Web du Bois, la biografia di una razza: 1868-1919. Un lungo progetto che racconta una vita straordinaria

 Oggi vi porto un’altra biografia tra le più vendute e le più premiate al mondo,
ovviamente parliamo ancora di un personaggio afro-americano molto
famoso in patria la cui vita e i cui studi sono ancora oggi oggetto di dibattito. Proprio
in questi giorni è uscito un articolo che parla del ruolo fondamentale degli studi di Du
Bois per gli afro-americani sul sito Literary Hub ( adoro questo sito.)

Il biografo David Levering Lewis ha impiegato cinque anni per
portare a termine il progetto di questa biografia: W.E.B. Biography of a race 1868- 1919. Il primo volume,
quello che tratteremo qui, è uscito otto anni dopo la fine del progetto. Altri sette anni
trascorsero prima che il pubblico potesse vedere W.E.B. Du Bois: The
Fight for Equality and the American Century, 1919-1963.
Nonostante la
lunga gestazione questa splendida biografia ci permette di conoscere un uomo la cui vita fu lunga (visse 95 anni) e ricca di eventi e di cui in Italia si parla solo nelle università. Ogni volume vinse il premio
Pulitzer per la migliore biografia e oggi potete trovare i due volumi uniti in uno singolo, anche se il prezzo è un po’ alto. Lewis in più ricevette un
MacArthur “Genius” appena dopo la pubblicazione del primo volume.

I sottotitoli dei due volumi suggeriscono la fiducia dell’autore
nel proprio approccio sistematico. Infatti ci permette di guardare a
Du Bois (pronuncia alla francese, please!) come una persona
talentuosa e inusuale e un uomo la cui esistenza influenzò lo status
degli africani d’america in modo determinante. Du Bois, come autore
dell’insostituibile libro The Souls of Black Folk (1903), formulò il
concetto di identità duale – intendendo sia nero sia americano.
Oggi si usa quasi senza pensarci ma Du Bois fu il
pioniere di questo concetto e identificò il fenomeno scrivendoci
sopra due righe (lui per primo usò il termine “the talented
tenth”, per definire qualche anno più tardi, l’uomo eccezionale
che appartiene alla razza che filtra la cultura verso il basso).
Lewis descrisse l’effetto delle quattordici presentazioni del libro
che l’autore fece negli Stati Uniti e che lui paragona a “fuochi
d’artificio che esplodono in un cimitero”. La sua analisi del libro
di Du Bois di una ventina di pagine aiuta ogni lettore ad apprezzare
“la trascendente passione intellettuale e la prosa luminosa”
(anche la prosa di Lewis è aggraziata ma la sua scelta del lessico
aulico e arzigogolato rende la lettura lenta e adatta ad un pubblico
colto).

In questo primo volume, ci viene raccontato della
giovinezza di Du Bois, i primi anni trascorsi a Great Barrington in
Massachusetts, e la sua colta educazione: il Fisk College in
Tenessee, i suoi primi contatti con il sud, il college di Harvard (si
trasferì li come junior) e l’università di Harvard dove fu il primo
afro-americano a laurearsi. I suoi incredibili risultati continuarono
nel mondo del lavoro quando fondò il dipartimento di sociologia
nell’università di Atalanta. Lewis ci da dettagli meticolosi dello
scontro di ideali tra Du Bois e Booker T. Washington e l’impegno per la fondazione del NAACP e per la pubblicazione del suo giornale
The Crisis. Questo è indicativo dell’importanza del personaggio e
del suo lavoro ancora oggi.

Se Lewis dedicò molta più attenzione alla vita pubblica del suo
soggetto rispetto a quella privata lo stesso è vero per Du Bois
stesso, e il suo biografo non ha fatto tentativi di coprire le sue
colpe come marito e come padre.

Sulle spalle della figlia Du Bois fece cadere grandi aspettative dopo che il figlio di due anni perse la vita. Nel 1914 la tredicenne
Yolanda fu imbarcata per Bedales, la prima scuola co-educazionale
fondata in Inghilterra dove sia lei che la madre (che all’epoca
viveva a Londra) restarono per vivere anni di miserie e
solitudine. Lewis senza censure conclude dicendo, “Ci furono solo
parti insignificanti disponibili per Nina e Yolanda nella vita di du
Bois.”

