli anni è la Libreria delle Donne di Milano che nasce nel 1974. 

 Si tratta di un’opera simbolicamente più complessa di quanto possa sembrare ad una prima lettura superficiale, forse è proprio per questo motivo che tra il libro e il film di Kubrik l’unica cosa in comune è il titolo. Per il resto si tratta di due opere strutturalmente e tematicamente completamente diverse.

Toc toc! C’è qualcuno?? E’ arrivato il lupo cattivo..!!

S.King, Shining

ps.  Purtroppo possiamo parlare oggi solo dell’opera letteraria di King. Trattare anche il film di Kubrik che ha lanciato il nome di King in Europa meriterebbe un nutrito post a parte. 

Chi lo legge ha tra le mani una delle prime opere del maestro che tratta magistralmente temi complessi anche per gli standard odierni. Una lettura impegnativa ma obbligata per gli amanti del genere.

Buona lettura a tutti!

Alice

Da King alla Orlando: brevi opere per la quarantena

Ho deciso di usare questo post per segnalare alcune veloci letture che si possono sfruttare in questi giorni di quarantena forzata.

È stato messo di tutto per cercare di accontentare i gusti più diversi. 

Disponibile gratuitamente su Amazon troviamo Laurie  un breve racconto rilasciato dal maestro Stephen King in occasione dell’uscita di The Outsider. Ottima lettura veloce per gli appassionati del genere horror.
Per gli amanti del giallo un racconto classico con un omicidio e il duo detective-assistente. 

Potete scaricare gratuitamente da Amazon Per una cipolla di Tropea racconto di Alessandro Defilippi. Scrittura ordinata, trama coinvolgente, ambientazione perfetta. Sicuramente un autore sul quale torneremo.
Per quanto riguarda il genere rosa, perchè in fondo da qualche parte un cuore lo abbiamo anche noi, un paio di segnalazioni per una lettura non impegnativa. Trattasi di due autopubblicazioni.

La prima è per quelle di noi che si accompagnano a uomini romantici come Pin o’ zappator o a donne vittoriane come Terè a pastürá. Se siete in cerca di un classico del romanticismo Mila Orlando ci dedica una moderna favola intitolata Amarti ancora. Buona l’ambientazione e buona la caratterizzazione dei personaggi. C’è una piccola contraddizione sfuggita in editing ma questo nulla toglie ad una trama classica del genere e ad un titolo adatto a tutti.

Per chi di noi desidera farsi quattro risate Un amore da codice rosso di Sharon R. è l’ideale.
Ambientato in un fantomatico ospedale dove non c’è l’ombra di un paziente. La protagonista, una Bridget Jones di noi altri, è costantemente alle prese con incontenibili crisi ormonali simil-adolescenziali. Buono il ritmo narrativo e la trama è ben costruita. L’obiettivo del libro è quello di divertire il lettore e ci riesce.
Questo è quanto mi è passato tra le mani in questi giorni.
Voi cosa state leggendo? Fatemi sapere.
Buona lettura!
Alice