Oggi è un giorno che ho sognato per anni. È il giorno in cui la storia che mi ha perseguitato, i personaggi che mi hanno parlato e i luoghi che ho esplorato smettono di essere solo miei. Ora sono tuoi.
Sei stato con me in ogni fase di questo percorso, dalla scintilla dell’idea al mistero della sua realizzazione. Oggi, con il cuore pieno di gioia e un po’ di ansia, sono felice di dirti che il mio romanzo, L’Eco della Specie Perduta è finalmente disponibile.
Non è solo un libro, ma una porta verso un mondo di scienza, etica e mistero. Spero che ti coinvolga tanto quanto ha coinvolto me.
Cari lettori del mistero, oggi tornano gli inviti alla lettura e come vi ho promesso parliamo di opere classiche più o meno famose le cui eroine sono rimaste nell’immaginario comune.
Il fascino dei veri misteri non risiede solo nelle antiche rovine o nei manoscritti polverosi, ma anche nelle profezie che ci sussurrano di un futuro che non vorremmo mai vedere. Questo è il caso del libro che vi consiglio oggi: Il racconto dell’Ancella di Margaret Atwood.
Sulla copertina della mia edizione, si legge che è un romanzo allo stesso tempo esilarante e terrificante. Concordo. Questa combinazione letale è gran parte del suo potere, posizionandolo accanto ai grandi testi futuristi come Il Mondo Nuovo e 1984.
Margaret Atwood iniziò a scrivere questo romanzo nel sinistro anno 1984, anche se annota di aver avuto l’idea anni prima, senza prenderla sul serio finché la vita reale non rese il suo concetto meno fantastico.
Ambientato in un futuro non troppo lontano, il libro ci scaraventa in quello che un tempo era un paese familiare, ora noto come Gilead. Qui ha preso il potere un regime religioso totalitario, di un puritanesimo così estremo da perseguitare persino i Battisti come dissidenti. Atwood ci lascia pochi dubbi: Gilead è l’ombra spettrale degli Stati Uniti d’America.
Il regime ha ordito un sistema di caste per le donne che fa sembrare quasi benigni quelli delle altre distopie letterarie. A causa dell’inquinamento ambientale, la maggior parte delle donne è sterile. Quelle i cui cicli riproduttivi sono ancora intatti vengono chiamate Ancelle (un nome che deriva dalla storia biblica di Rachele e della sua ancella Bilha, soggetto della prima delle tre epigrafi del romanzo).
Ogni Ancella viene assegnata a un Comandante la cui sterile moglie non ha altra scelta che partecipare a un bizzarro rituale mensile. In questa grottesca cerimonia, l’Ancella forma un sandwich schiena contro schiena con la Moglie, mentre il Comandante tenta di ingravidare la prima.
La nostra storia è narrata da un’ancella conosciuta solo come Difred (Di Fred, il suo Comandante). La moglie del Comandante, nota come Serena Joy, suggerisce un amalgama inquietante di fanatismo e ipocrisia. La sorte dell’Ancella Difred non è felice, ma nemmeno quella della moglie è invidiabile. E poi chi vorrebbe essere una Zia, chaperon a tempo pieno delle Ancelle, chiamata con nomi affettuosi come Cora o Lydia?
Ci aspetteremmo una Giemima, se non ci fosse stato detto che tutti gli afroamericani sono stati spediti in Africa. Meglio forse una Marta, addetta alle faccende domestiche dei ricchi? O una Economoglie, la partner tuttofare del povero? Non invidiamo neanche le Gezebelle, prostitute d’alta classe che forniscono il sesso illegale, non coniugale e non procreativo, garantito ai maschi alpha del regime.
Se sei un uomo, assicurati di essere eterosessuale, a meno che tu non voglia finire appeso su un muro, vittima di un Massacro Maschile. I maschi eterosessuali che non si attengono alla linea del partito non se la passano meglio: il loro comportamento “lussurioso” può condurli al fatale posto centrale in una Partecipazione (una sorta di linciaggio rituale). State cogliendo la parte terrificante, vero?
