Kos: Il Luogo di Nascita della Medicina Moderna #1🚑

Lettori del mistero e dell’ ignoto finalmente il nostro traghetto è approdato nel porto di Kos, splendida isola dal mare cristallino e dalle spiagge sabbiose. E voi mi chiederete: cosa siamo venuti qui a fare? Semplice, non tutti sanno che a Kos affonda le sua antiche radici la moderna medicina.

La natura cura tutte le malattie.” Non so se l’avete riconosciuta ma questa era la massima di Ippocrate, padre della medicina moderna che dopo un secolo praticava ancora l’arte di Pitagora e poneva le basi di una nuova filosofia che come la precedente durerà molto a lungo. Questo avveniva a Kos, a pochi chilometri dall’ isola di Samo.

Ippocrate fu il primo uomo a portare avanti lo studio completo del corpo umano come sistema, definì molte delle regole scientifiche basilari che tutt’ora governano la medicina e formulò quello che oggi è conosciuto come Giuramento di Ippocrate che ancora oggi è accettato dai medici di tutto il mondo. Diceva:

Io giuro in nome di Apollo il curatore, di Esculapio dio che risana, in nome della Salute, della Panacea e di tutti gli dei e le dee, e faccio loro miei testimoni, di quanto io farò, secondo le mie capacità e il mio giudizio. […]

Ippocrate

Kos è una delle più belle isole delle Grecia e al pari di Samo mi permette di offrirvi un ottimo calice di vino locale. A differenza di Samo dove Pitagora passa inosservato, Ippocrate a Kos è ricordato e l’Asclepieon, l’ospedale dove praticava, può ancora essere visitato; si trova in cima a una collina a meno di quattro chilometri a est dalla città. Ovviamente possiamo passeggiare solamente tra le rovine ma visto che Ippocrate sosteneva che quello che ci circonda, l’ambiente, è importante quanto la cura del corpo sono sicura che la salita verso la collina e la vista del meraviglioso paesaggio per noi saranno un vero toccasana.

Secondo la testimonianza di Pausania nell’Asclepieon era proibito morire e partorire, e il luogo è reso ancora più sacro dalla presenza di un tempio dedicato al dio Apollo, i cui resti sono datati in epoca romana. Comunque Kos possiede numerosissime rovine romane, la maggior parte situate nel bosco che circonda la città portuale e sono così belle da meritare un giorno in più di permanenza solo per visitarle. Volendo da Kos si può raggiungere anche la Turchia con i traghetti e se proprio non volete farvi mancare le comodità dell’era moderna c’è anche un aeroporto.

Ma facciamo un passo indietro. Prima di Ippocrate, nato a Kos nel 460 a.C., anno dell’ottantesima Olimpiade, la pratica della medicina era un misto di tentativi, azzardi, superstizioni e preghiere. Quando fortunatamente si riusciva a guarire, secondo le credenze popolari il medico aveva operato una magia; dopo Ippocrate agli incantesimi si aggiunsero formule codificate ed esperienza documentata. A ciò si deve la sua fama: pratica medica e scrupolosa documentazione di lavoro ed esperimenti. Tutti i più grandi autori dell’ antica Grecia Sofocle, Euripide, Platone, Aristotele e lo stesso Socrate hanno omaggiato la sua opera in quanto lo ritenevano loro pari.

Come Pitagora, per dodici anni viaggiò per il mondo e visitò Europa, Asia e Africa incontrando chiunque fosse in grado di accrescere la sua conoscenza dell’ arte medica. A Mileto discusse con il filosofo Anassagora (500-428 a.C.) di sostanza e infinito e riuscì a correlare i cicli della salute dell’ uomo con l’ambiente naturale che lo circondava. Tramite lo studio dei papiri lasciati da Eraclito nel VI secolo a.C., impara che:

Nulla in questo mondo resta uguale a sè stesso, nemmeno per un attimo.
Tutto si modifica, tutto si dissolve, si mescola con altri elementi, per assumere un aspetto, diverso dal precedente.

Ippocrate

Ma fu durante il suo viaggio a Samo che ebbe la conferma della sua teoria più profonda: non è possibile ignorare la condizione psichica di un paziente quando si cura il corpo, perché il corpo e l’anima sono una cosa sola e come tali vanno curati. Prima dell’avvento di Ippocrate, la pratica della medicina era per la maggiore una primitiva forma di magia, una combinazione di parole e incantesimi per esorcizzare gli spiriti maligni che si pensava causassero la malattia. Alcuni disturbi erano considerati sacri e Ippocrate commentò : non credo che la Malattia Sacra sia più sacra, o più divina di altre malattie. Al contrario ha una causa precisa e caratteristiche specifiche.

https://youtu.be/TxohVBPvt9c (Qui trovate il porto di Kos in diretta live, fatemi sapere nei commenti se la Webcam non dovesse essere più in funzione)

Anche in quei tempi esistevano medici con lo scopo di estorcere soldi ai pazienti, in un trattato del periodo post aristotelico si suggerisce ai dottori di non parlare di compensi con i malati perché ciò avrebbe causato ansia e peggiorato la condizione. Forse è per questo motivo che oggi l’ansia è tanto diffusa…

Nel 430 a.C. Ippocrate arriva ad Atene nel bel mezzo di una carestia e di una epidemia causate dalla guerra nel Peloponneso contro gli spartiani iniziata l’anno precedente. Qui studia gli effetti dell’affollamento urbano che affliggono la città e che facilitano l’espandersi delle malattie: i corpi infettati lasciati senza cura e l’ acqua inquinata bevuta da tutti. Riuscì a debellare l’ epidemia con misure severe come la segregazione degli ammalati, i corpi dei morti bruciati su pire, acqua bollita prima di essere bevuta. Non riuscì purtroppo a salvare Pericle, il grande statista ateniese che lo aveva chiamato in aiuto.

Poi tornò a Kos per occuparsi del suo centro medico, l’Asclepieon che diventò uno dei migliori ospedali dell’ epoca e alle cure mistiche si aggiunsero misure più pratiche.

Caro lettore dell’ignoto per ora ti devo salutare, ti lascio continuare la passeggiata per Kos da solo ma ci rivedremo molto presto. Alla prossima e buona lettura.