Il primo volume si chiude con la terribile “Estate rossa” del
1919. Dopo 78 linciaggi nel 1918, una ondata di violenza razzista
senza precedenti investe la comunità nera con uomini seviziati e
aggrediti mentre tornavano a casa dal lavoro. Du Bois sapeva di
essere a un punto di non ritorno per la battaglia dell’uguaglianza
sociale. Anche se lui non visse abbastanza per vedere il frutto delle
campagne per i diritti umani degli anni ’60, organizzò una uscita
simbolica teatrale. Lewis apre il suo volume meravigliosamente con le
notizie della fine della vita di Du Bois. Il 28 Agosto 1963 una folla
di 250.000 persone al Reflecting Pool a Washington, appena prima
dello storico discorso di Martin Luther King Jr. assistette
all’annuncio di Roy Wilkins della morte del nostro protagonista di
oggi.

Bene, e anche per oggi è tutto! 

Buona lettura e alla prossima.

L'ultimo treno per Memphis: la nascita del mito di Elvis Presley

Nelle scorse settimane vi ho lasciato con diversi articoli dedicati all’horror e alla storia del genere. Oggi torniamo ai nostri inviti alla lettura dove andiamo a scoprire insieme quali sono i libri più letti al mondo; continuiamo a esplorare le biografie più vendute dei personaggi celebri e manco a dirlo uno dei personaggi più celebri al mondo è Elvis Presley.

Già avevamo accennato in passato al personaggio di Elvis, quando abbiamo parlato delle reliquie. Vi avevo mostrato alcuni feticci come le sue mutande che vengono esposte a mo’ di reliquia sacra. Oggi vediamo una recente biografia che ha avuto un successo immediato oltreoceano. L’autore è Peter Guralnick e il titolo è The last train to Memphis: The rise of Elvis Presley. Esiste anche un secondo volume che è Careless Love: The unmaking of Elvis Presley ma noi ci concentreremo sul primo volume, il più toccante dei due. (Se ci date un occhiata su amazon noterete la quantità di recensioni positive per entrambi i volumi, a testimoniare l’alta qualità del lavoro svolto dall’autore.)

Ve le ricordate?

Nelle tragedie
greche il pubblico spesso viene messo a conoscenza di avvenimenti che il protagonista non conosce ancora (esempio illustre è quello di Edipo Re) per costruire l’empatia. In
modo simile la consapevolezza di come la vita di questo desiderato giovane uomo andrà a finire è fonte di gioia ma più
spesso spezza il cuore. Questo volume pubblicato nel 1994 narra della
vita di Elvis Presley dalla sua nascita a Tupelo nel 1935 in
Mississipi, fino alla conferenza stampa del 1958 che lui tenne prima di partire per la Germania con circa altri 1359 uomini – oggi sappiamo che Elvis è un medagliato dell’esercito americano. Rimarrà lontano dalle scene per ben due anni e tornerà con il famoso brano “Fever“.

L’utilizzo di un linguaggio magistrale e le canzoni di Elvis possono sembrare incongruenti ma non è una
esagerazione dire che Guralnick ha scritto un libro serio che
interessa sia ai fans sia a chi non conosce Elvis e vuole approfondire alcuni tratti della sua giovinezza. In alcune interviste l’autore ha dichiarato che il suo obiettivo era scomparire nel mondo di Elvis per regalare al lettore una esperienza unica e l’ha completamente raggiunto. 

Si resta
attoniti quando si viene a sapere che l’autore è nato e cresciuto a
Boston, una città del nord degli Stati Uniti perché ha saputo narrare la vita degli stati del sud in modo così vivido che gli sono bastati piccoli
tocchi linguistici per completare il quadro. Nella biografia si trovano infatti modi di dire tipici degli stati del sud che solo un attento studioso poteva inserire.

In questo volume troverete le
storie di Elvis più famose che anche il pubblico italiano conosce, come il momento negli studi di registrazione Sun (siamo nel 1954) dove dopo ore di
ascolto e registrazione Sam Phillips sentì Elvis improvvisare sulla
canzone  “
That’s all right (Mama)” e seppe di
avere trovato quello che stava cercando.

