Dai lupi mannari alle case infestate: arriva l'horror moderno

Lettori dell’ignoto rieccomi con un articolo sulla storia  del cinema horror e questa volta parleremo dei licantropi e delle case stregate. Torneremo ad occuparcene anche in un altro paio di articoli sui sottogeneri che hanno iniziato a svilupparsi nel mercato cinematografico per motivi di marketing.

 

 

Qualcuno dice che Hollywood abbia inventato i licantropi, ma il mito del licantropo risale all’antica Grecia. Nelle storie di Erodoto (450 – 29 a.C.) si parla dei Neuri, una tribù Scitiana che una volta l’anno vede i suoi membri trasformarsi in lupi per alcuni giorni per poi farli tornare alla forma umana. Anche Ovidio (42 – 17 a.C.) nella sua Metamorfosi ci parla di uomini che diventano lupi.

I lupi mannari, nel folklore europeo, quando si presentano in forma umana sono riconoscibili da alcuni tratti somatici caratteristici come le sopracciglia folte, le unghie lunghe e ricurve e la presenza di peli sotto la cute. In Russia si crede che un lupo mannaro si possa riconoscere perchè ha dei peli in bocca, mentre nella forma animale non presenta la coda e ha occhi e voce umani. In Svezia i lupi mannari corrono su tre gambe mentre la gamba mancante diventa una coda. Inoltre è credenza che dissotterrino i corpi appena sepolti per nutrirsene Nel diciannovesimo secolo i lupi
mannari smettono di essere solo uomini e nasce la credenza che possano essere anziane streghe con le unghie avvelenate in grado di immobilizzare con uno sguardo le vittime. La credenza europea più diffusa era quella che i lupi mannari nascessero tali salvo poi, dal 1800 circa, affermarsi la tradizione che la trasformazione può avvenire dormendo sotto alla luna piena, indossando una pelle di lupo o durante una crisi epilettica.

La trasformazione tramite morso o graffio è una invenzione moderna, perpetuata da film e telefilm, nei miti è raro trovare traccia di un contagio di questo genere. E’ più probabile che sia ispirata alle storie di vampiri dell’Europa dell’est, infatti nel medioevo le persone uccise perchè sospettate di essere lupi mannari si dice venissero bruciate e non sotterrate proprio per evitare il
loro ritorno sotto forma di vampiro.

Il primo film sui lupi mannari di cui si trova traccia è della Universal Studios intitolato Werewolf of London (Walker 1935) arrivato in Italia con il titolo di Il segreto del Tibet. Il protagonista fu Henry Hull che interpretò Wilford Glenton, un botanico inglese. Durante un viaggio in Tibet viene aggredito e morso da una misteriosa creatura. Quando si trasforma in uomo lupo ha un istinto innato per cacciare e uccidere salvo pentirsi a cose fatte. Nel finale viene ucciso a colpi di arma da fuoco e così può tornare alla sua forma umana appena prima di morire.

 

Il film non fu un grande successo, all’epoca venne accusato di essere troppo simile al Dottor Jekill e Mr Hide (Mamoulian1931). Gli anni sono passati e oggi i critici lo indicano invece come un grande classico. Una somiglianza tra i due film è innegabile perchè in entrambi ogni volta che il personaggio si trasforma diventa sempre più simile ad un animale suggerendo una progressione
nello sviluppo del mostro ma le storie traggono origine da fonti diverse. The Wolf Man (Waggner 1941) con Lon Chaney Jr. è più conosciuto dei precedenti e per la Universal fu un successo al
botteghino tale da sdoganare il lupo mannaro come personaggio classico appartenente al mondo del cinema horror. Successivamente Cry of the Werewolf (Levin 1944) porta al grande schermo per la prima volta una donna lupo, bisognerà però aspettare fino al più recente Ginger Snaps (Fawcett
2000) perchè un’altra donna lupo sia d’impatto sulla scena. Il lupo mannaro tende ad essere una figura mascolina, aggressiva e ferale ma Ginger Snaps è un buon film e anche il sequel non è male, magari in futuro ci saranno altri film con protagoniste lupo.