Alice Tonini

3 risposte a “Kos: Il Luogo di Nascita della Medicina Moderna #1🚑”

  1. Avatar sillydeliciouslyf76523c1d3
    sillydeliciouslyf76523c1d3

    Bello! Bello! Bello! Grazie!

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  2. Avatar luisa zambrotta

    Grazie per questo post affascinante!

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  3. Avatar La Magia e i Miti Europei: Un Viaggio Intrigante🚀 | Alice Tonini

    […] Ci siamo quindi aggirati per l’isola alla ricerca delle tracce di questa antica sapienza. Kos: Il Luogo di Nascita della Medicina Moderna #1🚑, La Magia della Medicina Antica a Kos #2. Lascio giudicare a voi quello che abbiamo trovato, io mi […]

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Pitagora: Misticismo e Creatività a Samo #2 🏛️

Lettori del mistero bentrovati. Oggi terminiamo la nostra passeggiata per l’isola di Samo, discorrendo di magia, musica e numeri, per farci una idea delle antiche radici della creatività e del misticismo legato all’arte che nei tempi antichi era considerata sacra. La Magia dei Numeri: Pitagora e Samo #1

Siamo già stati a Efeso, dove abbiamo visto una delle meraviglie architettoniche del mondo antico Viaggiate con me a Efeso: nascita di una città misteriosa tra culti mistici, magie e leggende. #1, – Viaggio nella Storia di Efeso: Dai Templi agli Scavi #2 abbiamo assistito alla nascita e alla morte di una delle città più importanti e misteriose dei tempi antichi, dove la magia d’Oriente e d’Occidente si incontrarono e il misticismo si respirava ad ogni passo La caduta di Efeso tra magia, misteri e tradizioni: simbologia e misticismo alla fine dell’impero romano. #3.

Torniamo quindi al nostro Pitagora e alla sua scuola di magia. Le fonti dell’epoca ci raccontano che di tanto in tanto Pitagora si recava al tempio per lunghi periodi a meditare. In queste occasioni il cibo che si portava appresso consisteva in semi di papavero e di sesamo, pelle di cipolla marina senza liquidi, che riteneva ricca di proprietà curative, fiore di narciso selvatico, foglie di malva e un impasto di orzo, piselli e miele selvatico. Gli piaceva anche un miscuglio di semi di cetriolo, uva passa, fiori di coriandolo, semi di malva e di porcellana, formaggio grattato, farina, crema e miele selvatico. Se tutto questo a noi non suona molto appetitoso è certo che Pitagora mangiando così arrivò ai cent’anni.

Gran parte del bagaglio di conoscenza che trasmise ai suoi discepoli lo aveva acquisito durante i suoi lunghi viaggi. Lo storico romano Porfirio (233 – 304) e il filosofo siriano Giamblico (250 – 330) scrivono entrambi che il maestro aveva appreso la geometria e l’astronomia in Egitto, l’astrologia e la numerologia in Babilonia e in Fenicia. Il suo rifiuto di consumare i fagioli ha qualche parallelo con ciò che viene prescritto nei testi indiani, ma anche gli egizi avevano la proibizione di mangiarne perchè i loro sacerdoti, secondo Erodoto, li consideravano cibo impuro. Alcuni sostengono che Pitagora avesse accettato la dottrina della metempsicosi (o della reincarnazione) dal suo primo maestro Ferecide. Altri rimandano all’India, ma sembra meno probabile. Ralph Linton, nel suo libro L’albero della cultura sottolinea che la credenza nella reincarnazione non ha origine in India perché non ne esiste alcuna menzione negli antichi Veda (i libri sacri indiani), nè tale credenza è parte culturale indoeuropea in generale, nonostante ci sia qualche riferimento alla metempsicosi nella tradizione celtica. A questo proposito è interessante notare che il biografo dei filosofi greci Diogene Laerzio nel III secolo d.C scrive che Pitagora avrebbe studiato con i sacerdoti druidi presso i celti. Ci dice ancora Giamblico, biografo di Pitagora:

https://karlovasi-square1.click2stream.com/ (Questa è la piazza di Karlovasi in live, nel caso la Webcam non fosse più in funzione fatemelo sapere con un messaggio o un commento, grazie mille.)

Egli viaggiò ovunque, affrontò rischi e pericoli di ogni tipo, avendo scelto di lasciare la sua terra e di vivere con popoli a lui stranieri. Liberò uomini da tirannie, diede indirizzi chiari la dove erano politiche confuse e aiutò città a emanciparsi. Riuscì anche a debellare illegalità e a impedire cattive azioni di uomini protervi e tirannici.

Abbiamo già visto nello scorso articolo la tendenza a dipingere attorno alla figura di Pitagora una aura mistica, quasi eroica ma non è in discussione il fatto che fosse un viaggiatore instancabile. Nonostante abbia visitato quasi tutto il mondo allora conosciuto (Siria, Arabia, Caldea, Fenicia, Egitto e probabilmente anche India e la Gallia), sempre dicendo che i viaggiatori devono imparare a lasciare i loro pregiudizi a casa, Pitagora restava comunque innamorato della sua Samo che era, e resta, una delle più belle e lussurreggianti isole della Grecia. Si tratta di un luogo unico perché piena di boschi, tanto che nell’antichità la definivano “isola delle foglie” o “coperta di querce”. Un altra caratteristica sono le sue montagne, infatti l’isola fu battezzata dai primi fenici che vi si insediarono “samos” cioè “l’alta” o “la nobile”. Le montagne sono, si pensa, dei vulcani spenti e questa teoria è rafforzata dalla presenza di moltissime caverne, una delle quali è chiamata “la candela” perché la leggenda dice che nelle notti oscure dal suo interno sembra emanare una misteriosa luce visibile. Samo è inoltre la terra natale di Era o Giunone, la moglie di Zeus o Giove. Un famoso tempio a lei dedicato fu costruito nel periodo più antico, purtroppo ora ne rimane una sola colonna. Il luogo di nascita del filosofo, un minuscolo porto che attualmente si chiama Pithagorio, sorge sul lato sud dell’isola, e un tempo ne fu la capitale. Li vicino si trova un tunnel scavato nella montagna lungo più di 400 metri che serve a incanalare l’acqua. Si dice che sia stato Pitagora stesso a fare i calcoli necessari alla sua realizzazione. Fu costruito da Policrate, uomo pubblico famoso per aver tentato incessantemente di ingraziarsi il popolo, distribuendo soldi ai poveri e donando alla città grandi opere pubbliche.