 

Ma gli aneddoti familiari
raccontati da Guralnick non sono riportati in stile giornalistico. Lui non fa
mai caricature del personaggio ma trova sempre il lato umano del giovane Elvis,
cattura in modo meraviglioso il suo lato baldanzoso emerso nella tarda
adolescenza che mette insieme la fiducia verso il futuro e le proprie capacità e il bisogno di vedere riconosciuto il proprio valore. L’autore dove possibile utilizza fonti di prima
mano (date un’occhiata all’impressionante numero di note e
riconoscimenti riportati alla fine del libro) e occasionalmente quei racconti sono di seconda mano. Oppure sono riportate citazioni uniche non
verificabili, ad esempio: “Lui fece la registrazione sette
volte in un giro, ma che fossero undici volte o sette volte…davvero non importa”
(riportava la prima testimonianza del deejay Dewey Philips nei suoi
studi WHBQ all’hotel Gayoso a Memphis).

E ogni lettore potrà trovare eventi nuovi sulla vita di Elvis. Eccezion fatta forse per quelli
che si videro il nove settembre del 1956 “Ed Sullivan Show,” in fondo chi
sapeva che Elvis sarebbe stato ospitato da Charles Laughton? (Sullivan stava
recuperando da un incidente automobilistico) Figura che tornerà ancora nella vita di Elvis. Chi sapeva che la
risposta di Laughton alle grida degli ospiti in studio dopo due versi
di “
Hound Dog” sarebbe stata un sardonico “La sua musica ha
incantesimi per ammansire i selvaggi.” (ho tradotto alla lettera)?

Guralnick bilancia
il suo ritratto del “Re” con le vivide storie dei personaggi minori.
(Un espempio è Dewey Philips, un uomo bianco interamente
integrato che nel 1950 era di casa a Beale street, scommetto che ne volete sapere di più…) Comunque sia Elvis ci
viene restituito come uomo della sua epoca, del suo paese e della sua
classe economica senza sconti o leggende metropolitane.

Se volete
proseguire con la lettura del volume seguente 
Careless Love: The
unmaking of Elvis Presley
uscì nel 1999. Quando avrete finito
entrambi i volumi su Presley di Guarnick non cercate altre biografie: saranno un delusione. Piuttosto leggetevi Dream Boogie, la biografia
di Guarnick dedicata a Sam Cookie. O guardatevi un film, l’ultimo è del 2022 e parla del rapporto di Elvis con il suo manager. Consigliato.

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Per ora è tutto, vi auguro una buona lettura e al prossimo articolo!

Alice Tonini

La via per il potere: la biografia di Lyndon Johnson

Iniziamo l’anno nuovo con la rubrica
Inviti alla lettura.

Oggi ci occupiamo di una delle più famose e vendute biografie in circolazione, quella del presidente americano Lyndon B. Johnson che fu 36° presidente degli stati uniti d’America dal 1963
al 1969. 

L’autore è Robert A. Caro, vincitore per ben due volte di un premio Pulitzer, tre volte si è aggiudicato il National book Award e può contare una collezione infinita di altri riconoscimenti. Purtroppo il mercato editoriale italiano segue regole tutte sue e a oggi non è mai stata pubblicata alcuna edizione di questa opera, forse perché i personaggi di cui racconta sono scomodi, dalla moralità discutibile e dal punto di vista politico forse qualcuno preferisce che restino nell’ombra. 

Si tratta di un’opera molto letta e apprezzata oltre oceano che riguarda la figura di uno dei
presidenti più discussi di sempre, un uomo spregiudicato, disposto a
tutto pur di percorrere la via del potere fino alla fine. Ha usato ogni mezzo lecito e illecito e ogni persona per raggiungere i suoi scopi. Diciamo che
offre un buon precedente all’odierno Trump.

Ho trovato
interessante in modo particolare il primo volume di un gruppo
originariamente pianificato di due volumi, che poi sono diventati tre
e a oggi è una raccolta completa con quattro volumi. 

Ma torniamo a noi,
il primo volume uscito nel 1982 copre gli eventi dalla nascita di Johnson nel 1908
fino al 1941 con la schiacciante, indiscussa sconfitta per la
posizione di senatore del Texas, seguita dalla dura lezione di Pearl
Harbor da cui la scelta di Johnson di cambiare il suo stato di
Naval Reserve (semplificandovela molto era un riservista della marina
militare degli us) con un impegno militare attivo. Inoltre, in questo volume
quando le tematiche trattate permettono di non seguire gli eventi
cronologici in senso stretto ci sono anche sguardi occasionali agli
anni tardi.

Se siete poco
interessati alla vita dell’ambizioso Johnson (LBJ), questa non è una
lettura che fa per voi.