 

 

L’invasione di massa, la bomba atomica e la scienza che diventa “cattiva” ispirano film che ci trasportano verso nuovi orizzonti, la crescita del genere horror con elementi fantascientifici è stata
esponenziale a partire dagli anni ’50 quando anche la fantascienza ha avuto un grande impulso e siamo sicuri che ci sono le premesse per una nuova età dell’oro del genere. Film come The Thing from Another World (Noby 1951) o La cosa da un altro mondo, War of the Worlds (Hasukin
1953) o La guerra dei mondi, e The Day the Earth Stood Still (Wise 1951) sono eccellenti esempi di questo incrocio.

 

 

 

Gli anni ’50 sono stati anche il periodo della ripresa dei film con i fantasmi, forse la più antica forma di horror connessa a storie brevi, racconti, romanzi e folklore. Il successo venne da Incubi notturni o Dead of Night (Cavalcanti 1945) degli Ealing Studios (un must da vedere ancora oggi. )

The House on Haunted Hill (Castle 1959) emerge dalla massa in parte perchè è emozionante e in parte perchè è simile a Psycho (Hitchcock 1960) nell’introdurre l’idea del serial killer psicopatico. L’eccentrico milionario Frederick Loren (Vincent Price) invita cinque persone ad una festa promettendo ad ognuna di loro 10.000 dollari se fossero riusciti a rimanere tutta la notte (vivi).
Al loro arrivo a ognuno viene data una pistola per proteggersi. La moglie del milionario cerca di avvisare gli ospiti che la salute mentale del marito è degenerata ma ovviamente non gli crede nessuno. La storia è un mix tra una ghost story e un poliziesco con gli ospiti che danno la caccia a un killer che può o non può essere un fantasma. Ci sono parecchi elementi horrorifici con l’emergere di uno scheletro da una vasca di acido, probabilmente il cadavere di Vincent Price. Un trucco che verrà replicato nei cinema durante la proiezione negli U.S. con uno scheletro vero che passando tra gli spettatori regala loro cestini di pop-corn. Il regista del film, Castle, creò parecchi film catalogati di serie B come Percepto (The Tingler 1959) che spaventò gli spettatori nelle poltrone, Illusion-O (13 Ghosts 1960), che utilizzava occhialini con lenti di cellophane blu e rosse (avete presente gli occhialini per guardare i film 3D?) e un discreto Homicidal (1961).

 

Norman non vede l’ora di presentarvi la mamma

 

La questione delle case infestate non era una novità quando uscì The Ghost goes West (1935) dove un uomo d’affari americano compra un castello scozzese e lo trasporta un mattone alla volta in America a sue spese. Peccato che il castello è infestato da un fantasma. Ci sono poi le persone che vengono perseguitate come in The Haunting (Wise 1063) che racconta le psicosi della protagonistaEleanor.

Il genere horror riflette, sin dalla sua nascita, le preoccupazioni della società (paura della scienza, bombe atomiche, gli alieni) e gli studi sulla psicologia umana che si sono evoluti durante il ‘900 hanno dato una spinta significativa allo sviluppo. Dai primi studi di Freud agli odierni studi effettuati con il supporto della medicina la strada fatta è tanta. In The Haunting è stato utilizzato il bianco e nero per scelta del regista, all’epoca già c’erano i colori, per enfatizzare alcune scene. Il regista firmò un accordo dove accettava la piena responsabilità degli effetti che la visione del film avrebbe avuto sul pubblico e fu utilizzata anche una lente sperimentale per distorcere alcune delle immagini e renderle più disturbanti. Il film fu un successo e Wise iniziò la serie di film dove l’horror si ispira a ciò che è sconosciuto piuttosto che alla morte fisica o psichica di qualche personaggio. Il film rifiuta di risolvere molti dei quesiti che pone allo spettatore ma lascia che sia lo spettatore stesso a trovare le risposte. Ad esempio il regista non mostra mai un fantasma direttamente, quindi questa diventerà una storia di fantasmi senza fantasmi. È l’immaginazione degli spettatori a creare i fantasmi rendendo il film personale. Tutto viene suggerito per coinvolgere lo spettatore, una lezione importante dimenticata nel remake del 1999.

Amici lettori del mistero la storia ci dice che fu La notte dei morti viventi di Romero a iniziare la storia dell’horror moderno, ma c’è ancora molto da scoprire e come vi ho anticipato ora che abbiamo parlato dei film più importanti è ora di parlare un po’ dei sottogeneri….pronti?

Facciamo la conoscenza dei primi maghi della storia tra esorcismi, magie curative e stregoneria

Oggi ci addentriamo ancora una volta nelle nebbie della storia con un articolo che parla di formule magiche incise nell’argilla (la carta non esisteva), esoterismo e magia.