Egli governò l’isola dal 535 al 515 a.c., arrivando al potere con l’aiuto dei suoi due fratelli approfittando di una festa dedicata a Era. In seguito tolti di mezzo i fratelli si costruì una flotta di 100 navi pirata con cui terrorizzerà l’Egeo, alleandosi con Amasi d’Egitto contro i persiani. Aveva fama di essere fortunatissimo: un giorno buttò di proposito un anello di smeraldi in mare e tre giorni dopo se lo ritrova nella pancia del pesce che gli è servito per pranzo. Dagli storici viene ricordato come Policrate il Tiranno e per qualche tempo in pochi gli tennero testa. I suoi nemici a Samo si allearono con gli spartani, i corinzi e i persiani per batterlo, ma egli riuscì a resistere all’assedio e venne catturato solo quando il governatore della Lidia gli offrì dell’oro e lo convinse a recarsi sulla terraferma. Erodoto ricorda che i modi della sua tortura e della sua uccisione furono così orribili da non potersi nemmeno narrare.

Fu proprio a causa di Policrate che Pitagora abbandona Samo per trasferirsi a Crotone. Ma al tempo della partenza era già un uomo famoso, uno dei suoi motti preferiti era “I numeri prendono gli uomini per mano e li conducono, senza errori, sul cammino della ragione.” Pithagorio oggi è una delle città più tranquille della Grecia e non reca segni del grande filosofo e matematico. L’unica statua della città commemora Licurgo Logothetis, leader di una rivolta contro i turchi nel 1821.

Samo è anche città natale di altri illustri greci: Esopo autore di favole, il filosofo Epicuro, l’astronomo e scienziato Aristarco e Calistrato che per primo organizza l’alfabeto greco in 24 lettere. Oggi l’isola è conosciuta anche per il suo ottimo vino, il preferito di Lord Byron e anche dei molti turisti che la affollano. Gli abitanti godono di ottima salute e sono longevi. Inoltre sono anche famosi per essere intelligenti e per saper prevedere eventi futuri con inquietante bravura. Insomma tutto sommato non sarebbe un brutto posto dove vivere.

Ma torniamo al maestro. Pitagora fonda la sua accademia a Crotone, scegliendo quella che all’epoca era una piccola città con un buon porto naturale, inoltre il suo nome significa “oracolo di Pizia”, un riferimento diretto all’oracolo di Delfi, dal quale deriva anche il nome di Pitagora. Abbiamo già visto che alcuni dei pitagorici consideravano il loro maestro una reincarnazione del dio Apollo. Egli aveva cinquanta anni quando diede vita alla sua accademia a Crotone, una scuola alla quale i discepoli davano tutto quello che possedevano riservandosi il diritto di riprendersi tutto se avessero scelto di andarsene. Quando questo succedeva gli altri discepoli erigevano una tomba con il nome di chi se ne era andato e di lui non si doveva più parlare.

Il maestro che considerava i due sessi alla pari, accettava sia uomini che donne ma richiedeva indistintamente a tutti di vestirsi con semplicità e comportarsi con sobrietà: “Senza abbandonarsi al riso, ma senza nemmeno essere troppo severi.” Così riferisce Will Durante nel suo libro Vita della Grecia. Ai suoi studenti era proibito praticare sacrifici, uccidere animali non pericolosi all’uomo e abbattere alberi. Non dovevano mangiare carne, uova o fagioli. La proibizione di questi ultimi era interpretata in molti modi. Cicerone pensa che fosse per il fatto che questi disturbano la mente durante il sonno, Aristotele dice che i fagioli sono simbolo di dissolutezza e che il loro divieto significa anche richiesta di castità. Il fagiolo è il simbolo arcaico della donna e poteva quindi anche essere una richiesta velata di astenersi dal sesso. A quel tempo si usavano i fagioli anche per le votazioni, e qualcuno ha teorizzato che il veto che li colpiva fosse una allegoria della proibizione al far politica e all’assumere cariche pubbliche. Lui diceva solamente che i fagioli erano l’anima dei morti. Sul mangiare carne Pitagora era meno ambiguo. Diceva che questa ottundeva le facoltà mentali e le capacità di ragionamento dell’uomo. Suggeriva quindi ai giudici di astenersi dal mangiare carne prima di un processo se volevano dare un verdetto onesto e intelligente.

Allorchè i suoi studenti erano pronti per gli studi più avanzati, le fonti dell’ epoca raccontano che erano già arrivati al punto che la percezione extrasensoriale e la chiaroveggenza, doti interiori profonde, erano pronte a manifestarsi, specialmente visto che gli insegnamenti più alti venivano impartiti sempre di notte, sul mare o nelle cripte dei templi illuminate dalle fiamme della nafta.

Le condizioni per arrivare all’iniziazione erano dure e molte a noi suonano arbitrarie, anche perché non conosciamo il ragionamento che le sottendeva. Perché per esempio metteva in guardia contro il guardare in uno specchio vicino a una fonte di luce o il raccogliere quel che era caduto? Quale superstizione sconsigliava di toccare un gallo bianco o di stare sotto lo stesso tetto delle rondini? Forse alcune di queste credenze erano gli ultimi frammenti di riti religiosi più antichi? Comunque sia Pitagora voleva che queste proibizioni venissero assolutamente rispettate e alla fine fu proprio questo a portarlo alla morte. Alla veneranda età di cento anni, dopo aver sposato a sessanta anni una delle sue allieve e aver avuto sette figli purtroppo morì. Un certo Silone, un ricco e importante cittadino di Crotone, al quale fu rifiutata l’ammissione all’accademia, imbestialito da tale diniego raduna un banda di assassini e fece dar fuoco alla scuola e uccidere il maestro.

Dopo la dipartita altre scuole pitagoriche furono saccheggiate e bruciate, forse perché la loro influenza venne considerata un pericolo per i poteri politici dominanti. In questo modo però molti dei segreti matematici che non erano mai stati messi per iscritto andarono perduti, anche se per secoli una scuola di natura quasi mistica sparsa nelle città di quella che allora era la Magna Grecia continuò a diffondere una parte degli insegnamenti.