E quella esilarante? Forse il piccolo sorriso ironico che potreste fare leggendo di Massacri e Partecipazioni si allarga un po’ leggendo delle Preghiere-Vaganti o del fatto che tutti i negozi hanno nomi di derivazione biblica come Ogni Carne o Latte e Miele. D’accordo, forse esilarante è un’esagerazione.Ciò che conta è che si arriva a provare un’enorme empatia per Difred, ammirando il modo in cui lei accumula per sé, come un cairn (una piccola pila di pietre a scopo rituale), le consolazioni della Memoria (il suo matrimonio felice con Luke, sua figlia), della Ribellione (trovando un messaggio in latino inciso dalla precedente abitante della sua stanza), del Desiderio Fisico (una liaison pericolosissima con Nick) e, soprattutto, della sua gioia proibita per la parola scritta.
Il suo massimo piacere è con le tessere dello Scarabeo durante un appuntamento segreto, dove compitare laringe o quince o zigote viene descritto come un atto voluttuoso. In Gilead c’è molta fede, ma nessuna speranza o carità.
Questo è un libro che ci interroga sulla vera magia: non quella dei draghi, ma quella sociale, la capacità di un sistema di privare l’essere umano della sua anima e della sua voce.E voi, che tipo di magia siete disposti a rischiare per conservare la vostra?
Fatemelo sapere nei commenti, ci sentiamo presto.
Alice Tonini
PS. Questo articolo è stato sottoposto a censura nonostante non contenga linguaggio volgare o scene esplicite. Non me ne importa assolutamente niente e lo pubblico lo stesso, siamo nel 2025 non nell’età della pietra.
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Una replica a “Gilead e lo specchio oscuro: il mistero oltre la parola scritta”
Carissimi lettori del mistero e dell’ignoto, ci siamo quasi, il 14 di novembre uscirà L’eco della specie perduta. Vi ho parlato, in queste settimane della musica che mi ha ispirato, dei protagonisti e dei temi che affronta.
Ma ogni storia ha un luogo che la definisce. A volte, un luogo non è solo uno sfondo, ma un protagonista in grado di nascondere segreti e di mettere alla prova chiunque osi esplorarlo. Vi ho già parlato in passato dell’importanza delle ambientazioni e vi ho fatto l’esempio del genere horror, uno dei miei preferiti. Qui trovate il link: Scrivere una ambientazione horror: tra vecchi clichè e nuove mode che piacciono al pubblico
Per me, l’ispirazione per l’ambientazione del mio romanzo è nata da un forte contrasto. Ho immaginato la serenità e la libertà provate durante la mia crociera a Tadoussac, in Canada, a osservare le balene, ma ho voluto ribaltare quella sensazione, trasformandola in qualcosa di sinistro e inospitale. Un’immersione nella natura pericolosa e claustrofobica.
Così è nata la mia personale rivisitazione della regione del lago Keta in Siberia, luogo che purtroppo non ho mai visitato di persona. Google Maps, libri turistici, documentari hanno fatto diventare quel luogo non più un placido lago per l’intrattenimento nei weekend. Sotto i suoi paesaggi gelidi si cela una vasta rete di tunnel e grotte sotterranee che ho esteso fino alle montagne circostanti. Un labirinto di roccia e ghiaccio che vive di vita propria, isolato dal mondo. È un luogo avvolto nel mistero, dove le leggende locali narrano di Bigfoot russi, creature sfuggenti che si aggirerebbero in queste terre desolate. Ma cosa si nasconde davvero in queste ombre?
Ovviamente si tratta di un romanzo distopico quindi il clima siberiano non è più quello che c’è oggi con temperature che possono raggiungere i – 40 gradi d’inverno ma ovunque le temperature sono più alte, inoltre ci sarà la guerra tra le due russie a complicare le cose.
I personaggi del romanzo dovranno addentrarsi proprio in questo inferno freddo, seguendo indizi che li condurranno in un vecchio laboratorio abbandonato, un luogo che si credeva perduto per sempre e che potrebbe custodire la chiave di un segreto in grado di cambiare il destino dell’umanità e della famiglia di Bernard.
Vi aspetto il 14 novembre. Alla prossima 👋🏻
Alice Tonini
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Una replica a “Segreti Sotterranei: Esplorando il Lago Keta in Siberia”
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Ciao Ali! Volevo dirti che aspetto con te, in trepidazione, l’uscita del libro. Un abbraccione!!!
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