Abbiamo già trattato delle prime storie di fantasmiche sono giunte fino a noi e abbiamo visto che esistevano nell’antica terra di Mesopotamia delle figure professionali che si occupavano in prima persona di risolvere ogni problema che poteva sorgere con queste entità.

La magia faceva parte della vita quotidiana dell’antica società mesopotamica. Voglio ricordarvi che quando parlo della “società mesopotamica” intendo quelle zone che oggi corrispondono circa a Iran e Siria, dove era diffusa la scrittura cuneiforme sulle tavolette che ci fanno da testimoni silenziosi. La civiltà nelle terre tra il tigri e l’eufrate si è evoluta a partire dal IV millennio a.C., le ultime tracce risalgono al 500 a.C. I popoli di cui abbiamo più testimonianze sono gli assiri, i babilonesi e i sumeri.

L’angolo da cui vedevano la magia questi popoli era molto diverso da come possiamo intenderla oggi. Abbiamo già accennato alle credenze sui fantasmi e sui demoni; la magia non era qualcosa in cui potevano credere o meno ma era semplicemente parte del mondo, le cose stavano così non c’era un altro modo di intendere la realtà.

Ad oggi dagli archeologi sono state ritrovate circa dalle 150.000 alle 200.000 tavole risalenti alle civiltà babilonese e sumera, la maggioranza sono in pessime condizioni ma ancora riescono a raccontarci di usanze che a noi possono sembrare incredibili. 

Tavola esposta al British museum con i doveri di un mago 

Questa tavoletta ad esempio riporta iscritti quelli che erano i doveri di un mago professionista. Chiamati ashipu erano le persone qualificate e specializzate nel praticare la magia divina. Qualcuno decise di incidere su una tavoletta di argilla quelle che erano le loro responsabilità e i doveri professionali. Per darvi una idea di com’era la vita di un mago sappiate che il primo dei loro doveri era quello di consacrare i templi, dovevano assicurarsi che non ci fossero fantasmi o demoni a spasso che avrebbero potuto disturbare i fedeli. In secondo luogo praticavano incantesimi e toglievano le maledizioni e il malocchio. In terzo luogo avevano la funzione di dottori. 

Come abbiamo visto l’altra volta le malattie erano causate dai fantasmi e dai demoni quindi visitavano i pazienti a casa e diagnosticavano il tipo di disturbo di cui poteva soffrire. Dopo di ciò prescrivevano medicamenti a base di piante magiche o prescrivevano l’acquisto di statuette e amuleti rappresentanti un demone o un incantesimo inciso. i maghi potevano anche recitare degli incantamenti segreti, di cui solo loro erano custodi, per togliere la malattia ed esorcizzare gli ambienti e le persone che li occupavano.

Gli ashipu dovevano frequentare delle scuole per specializzarsi e ogni città aveva la propria. Dovete sapere che gli incantesimi di una scuola per ashipu erano diversi da quelli di un altra e tra le varie scuole c’era il massimo riserbo riguardo gli insegnamenti, c’era parecchia concorrenza. Gli archeologi hanno trovato di uno stesso incantesimo varie versioni scritte in modo diverso perché ogni mago utilizzava quanto gli era stato insegnato e lo poteva personalizzare a seconda delle necessità.

I maghi spesso collaboravano in team con altri maghi e il sapere del gruppo veniva scritto in una sorta di enciclopedia-manuale di istruzioni dove sul davanti e sul retro delle tavolette si possono trovare elenchi infiniti di nomi di demoni e di incantesimi per esorcizzarli. 

I demoni erano di origine divina o semi divina, non potevano essere eliminati o uccisi, non avevano un cuore e non soffrivano il dolore. Non avevano nulla a che vedere con l’esperienza umana al contrario dei fantasmi, delle streghe e degli stregoni. Le statuette che si utilizzavano per tenere lontane queste entità maligne venivano appese in casa o seppellite sotto al pavimento. Sappiamo che aspetto avevano i cani dell’epoca grazie a degli amuleti che sono stati ritrovati sotto al pavimento di alcune abitazioni. Questi amuleti rappresentanti dei terribili mastini con le fauci spalancate e avevano incisioni sul dorso dell’animale che avvertivano  il nemico del pericolo che queste creature rappresentavano.