Ma quali erano questi misteriosi insegnamenti? Una parte l’abbiamo già vista nello scorso articolo dove abbiamo parlato dell’importanza della numerologia e della musica. I pitagorici credevano che tutto ciò che esiste ha una voce e che tutte le creature, secondo le parole di Emil Neumann, «cantano eternamente le lodi del creatore.» Platone che fu molto attivo come neopitagorico, 150 anni dopo la morte del maestro credeva fermamente nell’efficacia della musica e pensava che non fosse solo utile a dare buone emozioni, ma anche «a imprimere l’amore in tutto ciò che è nobile e l’odio in tutto ciò che è malvagio.» Nella sua opera Storia della musica Neumann dice inoltre che sia Platone, sia Damone di Atene, il maestro di musica di Socrate, erano d’accordo nel pensare che l’introduzione di una scala poco armonica potesse danneggiare un paese e che alterare una chiave musicale potesse scuotere una nazione dalle fondamenta.

Le sette sacre vocali: alfa, epsilon, eta, iota, omicron, ipsilon e omega si credeva avessero una importante relazione con i sette pianeti; e i nomi di Dio si pensava fossero formati dalle combinazioni di queste sette armonie planetarie. I primi strumenti musicali avevano sette corde e gli antichi egizi usavano solo i sette suoni primari per i loro canti sacri proibendo nei loro templi ogni altro suono. Platone scrisse che i greci avevano appreso gli aspetti filosofici e terapeutici della musica dagli egizi i quali a loro volta consideravano Thot, il greco Ermes, fondatore dell’ arte. Alcuni poemi e canti esistevano nell’ antico Egitto da almeno 10.000 anni, diceva ancora Platone ed erano di una bellezza tale da essere ritenuti opere divine. Ci fu un momento storico nell’antica Grecia nel quale la dissonanza era proibita per legge e un musicista che componeva un brano considerato dannoso veniva messo al bando, avendo commesso un crimine contro il bene comune.

Lo stesso valeva anche per un architetto che avesse costruito un edificio in maniera asimmetrica. Pitagora credeva che nei tempi più antichi quando un architetto disegnava un grande edificio, un tempio o un altare, lo doveva immaginare come un magnifico accordo sinfonico e lo doveva sviluppare in armonia con questa specifica vibrazione. Egli spiegava ai discepoli che avrebbero potuto camminare per le strade di una città qualsiasi con un liuto tra le mani e trovare la nota fondamentale che si riferisse a un qualsiasi edificio anche una nota distruttiva che trovata poteva addirittura radere al suolo l’ edificio stesso. «Ci rendiamo anche conto,» continuava «che ogni suono, come ogni colore, ha un certo effetto sulla mente, sia sull’immaginazione, sia su un edificio.»

Il termine medicina musicale è un concetto pitagorico. Difatti il maestro usava la musica per calmare i suoi studenti prima del sonno e per rendere i loro sogni profetici. Si dice che abbia placato la frenesia di un giovane mentre stava raccogliendo della legna per bruciare la casa della sua fidanzata convincendo un suonatore di flauto che si trovava nelle vicinanze a cambiare la musica. Scriveva Giamblico: «Ci sono delle melodie pensate come rimedi contro le passioni dell’ anima, o contro lo sconforto, studiate appositamente da Pitagora, perché fossero d’aiuto in queste difficili circostanze. Egli compose delle altre melodie, contro l’ira, il furore e diverse aberrazioni dell’animo umano. Esiste inoltre una particolare modulazione inventata come rimedio contro i desideri.»

È sempre Giamblico che nel suo libro Vita di Pitagora riporta alcuni dei più famosi aforismi del maestro, la cui brevità racchiude una saggezza non rilevabile a prima vista, ma soltanto dopo una lunga meditazione.

Controlla la tua lingua, prima di ogni cosa, seguendo gli dei. Del vento che soffia, adora il suono. Non offrire la tua mano destra al primo che capita. Fai sacrifici, e adora, a piedi nudi. Se perdi il pubblico favore, cammina lungo sentieri nascosti. Non tagliare il fuoco con la spada. Togliti da dosso ogni bottiglia d’aceto. Non fare un passo oltre la trave che equilibra. Lasciata la tua casa, non voltarti indietro che le furie saranno alle tue calcagna. Non mangiare il cuore.

Il pentacolo, uno dei grandi simboli della magia, era il segno di riconoscimento dei pitagorici che lo chiamavano Salute. Uno dei simboli pitagorici meno conosciuti invece era la T, la cui barra superiore stava a indicare le due vie: le strade che si dividono, la sinistra verso la conoscenza terrena, la destra verso quella divina. In molti paesi questa lettera è il simbolo della vita e nel deserto segnala la presenza dell’ acqua.Vale la pena ricordare che recenti scoperte nel campo della fisica quantistica, della meccanica delle onde, oltre naturalmente alle teoria della relatività, hanno portato alcuni scienziati contemporanei a definirsi neopitagorici. Pitagora e Confucio (550- 478 a.C.) erano contemporanei e il grande libro cinese dello I-Ching (Il libro dei mutamenti) tenuto in alta considerazione da Confucio, e ancora oggi molto consultato come libro di divinazione, contiene, secondo l’Enciclopedia Britannica, elementi di numerologia, mescolati a elementi di realtà vicini al pensiero pitagorico.

Pitagora stesso non ha lasciato scritti nè religiosi né mistici, ma nella sua lunga vita ha istruito moltissimi discepoli e i suoi insegnamenti sono stati seguiti per secoli dopo la sua morte. Le ferree regole di segretezza imposte ai suoi seguaci hanno fatto si che gli scrittori in seguito attribuissero alla sua figura troppa importanza facendolo diventare una specie di divinità. Benjamin Farrington nel suo libro Scienza e politica del mondo antico racconta che Pitagora credeva nella divinazione per mezzo delle stelle, dei sogni, delle allucinazioni e del delirio, del volo degli uccelli, delle viscere degli animali sacrificati, e anche di alcune piante e verdure. «Il filosofo Epicuro», osserva lo scrittore, «al contrario fu l’unico a rifiutare queste false Scienze e ad attaccare i seguaci». Duecento anni dopo la morte di Pitagora, Epicuro fu il primo, nella sua scuola di Atene a «organizzare un movimento per la liberazione dell’ umanità dalla superstizione.» Ma a parte questa critica sono ben pochi quelli che non hanno parole di ammirazione per il filosofo, da tutti considerato uno degli uomini più illuminati della sua epoca.