I lettori a cui
piacerà questo libro si possono dividere in due categorie che si
sovrappongono: primo, quelli che vogliono sapere un sacco di cose su
LBJ, sulla strada che lo ha portato alla presidenza e le sue abili ma
controverse macchinazioni politiche; e secondi quelli che sono
affascinati da come il biografo utilizzando pochi frammenti di
informazioni -alcune interviste qui, un file .pdf la, e poi un utile scartoffia proveniente da scatoloni presi dalla immensa e scoraggiante
biblioteca LBJ ad Austin –  è riuscito a riordinare questi
frammenti in un interessante mosaico, una vera “buona lettura”.
Pensate che le note riguardo le fonti di ogni capitolo sono
affascinati esse stesse perché l’autore deve avere fatto i salti
mortali per procurarsi tutta quella roba.

Forse tutti gli
uomini e le donne di potere devono avere un aspetto pulito e affidabile, ma Caro non fa sconti e ritrae Johnson in modo rude e grezzo, dando un risoluto affondo al
potere politico statunitense dei giorni nostri.

Si impara dei molti
modi che il tardo LBJ ha ordito per riformare la concezione che il
pubblico aveva del suo passato. Le sue stesse bugie sono un esempio
lampante di questa strategia di rimaneggiamento: descrisse un lungo
viaggio che fece per la California tra la fine delle scuole superiori
e il college, LBJ convinse molti che il suo fu vagabondaggio di
dimensioni steinbeckiane con un girovita sempre più stretto man mano
che avanzava camminando per le strade californiane con i vestiti sporchi, facendo ogni
genere di lavoro umile e mal pagato: lavava piatti, raccoglieva uva
nei campi, etc La verità che noi
oggi conosciamo è un altra. LBJ lavorò per l’ufficio legale di un
suo cugino e visse con lui per tutto il tempo. 

Comunque c’è da dire
che la sua reputazione di bugiardo era conosciuta fin dalla sua gioventù perché
al college Johnson prese il soprannome che lo rese famoso di Bull,
che è una mezza versione della parola inglese utilizzata per indicare un
bugiardo cronico.

Helen Douglas, una delle sue amanti ai tempi del senato. 

I tentativi che attuò per controllare l’immagine del suo stesso passato furono molti e complessi. Sappiamo
che tentò di recuperare centinaia di copie del suo album del college
colpevoli di contenere informazioni che lui riteneva sensibili. Mentì con tutti anche riguardo la sua paziente, gentile e devota moglie, anche
con Alice Glass sua amante che più tardi diverrà la compagna (e per poco
tempo moglie) di Charles Marsh, ricco amico e fedele supporter.

Ma comunque c’è un
LBJ che non potete smettere di ammirare o provare a capire. In questo
volume che contiene gli anni vulnerabili della sua infanzia, c’è
molto che tocca il cuore. Per me il capitolo 27 “
The sad Irons” da solo vale il prezzo del libro. Qui Caro forte delle
interviste che sua moglie fece a delle donne anziane del Texas, mostra la
durezza della vita nelle zone dove LBJ nacque, la Hill Country. Lampade al cherosene, l’acqua pescata dai pozzi, niente
frigorifero, stirare con un ferro pesante chili, non c’era
elettricità. Questo spiega perché Johnson spinse per avere una
amministrazione per gestire l’elettrificazione rurale e per portare
la luce a Hill Country e da allora la gente del posto lo considera un
eroe e chiama i propri figli Lyndon Johnson. Le sue riforme sociali negli states furono molto apprezzate, soprattutto nelle zone più povere e isolate dalle grandi città.

Se vi piacciono le
opere di questo autore sappiate che il primo libro di Caro fu una
biografia di Robert Moses intitolata The power broker, fu un eccellente apprendistato per imparare ad occuparsi di LBJ, uomo
dall’ambizione infinita e assetato di potere. Se finite il primo
libro di LBJ
The Path to Power allora perché non leggere anche gli altri Means of
Ascent
, Master of the Senate e il quarto volume, l’ultimo della serie intitolato The Passage of Power. Se invece cercate opere in italiano sul discutibile presidente LBJ allora vi dovete accontentare di una raccolta di citazioni edite dalla Feltrinelli e di un trattato sulle riforme sociali edito dalla Unilibro.

Se dovessero esserci altre opere su LBJ fatemi sapere. Per il momento questo è tutto. Buona lettura e alla prossima.

Alice Tonini

E se vi parlassi di un pappagallo e di Flaubert?