Nessuna tavoletta sino ad ora ha mai riportato la testimonianza di qualcuno che vide un demone in prima persona, i disegni giunti fino a noi sono concettualizzazioni, visioni oniriche che avvenivano durante i rituali o gli incantesimi. Per esempio: abbiamo la terribile rappresentazione di un demone-capra, lontano dall’essere il demonio medievale, era accusato di essere la causa del mal di testa e questo si spiegava perché, secondo le credenze comuni, esso con le corna batteva contro la testa delle persone. 

Ogni demone è rappresentato con sembianze terribili: molteplici braccia e gambe deformi, la testa di animale e le unghie spropositate. 

Tavola del British museum che rappresenta Iamashita

Uno dei demoni più temuti e uno di quelli che i maghi dovevano affrontare più spesso era Iamashita che attaccava le donne incinte e i bambini appena nati. Con la testa di leone, gli artigli unghiuti e il corpo antropomorfo era davvero terribile. Cavalcava il dorso di un asino, teneva in mano serpenti e allattava un cane e un lupo. Della storia di questo demone sappiamo poco, ci è stato tramandato che nell’aldilà ha compiuto atti terribili (non si sa quali) e per questo venne mandata dal padre a vagare sulla terra alla ricerca dei neonati e delle madri per prendere le loro vite. Ai nostri occhi questa può essere è la rappresentazione iconica della mortalità infantile che all’epoca doveva essere altissima. Dobbiamo però considerare che per le genti di quell’epoca questa creatura, così come il demone-capra erano reali, semplicemente non li potevano vedere. E anche se oggi etichettiamo queste credenze come primitive queste persone si proteggevano dalla morte e dalle malattie portate da queste creature come potevano, e si rivolgevano ai maghi per farsi dare amuleti più o meno costosi e trovare un po’ di serenità.

I maghi durante le cerimonie rituali erano avvolti in un abito che si avvolgeva attorno al loro corpo conferendo la forma di un pesce, sulla testa portavano un cappello con la criniera di un leone e alcuni mettevano delle maschere. Mentre officiavano il paziente doveva restare sdraiato su di un letto mentre venivano recitate formule guaritrici e distribuite per casa tavolette per esorcizzare le presenze maligne. Bruciavano incenso per purificare l’ambiente e suonavano dei campanelli magici. Potevano anche usare dei bastoni o delle daghe sacre che si credeva avessero poteri terribili contro le creature dell’aldilà. 

La magia praticata dai maghi era attribuita alle divinità dei cieli mentre era diffusa anche la stregoneria il cui potere era attribuito alle sole mani dell’uomo ed era praticata da quelli che oggi potremmo chiamare stregoni e streghe. I loro incantamenti potevano essere causa di disgrazie e malattie. E’ stata rinvenuta e una intera raccolta di tavolette con le istruzioni dettagliate di come affrontare la stregoneria, quali rituali sono più efficaci per togliere l’effetto delle maledizioni lanciate dagli stregoni e dalle streghe. L’idea che ci fossero donne che potevano farti ammalare sussurrando parole di nascosto e puntandoti il dito contro o costruendo statuine di cera per gettarle nel fuoco e maledire qualcuno in passato era una credenza presa molto serio. Se c’erano malattie che si trasmettevano a tutti i membri di una famiglia, disturbi che non si riusciva a spiegare o fatti strani che non trovavano una soluzione era sicuramente stata fatta una stregoneria. 

Piccola tavoletta con incantesimo per la protezione personale. 

Nella legge di Hammurabi che sicuramente tutti conoscete per l’occhio per occhio e dente per dente, si può trovare anche un articolo che stabilisce la sentenza di morte per le streghe che erano scoperte a praticare. Queste credenze trovano un fine attorno al  900 a.C, nel periodo successivo la responsabilità delle malattie viene attribuita unicamente ai fantasmi e ai demoni in una evoluzione che ha puntato verso il mondo invisibile delle divinità.

Una menzione particolare l’hanno i necromanti, maghi specializzati che potevano parlare con i morti e che riuscivano a predire il futuro. Si trattava di pochi maghi altamente retribuiti che si potevano permettere solo le persone economicamente ricche. Spesso i re ne avevano a disposizione anche tre o quattro. Conoscevano formule magiche per risvegliare un defunto e riportarlo nel mondo dei vivi e durante il rituale utilizzavano una mistura di ingredienti che solo loro conoscevano. Il cliente doveva pagare ma anche procurare il teschio della persona che si intendeva risvegliare.