Pitagora fu il primo maestro a tenere una scuola dove gli allievi si aiutavano a vicenda, dove si imparava ad avere dimestichezza con la matematica, la musica e l’astronomia. La prima regola che insegnò ai suoi discepoli fu il silenzio, condizione essenziale per la concentrazione. «Era Pitagora», dice Manly P. Hall, «la personificazione del potere, della maestà al cospetto del quale tutti si sentivano umili, soggiogati…» La sua influenza sulle persone che lo circondavano era enorme, e una lode di Pitagora riempiva i discepoli di estasi, addirittura un suo seguace si suicidò quando il maestro si era momentaneamente irritato per una sua manchevolezza. Pitagora fu così scosso da tale tragedia che non proferì più parole scortesi, ne critiche ad alcuno.

Che altro aggiungere, una visita a Samo, anche se breve, permette al visitatore di entrare in qualche modo in sintonia con Pitagora, uomo di grandi doti e saggezza il cui nome rimane sovrano negli annali del mistero e della magia.

E con questo possiamo terminare il nostro soggiorno a Samo e prepararci per un altra destinazione, vi prometto cari lettori del mistero che non sarà un viaggio lungo, giusto qualche ora…Nel frattempo buona lettura e alla prossima!

Una replica a “Pitagora: Misticismo e Creatività a Samo #2 🏛️”

  1. Avatar La Magia e i Miti Europei: Un Viaggio Intrigante🚀 | Alice Tonini

    […] ●Proseguiamo il nostro viaggio tra le isole dell’ Egeo alla ricerca di fatti e notizie tra le leggende che riguardano Pitagora, Ippocrate, Platone e Atlantide, terra del mito per eccellenza. Ci siamo quindi fermati sull’isola di Samo, la partia dei numeri e della musica dove nacque e visse una parte della sua vita il maestro Pitagora. Con lui abbiamo approfondito le influenze della matematica e della musica sul misticismo, abbiamo visto come veniva utilizzata la magia della musica per curare le malattie e costruire le città. La Magia dei Numeri: Pitagora e Samo #1, Pitagora: Misticismo e Creatività a Samo #2 🏛️. […]

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La Magia dei Numeri: Pitagora e Samo #1

Benvenuto lettore dell’ignoto, spero tu abbia già pronte le valige perché stiamo per ripartire. Siamo appena tornati da Efeso, luogo d’incontro tra la magia d’oriente e d’occidente, luogo in cui è esistita una delle incredibili meraviglie dell’antichità e sono già pronta per portarti all’isola greca di Samo, patria della magia dei numeri e della musica, luogo di nascita del misterioso Pitagora, fondatore dell’ omonima scuola.

A differenza di Efeso di cui ci sono rimaste solo poche rovine disseminate in una zona paludosa, Samo è una ridente isoletta soleggiata ricca di vigneti, ulivi e alberi da frutto. Un buon posto per passare qualche giorno di vacanza. Purtroppo però i segni del passaggio del maestro sono molto pochi e non sempre facili da cogliere.

Ma Samo non è solo una meta turistica con dell’ ottimo vino ma è anche famosa per i reperti archeologici rinvenuti e perché ha dato i natali a personaggi come Epicuro, Anacreonte e ovviamente al maestro Pitagora. Proprio quest’ultimo è oggetto dell’articolo di oggi. Mentre passeggiamo nel porto di Vathy lascia che ti racconti della storia di Pitagora e dei suoi legami con la numerologia, con la mistica e le scienze occulte della musica.

Il simbolismo legato al misticismo della scuola pitagorica vede tra i simboli più importanti il pentacolo Pitagorico, esso era il segno di riconoscimento di Pitagora e dei suoi discepoli. Ed è oggi ritenuto simbolo di salute.

Samo, una delle più verdi isole greche e una delle più vicine alla Turchia, nel 1955 celebrò un evento singolare: il duemilacinquecentesimo anniversario della nascita della prima scuola di filosofia nel mondo. Fondata da Pitagora che fu la prima persona a usare la parola “filosofo” nel significato di “amante della saggezza” e le sue scoperte influenzano ancora oggi il nostro modo di pensare. Basterebbero i suoi contributi al mondo della matematica e della musica per renderlo degno di rispetto e ammirazione: matematica e musica noi lettori del mistero sappiamo bene che sono le forme basilari della magia del mondo greco, ma c’è di più, molto di più in Pitagora e di più dobbiamo alla sua scuola.

Alcuni scrittori antichi pensavano che quest’uomo, la cui saggezza era stata prevista dall’oracolo di Delfi, fosse lui stesso un Dio mandato sulla terra per istruire e recar saggezza al genere umano. Godfrey Higgins, nel suo Anacalypsus avanza l’ipotesi che il mito di Pitagora possa essere anche la base per il mito di Gesù. A ogni buon conto la saggezza e la conoscenza attribuitegli non hanno confronti. Nel volume Gli insegnamenti segreti di tutte le epoche, P.Hall ci fa sapere che Pitagora era in grado di parlare con gli spiriti dell’acqua:

“Con la mente poteva fare cambiare direzione di volo a un uccello, convincere un orso a cessare le sue devastazioni in un villaggio, persuadere un toro a cambiare dieta. Era anche dotato di una seconda vista che gli consentiva di prevedere e descrivere con grande precisione fatti non ancora avvenuti, superando quindi spazio e tempo.”

Vi dice niente l’ultimo film di Indiana Jones? Si dice che il maestro possedesse una ruota straordinaria per mezzo della quale era in grado di predire gli eventi futuri.

Parliamo adesso dei numeri sacri di Pitagora e della loro connessione con la magia. Avete mai sentito parlare della teoria della triangolarità? Secondo Pitagora tutto in natura poteva essere diviso in tre parti e la porta verso la conoscenza era a suo giudizio, la capacità di vedere il problema in chiave triangolare. “Trovate il triangolo” diceva, “e il vostro problema è per due terzi risolto”. Anche il mondo, quindi poteva essere diviso in tre parti. Quasi tutto il creato, tutti gli esseri che si sostentavano di cibo materiale erano, per lui, la parte bassa, inferiore del mondo. Al di sopra esisteva un Mondo Superiore e sopra ancora un mondo Supremo. A questo sommo livello, sosteneva Pitagora, l’uomo può solo aspirare, se riesce a trascendere la sua natura materiale, a essere accettato dagli dei e a dividere con loro l’immortalità.