 Terminata la
selezione di classici, per quanto riguarda gli inviti alla
lettura ho deciso di dedicarli ad un genere particolarmente
controverso: la biografa, le impronte lasciate nella sabbia del tempo
da chi ci ha preceduto.

Le
biografie/autobiografie raccontano la storia di un personaggio
realmente esistito, più o meno famoso. Quelle che ho scelto di
presentarvi sono tra le più conosciute e apprezzate, in alcuni casi si tratta di
libri da cui sono stati tratti anche dei film. Sono consapevole che
non a tutti piace leggerle, ma personalmente credo che approfondire
la vita di un personaggio famoso possa essere fonte di ispirazione e
di motivazione per molti.

Partiamo con un
opera di Julian Barnes intitolata
Il pappagallo di Flaubert, uscita
nel 1984, fu considerata nella selezione finale per il Booker Prize
dello stesso anno.

Questo romanzo si
inserisce nelle fila delle biografie non letterarie perché fa luce
non solo su come debba essere scritta una biografia ma anche sul
soggetto di cui ci racconta, il romanziere francese del
diciannovesimo secolo Gustave Flaubert.

Barnes stesso
descrive il suo lavoro fine con polisillabi faceti, sostiene che si tratta di “una infrastruttura immaginaria che sostiene una
sovrastruttura frattale.” Tralasciando i complicati polisillabi
dell’autore noi lo possiamo descrivere come un romanzo brillante. Da
qualsiasi parte lo si guardi, questo pappagallo spicca il volo!

Il protagonista del
romanzo è un tale Geoffrey Braithwaite, un dottore in pensione di
una sessantina d’anni, un veterano della seconda guerra mondiale e
vedovo. Sta facendo un tour per la Francia alla ricerca di vecchi
ricordi e nuove esperienze. Ritrova le spiagge della Normandia dove i
suoi compagni erano morti e Rouen, il paese di Flaubert.

Braithwaite ci
racconta diversi eventi della vita di Flaubert, un bestiario di tutti
gli animali menzionati nei suoi romanzi o nelle sue lettere,
frammenti di informazioni che riguardano le sue conoscenze, un
capitolo brillante racconta gli eventi della vita di Flaubert dal
punto di vista di Louise Colet la sua tormentata amante, c’è un
esame finale e molto altro incluso una toccante disquisizione sulla
natura della verità, sull’inevitabile inganno causato
dall’impossibilità di conoscere veramente la vita di un altra
persona, incluso sé stessi (o soprattutto sé stessi?).

Leggendo il libro
ci divertiamo a vedere Flaubert deliziato dalla pelliccia di orso
bianco presente nella sua stanza, lo seguiamo quando si arrampica sulle piramidi,
e ci viene raccontato il suo strambo piano per far cadere da lassù il biglietto da
visita di un uomo d’affari, poi troviamo il francobollo postale che porta
la sua immagine, ci avviciniamo al suo profondo senso di amore
filiale e al suo macabro senso dell’umorismo quando parla della sua
tomba scavata male.

E l’omonimo
pappagallo? Quello riguarda l’inizio del libro. Flaubert nella sua
storia “
Un cuore semplice” ha creato un servo maleducato che
fantastica sulla colomba, simbolo dello spirito santo, che secondo la
sua logica deve essere sostituita da un pappagallo. Quest’uomo è
convinto che un uccello parlante potrebbe suggerire meglio lo spirito
santo visto che si tratta di una entità che dona all’uomo la
conoscenza delle lingue.

Il protagonista del
romanzo racconta che Flaubert mise sulla sua scrivania un pappagallo
impagliato, Loulou, preso da un museo locale per dare un tocco di
autenticità al suo lavoro. Braithwaite nel mentre che si trova in
una stanza dedicata all’autore nell’Hotel-Dieu in Rouen, macchia il
pappagallo causandosi un brivido di piacere dato dall’idea
dell’autentica connessione con il passato. Successivamente visita i
resti della residenza di Flaubert, una casa estiva dove vede esposto
un secondo Loulou e i suoi brividi scompaiono. Il nostro pellegrino è
disturbato da questa abbondanza di reliquie e parte il caso del
pappagallo impagliato originale scomparso.