Spero che queste curiosità vi siano piaciute. Troppo spesso l’argomento “antica Mesopotamia” viene liquidato come materia da studiare per la scuola e poi presto dimenticato per fare posto all’argomento successivo. Per gli appassionati di esoterismo, di folklore e dell’horror in generale ci sono una infinità di curiosità che possono interessare.

Buona lettura a tutti e alla prossima.

Alice Tonini

Scopriamo insieme le prime storie di fantasmi: torniamo nell'antica mesopotamia

 Oggi torna la rubrica inchiostro nerofumo con un
super articolo e come al solito parliamo di horror e parliamo di
storia.

Partiamo subito con una domandona:
credete nell’esistenza dei fantasmi?

Potreste rispondere a questa domanda in
due modi: chi crede al soprannaturale e chi invece etichetta tutto
come cosa per creduloni.

Ma se facciamo qualche passo indietro
nel tempo e andiamo tra il Tigri e l’Eufrate troviamo una intera
civiltà che per più di tremila anni si è evoluta con l’assoluta
certezza dell’esistenza dei fantasmi e che ogni giorno aveva a che
fare con demoni e spiriti.

Una tavoletta mesopotamica di 5.000
anni è stata scoperta dagli archeologi inglesi qualche anno fa e
riporta trascritte le prime e più antiche storie di fantasmi di cui
siamo a conoscenza.

Oggi sappiamo che nell’antica civiltà
mesopotamica i fantasmi erano parte della vita di tutti i giorni. Ma
quali erano le leggende e le tradizioni assire e babilonesi legate ai
fantasmi?

L’antica Mesopotamia corrisponde agli
attuali territori di Iraq e Siria (circa). La civiltà preistorica di
cui parliamo ha trascritto molte informazioni che sono giunte sino a
noi, dalle registrazioni contabili commerciali fino alla mitologia,
utilizzando la scrittura cuneiforme, uno dei primi sistemi di
scrittura conosciuti. Gli scribi usavano tavolette di argilla e
iscrivevano le storie raccontandoci di come i fantasmi fossero una
forza soprannaturale molto influente nella vita delle persone:
potevano richiedere sacrifici, causare malattie e portare sfortuna.

La dea dell’amore ma anche della guerra Ishtar si assicurerà che capiate tutto alla perfezione!!

I fantasmi risorti dei morti non erano
ospiti casuali per gli antichi mesopotamici, invece di passare
inosservati facevano apparizioni frequenti ed erano parte del mondo
naturale come le piante o gli animali.

Lo sapevate che i cimiteri in
mesopotamia erano molto rari? I morti venivano seppelliti accanto
alla casa o addirittura all’interno dell’abitazione. Quando qualcuno
manifestava segni di una infestazione si credeva fosse a causa di
questi antenati seppelliti sotto i piedi. Questa vicinanza voleva
anche significare che i fantasmi erano parte della routine familiare
di ogni giorno. In famiglia c’era chi cucinava, chi puliva, e poi
c’era un membro responsabile per la cura delle relazioni con i
defunti. Solitamente era il figlio maggiore che ogni giorno si recava
a portare le offerte sulle sepolture degli antenati. Se non lo faceva
si pensava che l’anima del defunto si sarebbe potuta perdere
nell’aldilà e tornare a vendicarsi sulla famiglia irrispettosa.

La religione mesopotamica credeva che i
familiari defunti fossero bloccati nella morte, in una dimensione
dove non invecchiavano. Le offerte più diffuse prevedevano venissero
serviti loro cereali arrostiti e birra prodotta con cereali cotti.
Quella delle offerte di cibo e degli snack con i cereali è una
tradizione molto antica che prosegue ancora oggi. Sugli scaffali dei
supermercati troviamo snack con cereali di ogni forma e colore e in
India, sulle rive del gange si trovano ogni giorno persone che
offrono cibo agli spiriti dei defunti.

Questa antica tavoletta faceva parte della biblioteca di un sacerdote esorcista, le immagini sono invisibili a occhio nudo ma appaiono solo se illuminate direttamente.  Rappresenta un fantasma che viene trascinato nel mondo dei morti. 