Torniamo indietro di qualche anno, ricordate quando è nato? Pitagora figlio di un gioielliere di nome Mnesarco, era nato a Samo nel 582 a.C. Ancor prima della nascita era già stato consacrato ad Apollo dio della luce, e aveva solo un anno quando la madre lo portò in un tempio in Libano dove un grande sacerdote israelita gli impartì una benedizione speciale. Fu sin da piccolo sotto l’influenza di Talete, considerato il più saggio dei sapienti in Grecia. Avrebbe poi trascorso parte della sua giovinezza in Egitto, dove fu inventata la geometria che da quelle parti era necessaria per calcolare l’estensione delle piene del fiume Nilo e quindi lo spazio fertile a disposizione.

La matematica divenne ben presto la passione del giovane Pitagora affascinato dagli studi della mistica dei numeri, in modo particolare era affascinato dal numero 10 (la somma di 1, 2, 3, e 4) che acquista importanza sia perché, a suo parere, il numero perfetto doveva contenere un numero uguale di cifre pari e dispari, sia perché egli pensava che il 10 fosse “il principio della salute”. Per dimostrare la sua teoria, soleva costruire una piramide di sassolini (con una base di 4 sassolini, poi 3 ecc.) a riprova di come il 10 andasse a formare un perfetto triangolo. I cieli, a suo dire, contenevano 10 corpi celesti in movimento: la terra, l’anti terra, il sole, la luna, cinque pianeti e le stelle fisse. Nella mistica magica di Pitagora ogni numero riporta agli altri: il tre porta al dieci e viceversa.

Ma le conoscenze di Pitagora non si limitano certo solo alla matematica e alla geometria. Egli circonda di aura mistica e magica anche la musica. Uno dei suoi esperimenti più famosi riguarda la sperimentazione con delle corde di lunghezza e grossezza diversa, la cui tensione (e tono conseguente) poteva essere cambiata girando un vite. La corda più corta produceva il suono più acuto, quella più lunga il suono più basso. Il passo successivo furono le sperimentazioni sulle proporzioni e le misure; Pitagora trova tre consonanze: l’ottava (½), la quinta (⅔) e la quarta (¾). “Le armonie”, conclude, “dipendono dalle proporzioni matematiche”.

https://enalion.click2stream.com/ (qui trovate una visuale live della Webcam dal porto di Samo. In caso non sia più on line fatemelo sapere con un messaggio o un commento, grazie mille.)

Gli aneddoti, veri o inventati che riguardano la vita del maestro sono innumerevoli, forse a causa dell’aura di mistero che lo circondava. Credo che la sua fama lo precedesse e molto probabilmente ogni persona che lo incontrava aveva un qualche episodio da raccontare e tramandare. Ad esempio lo statista romano Boezio, del VI secolo d.C., racconta un aneddoto a proposito delle ricerche sulla musica. Pitagora un giorno mentre passava davanti alla bottega di un fabbro, si ferma ad ascoltare il battere dei martelli sull’incudine. Il suo udito fu colpito da un suono in armonico. Entrò nella bottega e pesò i martelli; scoprì che quattro erano in proporzione matematica 12, 9, 8, 6 mentre il quinto no. Eliminato quello fece battere nuovamente gli altri scoprendo che il più pesante era il doppio di quello più leggero, aveva un suono più basso di una intera ottava.

L’aneddoto è delizioso, ma purtroppo, come dice Benjamin Farrington nel suo libro Scienza Greca: “C’è una certa confusione nella tradizione, perché l’esperimento con i martelli non darebbe i risultati che il racconto prevede”. Ma a noi poco importa della credibilità o meno dell’ aneddoto, a noi interessano il fascino emanato da quest’ uomo le cui conoscenze matematiche e mistiche si mescolavano a tal punto da renderlo una figura affascinante per i suoi contemporanei e non solo.

Torniamo alla magia della musica, della teoria dell’ armonia delle sfere cosa vi ricordate?

<La funzione della geometria è quella di allontanarci dal percettibile e dal caduco per portarci nella sfera dell’intelligenza e dell’eternità. Poiché la contemplazione dell’eterno è lo scopo della filosofia così come la contemplazione dei misteri è lo scopo della religione.>

Plutarco

Volgendo la sua attenzione all’eterno, Pitagora come passo successivo sviluppa la teoria dell’armonia delle sfere. “La distanza tra il Sole e la Terra”, ipotizzava, “è doppia di quella esistente tra la Terra e la Luna, la distanza di Venere è tre volte maggiore, quella di Mercurio quattro volte, e quella degli altri pianeti in proporzione. Ne consegue l’armonia dell’universo, l’armonia delle sfere appunto, un’armonia più intensa e profonda di quella che suoni mortali possono produrre”.

Aristotele, che era scettico a proposito della magia del numero 10, sosteneva che i pitagorici avevano inventato l’Anti-Terra per adattare i fatti alle loro opinioni; era invece più affascinato dall’idea dell’armonia delle sfere e cerca di spiegare perchè, se questa musica era vera in senso letterale, reale, le persone non erano di fatto in grado di udirla. “Questi suoni”, diceva, “sono con noi sin dalla nascita, così che noi non abbiamo mai sentito il silenzio vero, il quale non si è quindi mai contrapposto a questa musica, proprio come a chi lavora il bronzo, il continuo assordante rumore che provoca pian piano gli diventa indifferente, non lo sente più”.

Ma torniamo alla figura di Pitagora maestro di magia. Quando decide di darsi all’ insegnamento trova discepoli dapprima alla scuola di Samo e poi nel 529 a.C. a Crotone, in Italia, dove si era trasferito (ma di questo parleremo nel prossimo articolo).