Nel frattempo
gradualmente, lentamente e tardi in questo romanzo sotto sopra, come
lo descrive Barnes, o presto secondo l’opinione di Kingsley Amis, impariamo qualcosa
sul narratore e su sua moglie, veniamo a conoscenza dei modi in cui
lei somiglia al personaggio più noto di Flaubert, quella moglie
infelice di un dottore. “I libri sono dove le cose ti sono
spiegate; la vita è dove le cose non lo sono.”, prendete nota di
questa citazione di Braithwaite e andate avanti con un finale
esplosivo su quei pappagalli multipli.

L’autore si confida
con un giornale sostenendo che temeva che il libro potesse
interessare solo ad una manciata di Flaubertiani e ad un ristretto
numero di ornitologi. Non è stato così!

Per una fine
biografia convenzionale di Flaubert provate la superba pubblicazione
del 2006 di Frederick Brown intitolata
Flaubert (ovviamente la
priorità è leggere Madame Bovary) Se volete leggere altro di
Barnes, iniziate con England, england del 1996 e proseguite con le
altre opere. Volete saperne di più sui pappagalli? Arrangiatevi, qui
si parla di romanzi!

Buona lettura a tutti e alla prossima!

Alice Tonini

La luce non passò

    Ieri sera il museo del Mast di Castel Goffredo ha avuto l’onore di ospitare la presentazione del libro La luce non passò di Franco Morbini edito dalla Gilgamesh edizioni.

   A causa del maltempo di questo luglio insolito l’evento si è tenuto in una saletta interna all’oratorio che per l’occasione era gremita di gente. L’interessante presentazione è stata allietata dalla musica di Tamer Abdalla e dalle intense letture di Marina Castelli -potete vedere i video sul mio canale igtv di instagram alytony2.0 –

Il libro racconta la storia di Lorenzo Morbini, castellano classe 1893, ragazzo brillante e intraprendente che parte in cerca di fortuna verso Milano abbandonando la sua terra natale. Proprio quando le cose per lui sembrano andare per il meglio si ritrova arruolato nel regio esercito e vive sulla propria pelle l’avventura della prima guerra mondiale. Con lui vedremo il conflitto dalle prime linee e saremo testimoni di alcuni degli episodi più tragici della nostra storia, uno su tutti Caporetto. Al termine della guerra lo troviamo ancora in prima linea a difendere la memoria dei caduti e a portare all’attenzione di tutti le ingiustizie subite dai reduci. Durante la sua odissea dovrà rinunciare al vero amore, vedrà i propri amici massacrati davanti ai propri occhi, vivrà il tradimento degli ideali per i quali aveva combattuto e la tragedia dei veterani dimenticati. Nonostante ciò non perderà mai la speranza e la voglia di lottare per costruire un Italia migliore.

Purtroppo oggi le cose non sono cambiate molto. Quasi nessuno infatti sa che quest’anno, il 4 di novembre si ricorderà la tumulazione 100 anni fa del milite ignoto nell’Altare della Patria a Roma.  La storia è tanto semplice quanto tragica. I soldati durante la prima guerra mondiale indossavano piastrine di riconoscimento fatte di cartone che esposte alle intemperie si consumavano e diventavano illeggibili. Per questo motivo sui campi di battaglia capitava venissero recuperati corpi che non era possibile identificare in alcun modo. Lontano dal voler essere un presa di posizione politica, alla quale non sono minimamente interessata, trovo molto triste che questi giovani anonimi obbligati ad andare in guerra e a lasciare le loro case non abbiano potuto trovare la pace di una sepoltura nella loro terra natale. 

Si tratta di una biografia storica, una vita che è stato possibile ricostruire grazie all’incredibile viaggio dell’autore. Franco Morbini ha percorso in lungo e in largo i luoghi dove il suo prozio ha vissuto e ha combattuto. Da Ginevra al Tagliamento, da Mantova a Milano come in un pellegrinaggio ha raccolto testimonianze, visitato cimiteri, spulciato polverosi archivi tra vecchi diari e documenti che sembravano introvabili. Ha fatto un lavoro di ricerca lungo, puntuale ed approfondito, quello che ogni autore dovrebbe fare prima di scrivere di qualsiasi cosa – nb. così magari eviteremmo certe mostruosità presenti in certa narrativa pseudostorica-

Noi facciamo ancora i complimenti all’autore per questo libro che io consiglio: la storia è coinvolgente e si legge in pochi giorni, le immagini che accompagnano la storia di Lorenzo sono molto belle e i riferimenti storici sono ricchi e approfonditi. 

Una buona lettura a tutti e alla prossima.

Alice Tonini