Ma torniamo a noi. Di solito uno
spirito che riceve regolarmente offerte non ritorna a disturbare i
vivi. Lo stato di chi moriva era una sorta di ibernazione durante la
quale disturbare i vivi era semplicemente impossibile. Se sepolti
correttamente i fantasmi restavano in uno stato di dormienza che
continuava fintanto che la famiglia avesse continuato a fare le
offerte rituali nel modo corretto. 

Alcune testimonianze ci raccontano
che i vivi e i morti potevano comunicare nel sonno, la relazione tra
il sonno e la morte era tanto profonda che sono stati trovati
incantamenti per invocare l’aiuto dei fantasmi per addormentarsi. Ai
bambini deceduti che erano senza pace venivano cantate canzoni e
incantesimi per calmarli e mandarli a dormire. Ai fantasmi dei
bambini inoltre non era permesso di svolazzare in giro come i
fantasmi più anziani, così esistevano invocazioni che permettevano
di spedire questi spiriti in un lungo e riposante sonno. Simili
invocazioni erano utilizzate anche per cacciare i demoni e
prosciugare le energie di fantasmi maligni.

Fantasma o demone è sempre bene chiamare un esorcista. 

Il reame del non ritorno o Erkala era
il posto dove tutti gli abitanti defunti della Mesopotamia erano
allocati dopo la morte. Quegli spiriti che cercavano di fuggire per
tornare a vivere erano severamente puniti. Il dio del sole Shamash
puniva i fantasmi che fuggivano, prendeva le loro offerte e le
distribuiva alle anime dei dimenticati. La società mesopotamica era
molto diversificata ed esistevano diverse interpretazioni
dell’aldilà.

Una opera importante da questo punto di
vista è l’Epopea di Gilgamesh che apre uno scorcio sul
folklore mesopotamico. Il re Gilgamesh privato dalla morte della
compagnia del suo migliore amico Enkidu parte alla ricerca della
pianta che dona l’immortalità. Fallisce nell’impresa e accetta il
suo destino di uomo mortale. Dopo la morte Gilgamesh era felice di
poter stare con lo spirito del suo amico ma si accorge che molti spiriti di defunti soffrivano ed erano in agonia perché erano stati dimenticati da
tutti. Per non causare questa sofferenza, nasce l’usanza mesopotamica di seppellire i defunti in
casa.

Gilgamesh

Un’altra credenza era quella che i
bambini appena nati avessero un aldilà migliore di quello degli
adulti. Potevano giocare quanto volevano, avevano tavoli fatti d’oro
con miele e burro sempre a disposizione.

Fino ad ora quindi abbiamo visto che i
defunti avrebbero dovuto dormire o aggirarsi nell’aldilà facendosi
gli affari propri. Purtroppo però gli incidenti potevano capitare e
un defunto poteva ritornare per varie ragioni. Ad esempio i suoi
diritti di sepoltura erano violati o era avvenuto qualcosa di
sbagliato al momento della morte o le offerte non venivano presentate
regolarmente. Se il loro aldilà era disturbato causavano caos e
torturavano i vivi. A questo punto vi apro una piccola parentesi, lo
sapete che le leggende sui vampiri che ancora oggi sono vive in molte
comunità dell’Europa dell’est derivano proprio da queste antiche
tradizioni preistoriche. Ma ci torneremo con un altro articolo.

Fantasma o demone magari alcuni preferiranno l’esorciccio.

Ereshkigal, la regina dei morti che
presiede sull’aldilà può dare agli spiriti permessi speciali per
tornare sula terra. Ella aveva la responsabilità di tenere separati
i vivi e i morti. I Gheedeen erano coloro che tornavano dalla morte.
Si riteneva che questi potessero viaggiare avanti e indietro dal
reame dei morti e tormentavano i vivi. Comunque sia di sicuro chi
aveva subito una morte ingiusta sarebbe tornato a tormentare i
colpevoli. Mentre chi fuggiva dall’aldilà era riacchiappato, punito
e rispedito nella posizione che gli spettava tra i morti. Anche oggi
nella religione indù, la mitologia presenta diversi aspetti che
ricordano l’antica visione mesopotamica.

Se l’avesse sepolto per bene magari non tornava.

Come facevano gli antichi a sapere che
un fantasma era vicino a loro?