Organizza la sua scuola secondo regole e precetti che egli stesso detta. I suoi seguaci avevano l’obbligo di meditare e di esaminare quotidianamente le proprie coscienze. Il filosofo una volta disse anche ai suoi pupilli che “la dominazione della lingua” è uno dei successi più difficili da raggiungere. Pensiero che secoli dopo echegga nelle parole del suo famoso discepolo Apollonio di Tiana, che rimase per cinque anni di fila senza parlare dopo aver affermato che “la loquacità ha molti svantaggi, il silenzio nessuno”. Nonostante Pitagora fosse morto da quattro secoli quando Apollonio nacque in Asia Minore, attorno al 4 a.C., gli insegnamenti del maestro erano ancora molto diffusi. Il giovane prese il voto dei pitagorici assoggettandosi alla loro severa disciplina e viaggiando moltissimo, così come il maestro aveva fatto molto tempo prima di lui. La biografia scritta da Filostrato è la sola fonte di informazione che abbiamo su Apollonio di Tiana, sui miracoli che si dice abbia compiuto e sul modo misterioso in cui sparì invece di morire.

Nella sua scuola, Pitagora, iniziava e concludeva la giornata con dei canti e curava molti disturbi con composizioni musicali scritte appositamente per il malato. I nuovi iniziati, se si dimostravano degni, venivano ammessi e potevano passeggiare liberamente in una sorta di vestibolo interno del tempio. “In quella palestra”, scrive W. J. Colville in Misteri antichi e Rivelazioni, “gli adepti erano incoraggiati a esprimere le loro opinioni e i loro pensieri, e a volte lo stesso Pitagora appariva inaspettatamente e si metteva a conversare con uno sconosciuto; osservando le sue parole e i suoi gesti arrivava a conclusioni che erano sempre esatte. In particolare il maestro prestava grande attenzione al portamento e al modo di ridere, che sono sempre atteggiamenti rivelatori del carattere delle persone. Aveva anche fatto uno studio così approfondito dei tratti del viso che vi sapeva leggere inclinazioni e disposizioni al primo sguardo”.

Dopo alcuni mesi di tirocinio preliminare, l’aspirante pitagorico veniva sottoposto a varie prove, una delle quali consisteva nel passare la notte in una grotta infestata da forze misteriose che assumevano forme raccapriccianti. Se il candidato aveva sufficiente coraggio per superare la prova, passava dagli stadi iniziali che duravano dai due ai cinque anni, alla fase nella quale veniva accettato nella casa del maestro insieme con gli altri discepoli. “Solo allora cominciava la vera iniziazione. A questo punto veniva data un’esposizione razionale della dottrina occulta, basata soprattutto sulla scienza dei numeri, la cui valenza esoterica non era rivelata agli esterni ma solo agli adepti che se ne erano mostrati degni”.

“La distinzione tra matematica per tutti e quella sacra riservata agli adepti era grande”. Le lezioni cominciavano al mattino, in piena luce, normalmente all’aperto sotto i raggi del sole. Perché il maestro, come l’imperatore Giuliano che seguirà i suoi precetti quasi 700 anni dopo, credeva nel sole come “fuoco dentro tutto” e pensava che l’energia emanasse da ogni essere vivente, come da ogni modello, da ogni forma, da ogni organizzazione esistente in natura.

Credo che per la prima parte del nostro viaggio possa bastare, la prossima volta torniamo a parlare della scuola pitagorica e dei precetti magici che insegnava. Fino ad allora buona lettura a tutti voi lettori dell’ignoto.

Alice Tonini

5 risposte a “La Magia dei Numeri: Pitagora e Samo #1”

  1. Avatar Francesca Monteverdi
    Francesca Monteverdi

    la grafica del sito nuovo è pazzesca!

    Piace a 1 persona

  2. Avatar sillydeliciouslyf76523c1d3
    sillydeliciouslyf76523c1d3

    Bello! Come sempre un bel lavoro di ricerca. Io non amo i numeri (proprio per niente) ma trovo interessante la storia di Pitagora, che conoscevo solo come matematico e di conseguenza non avevo mai approfondito. Grazie e… alla prossima.

    Piace a 1 persona

  3. Avatar Pitagora: Misticismo e Creatività a Samo #2 🏛️ | Alice Tonini

    […] Lettori del mistero bentrovati. Oggi terminiamo la nostra passeggiata per l’isola di Samo, discorrendo di magia, musica e numeri, per farci una idea delle antiche radici della creatività e del misticismo legato all’arte che nei tempi antichi era considerata sacra. La Magia dei Numeri: Pitagora e Samo #1 […]

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  4. Avatar La Magia e i Miti Europei: Un Viaggio Intrigante🚀 | Alice Tonini

    […] visto come veniva utilizzata la magia della musica per curare le malattie e costruire le città. La Magia dei Numeri: Pitagora e Samo #1, Pitagora: Misticismo e Creatività a Samo […]

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Letteratura fantascientifica: dalla nascita della fantascienza fino ai viaggi di Gulliver

 Prima dei film di fantascienza è nata la letteratura fantascientifica, un genere da cui i produttori hanno tratto e traggono ispirazione a mani piene. E non è un genere nuovo perchè i temi fantascientifici sono oggetto di speculazioni da sempre. E poi si tratta di un genere che spesso e volentieri va a braccetto con l’horror, lo testimoniano alcune produzioni davvero notevoli…di cui parleremo presto.

Prima di partire però ritengo giusto darvi una definizione di fantascienza come la intenderemo qui così non avete dubbi visto che ci sono dozzine di definizioni diverse. 

Per i nostri propositi da blog per definire un libro fantascientifico esso deve seguire una di queste regole:

La storia si svolge nel futuro. O in quello che era il futuro al tempo in cui è stato scritto. Oppure la storia si svolge in una linea temporale alternativa nella quale gli eventi storici hanno preso una piega differente. (es. una seconda guerra mondiale con un finale diverso)

Usano tecnologie che non esistono o non esistevano quando il libro è stato scritto. (es.viaggi nel tempo o velocità supersoniche)

Gli eventi sono basati su logica e razionalità. Anche se i personaggi e gli eventi sono fantastici, le spiegazioni sono sempre logiche e razionali, basate sul funzionamento di questo universo. L’opposto del fantasy o dell’horror, dove le idee possono anche svilupparsi tramite la magia o l’intervento divino anche se, come già abbiamo detto all’inizio, l’horrr e la fantascienza vanno spesso iniseme dando vita a produzioni di livello notevole come Alien (Scott, 1979). 

La fantascienza nell’antica grecia?

Quale sia il nome o la definizione che volete dargli quando è nata la scienza li è nata la fantascienza, un esempio lo abbiamo nelle speculazioni dei filosofi e con i filosofi naturali le cui riflessioni hanno indagato e studiato i misteri della natura fin dalla antichità. 

Platone fu forse il primo scrittore fantascientifico?

Uno dei primi esempi di letteratura speculativa se non direttamente fantascienza per come la definiamo qui può essere trovato tra le opere dell’antica grecia, Platone produsse La Repubblica: un trattato sulla natura della società. In esso l’autore immaginò una società dove i governanti (l’aristocrazia) vivenano in modo comune e in povertà (diciamo  qualcosa di simile) e pianificavano le unioni tra famiglie per migliorare la qualità della loro classe portando uguaglianza tra i sessi (almeno per chi governava) e proponeva l’educazione universale. Ovviamente queste sono solo le linee principali, è più complesso di così ma vi rende l’idea della visione futuristica proposta dal filosofo.

Il volto di Platone in un recente ritrovamento 

Avanti qualche centinaio di anni rispetto al II secolo a.C incontriamo il greco satirista Luciano di Samosata che scrisse due racconti sui viaggi spaziali. Nel primo il classico eroe Ulisse e la sua barca sono sparati sulla luna da una tromba marina, qui trova una guerra in corso tra il re della luna e quello del sole per i diritti sul pianeta giove (abbastanza attuale come tema). Il secondo racconto Icaromenippus, vede l’eroe Menippo viaggiare fino alla luna con le ali fatte di uccelli. Questi racconti sono rimasti popolari nel tempo, soprattutto nel 17° secolo quando fu Keplero a tradurli in latino. 

Un ritratto del nostro matematico 

Keplero e la fantascienza? Si, ma non solo…

Keplero non si limitò a tradurre dei racconti fantascientifici ma ne produsse esso stesso. Somnium, originariamente scritto nel 1609, nel quale un uomo si lancia sulla luna assistito da sua madre, una strega (fa eco ad un elemento presente nella vita di Keplero sua madre venne accusata di stregoneria ma mai condannata). Keplero usò la ragione scientifica dell’epoca per immaginare elementi della storia come la spinta gravitazionale durante il lancio e la perdita di peso seguente durate il tragitto terra luna. Un peccato che il racconto di Keplero non venne mai scoperto fino alla sua morte e venne pubblicato solo nel 1634, quando l’autore era ormai scomparso.

Keplero non fu l’unico pensatore rinascimentale attratto dalla narrativa speculativa. Il più famoso fu sicuramente Sir Thomas More (Tommaso Moro in italiano), il cui trattato sulla società ideale pubblicato nel 1516  e intitolato Utopia diede a quel tipo di società il nome (la parola in modo letterale significa “in nessun posto”). L’utopia di More include la tolleranza religiosa – ironico visto che lui perderà la testa proprio rifiutandosi di riconoscere Enrico VIII come capo della chiesa di inghilterra. 

Ma non abbiamo ancora finito. Un centinaio di anni più tardi, nel 1638, due scrittori inglesi fantasticarono della vita sulla luna e su come una persona potesse farsi un giro in quei luoghi. Il primo fu Francis Godwin, vescovo di Hereford, il cui racconto pubblicato postumo L’ uomo sulla luna vede l’eroe visitare la luna in modo inintenzionale su un carro trainato da anatre solo per scoprire che è disabitata. Quest’opera è ritenuta la prima opera fantascientifica in inglese. Il secondo scrittore fu John Wilkins, fratellastro di Oliver Cromwell, che scrisse (da notare il titolo esaustivo) La scoperta di un mondo sulla luna, un discorso che vuole provare che è probabile che ci sia un altro mondo abitabile su quel pianeta. La terza edizione di questo libro conteneva anche il pensiero di Wilkins sui viaggi nello spazio, ispirati dalle sue letture di Godwin. Ovviamente il titolo venne accorciato per motivi di stampa.

Ecco il nostro John Wilkins, prelato anglicano

Nel 1668 le donne raggiunsero il rango di scrittrici speculative quando Margharet Cavendish duchessa di newcastle, pubblicò The Blazing World, un lavoro utopico che include l’idea di un viaggio extracorporeo e nel quale la duchessa stessa fa una apparizione viaggiando dalla terra alla luna e ritorno. In aggiunta a essere la prima scrittrice di fantascienza la Cavendish puo essere definita la prima “Mary Sue” – untermine utilizzato per indicare quegli scrittori che idealizzano versioni di sé nelle loro storie. 

Da qalche parte nel 17° secolo altri scrittori e pensatori hanno messo in piedi storie di società future e viaggi interstellari, incluso il frate domenicano Tommaso Campanella che nel 1602 scrisse l’utopico La città del sole che descrive dettagliatamente una società comunista teocratica e il leggendario Cyrano de Bergetac con l’opera Una storia comica degli stati e degli imperi del sole e della luna. Fu influenzato da Godwin e pubblicato postmortem nel 1656. Quest’ultima opera non solo influenzò Jonathan Swift e Voltaire che provarono di loro mano la fiction speculativa ma diede anche credito a Arthur C.Clarke come primo ad avere l’idea dei razzi (l’eroe usava fuochi d’artificio per volare) e anche del ramjet, un tipo di jet che lavora in una atmosfera sottile. 

Nel 18° secolo due satiristi europei tra i più importanti e famosi hanno affrontato i temi della fantascienza: Jonathan Swift con I viaggi di Gulliver  del 1726 e Voltaire con Micromegas pubblicato nel 1756. I viaggi di Gulliver è fantascienza nel modo in cui specula ed ha influenzato la letteratura fantastica fino a oggi. È anche ricordato per la descrizione delle due lune di marte in modo più o meno preciso. Micromegas è meno conosciuto ma mescola satira e scienza nella storia di due enormi creature provenienti da Saturno e dalla stella di Sirio che si intrattengono in una conversazione colta e se la ridono trovando gli umani divertenti. Ma in fondo come dargli torto?

E con questa introduzione alla letteratura fantascientifica oggi vi lascio. Tornerò presto con un articolo sulla letteratura fantascientifica vittoriana e delle novità imperdibili, restate connessi e per chi di voi ancora non l’avesse fatto iscrivetevi alla newsletter.

Buona lettura a tutti!

Alice Tonini