Molti vedevano nella malattia un
indicatore della presenza di fantasmi. Come se la malattia non fosse
sufficiente a fare stare male una persona si credeva che quella
persona volontariamente o meno avesse commesso degli errori e ora un
fantasma la stava punendo infliggendo sofferenze fisiche. Comunque
esisteva la possibilità di invocare i fantasmi degli antenati della
famiglia per essere aiutati. Oggi in india questa credenza è ancora
viva.

La maggioranza degli antichi
mesopotamici desiderava solo scacciare i fantasmi fastidiosi e
mantenere tranquilli quelli che dormivano. Pochi altri credevano che
riuscire a contattare i fantasmi potesse portare benefici, erano
convinti delle potenzialità del soprannaturale nonostante sapessero
benissimo di correre elevati rischi. Esistevano quindi sacerdoti
esorcisti e necromanti.

La pratica della necromanzia, la
comunicazione con i morti, era diffusa tra gli antichi mesopotamici.
I rituali dovevano essere eseguiti alla lettera da persone esperte
perché avrebbero messo il praticante in una situazione precaria. Una
tavoletta cuneiforme ritrovata dagli archeologi conteneva un
incantesimo per invocare i fantasmi insieme ad una ricetta per un
unguento da spalmarsi sugli occhi insieme ad avvertimenti e
istruzioni dettagliate per eseguire correttamente il rituale.

Gli antichi sacerdoti esorcisti possono essere paragonati ai moderni Gostbusters, in caso di infestazione arrivavano loro.

La massima aspirazione per un defunto
era la pace dell’aldilà. Una vita turbolenta aggirandosi tra i vivi
era considerata una punizione. Questo accadeva quando gli dei si
dimenticavano dello spirito o quando la famiglia non eseguiva i
propri sacrifici per i morti.

In accordo con la tavoletta di cui vi
ho raccontato all’inizio gli antichi mesopotamici credevano in molti
fantasmi, e riporta una lista degli spiriti più invocati in caso di
necessità. Qualsiasi incidente poteva creare un fantasma e il
fantasma poteva occasionalmente trasformarsi in uno spirito vagante
come atto di vendetta verso chi gli aveva fatto un torto e se questo
valesse ancora oggi credo che di spiriti vaganti sarebbe pieno in
giro.

Tavoletta rappresentante le divinità con i loro simboli

Diverso è il discorso per quanto
riguarda i demoni. 

Le radici della moderna demonologia affondano
nella mitologia mesopotamica. I demoni erano creature totalmente
diverse dai fantasmi, con delle sembianze animali mostruose e
anch’essi potevano entrare nelle case dei vivi per tormentarli. 

Per
liberarsi di loro venivano commissionati amuleti in metallo o di
ossidiana con incisi incantesimi che potevano essere indossati o
appesi in casa come protezione. Nel caso tutto questo non servisse si
acquistavano delle statuette con le sembianze del demone per
spaventarlo e mandarlo via. Se anche questo non serviva esistevano i
sacerdoti esorcisti che entravano in casa e recitavano una lunga
fila di nomi demoniaci finché non trovava il nome del demone e
riuscivano a mandarlo via. Forse non sapete che nel film L’esorcista la bambina è posseduta dal demone Pazuzu che compare anche in altri film e documentari sui fantasmi presentato come il re dei demoni che tormentano i vivi. Nel film la bambina sarebbe stata posseduta a causa di una statuetta in metallo raffigurante il demone. In realtà Pazuzu era un entità demoniaca che assicurava assoluta protezione  contro qualunque altro demone e tenerne in casa una immagine assicurava una ottima protezione contro le visite di demoni e fantasmi.

Rappresentazione di Pazuzu 

Un’altra curiosità, forse non sapete che
la lingua che veniva utilizzata per trascrivere gli incantesimi non era quella
‘ufficiale’ ma viene chiamata dagli studiosi ‘mumbo jumbo’ per via
dei suoni che produce quando la si pronuncia. Sono in molti a collegare quelle liste di nomi in
mumbo jumbo alla Chiave di re Salomone, un famoso testo
esoterico la cui versione originale è andata perduta. La leggenda
narra che gli incantesimi siano stati scritti da re Salomone in
persona e forse non sono molto lontani dalla realtà. Le versioni
odierne del libro però sono tutte rimaneggiate e riscritte, e oggi è impossibile risalire ad una prima versione originale.

Spero che l’articolo di oggi vi sia
piaciuto.

Buona lettura e alla prossima.

Alice Tonini