Streghe in Italia: La Leggenda delle Janare

Halloween è arrivato anche quest’ anno lettori del mistero e ho pensato di festeggiare con voi con un breve articolo sulle streghe in Italia.

In un’epoca dominata dalla superstizione e dalla paura dell’ignoto, le streghe venivano considerate una minaccia per la società. Tra il XV e il XVII secolo, ondate di accuse e processi infiammarono il nostro Paese, con picchi in regioni come la Val Camonica e il Comasco. Le donne, in particolare, furono le vittime principali di queste persecuzioni, spesso scatenate da sospetti infondati, rivalità personali o cambiamenti sociali. L’impatto di questi eventi sulla società fu devastante, alimentando paura e sospetto e lasciando profonde ferite nella memoria collettiva. Questo articolo si propone di analizzare brevemente la figura della strega, in particolare delle janare, nel folklore italiano, esplorandone i miti, i rituali e il ruolo che esse hanno rivestito nella società locale e nell’immaginario collettivo.

La leggenda delle streghe di Benevento, o janare, è una delle più affascinanti e radicate nel folklore italiano. Originatasi in epoca pre-cristiana, si intreccia con credenze pagane e superstizioni popolari. Le janare erano descritte come creature femminili, spesso anziane, dalle sembianze inquietanti: capelli arruffati, unghie lunghe e curve, naso adunco. Si diceva che avessero il potere di trasformarsi in animali, soprattutto in gatti neri, e di volare su scope o bastoni. Le loro riunioni notturne, i sabba, si tenevano sotto un imponente noce sulle rive del fiume Sabato, dove compivano riti magici e danzavano freneticamente. La noce di Benevento divenne così il simbolo di questi incontri proibiti, un luogo carico di fascino e terrore, dove la realtà si mescolava al fantastico. La leggenda narra che le janare potessero lanciare maledizioni, rubare il latte alle mucche e provocare malattie. Erano temute e rispettate allo stesso tempo, considerate sia creature malefiche che potenti guaritrici. L’impatto culturale delle janare beneventane è stato enorme. La loro figura è stata rappresentata in numerose opere d’arte, letterarie e cinematografiche, contribuendo a diffondere il mito ben oltre i confini del Sannio. La leggenda delle streghe di Benevento è diventata un archetipo universale, un simbolo dell’inconscio collettivo che continua a affascinare e inquietare. Ancora oggi, in molti paesi, le streghe sono associate a rituali notturni, a poteri soprannaturali e a una figura femminile misteriosa e affascinante.

Mentre le janare di Benevento sono indubbiamente le più famose, anche la Puglia ha le sue streghe, figlie di una tradizione millenaria che si è evoluta in modo peculiare. Le radici delle janare pugliesi affondano in culti pre-romani legati alla fertilità della terra e al culto delle acque. Divinità femminili, spesso associate a grotte e fonti, si sono trasformate nel tempo in creature ambivalenti, capaci sia di proteggere che di nuocere. Le janare pugliesi sono spesso descritte come più giovani e meno brutte delle loro cugine beneventane. A volte vengono raffigurate come donne bellissime, ma pericolose. Mentre le janare beneventane sono legate al noce, quelle pugliesi prediligono grotte, boschi e fonti, luoghi ritenuti sacri e misteriosi. Oltre ai poteri comuni a tutte le streghe (trasformismo, volo, malefici), le janare pugliesi sono spesso associate a poteri legati all’acqua, come la capacità di provocare tempeste o di guarire con l’acqua di particolari fonti. In alcune zone della Puglia, le janare sono viste più come protettrici dei raccolti e degli animali domestici che come creature malefiche. Le janare pugliesi sono maestre nell’arte della seduzione e della manipolazione. Possono assumere forme diverse per ingannare le loro vittime, spesso uomini soli e ingenui. Sono legate a simboli come il fuso, la conocchia e il pettine, strumenti del loro lavoro femminile ma anche oggetti magici. Il mito delle janare pugliesi è ancora vivo nella memoria popolare, seppur in forme diverse. Storie e leggende si tramandano di generazione in generazione, alimentando l’immaginario collettivo. Nonostante i cambiamenti sociali e culturali, la figura della janara continua a esercitare un fascino misterioso e a rappresentare un ponte tra passato e presente.

Il Nord Italia fu teatro di alcune delle più feroci cacce alle streghe in Europa. Regioni come la Val Camonica e Triora videro bruciare sul rogo decine di persone, accusate di pratiche diaboliche e di aver scatenato calamità naturali. Le accuse più comuni riguardavano la partecipazione a sabba, la creazione di pozioni magiche, il danneggiamento dei raccolti e l’induzione di malattie. Alla base di queste persecuzioni vi erano diverse motivazioni: paure ancestrali, conflitti sociali, desiderio di controllo sulla popolazione e l’influenza della Chiesa che, attraverso bolle papali come la “Summis desiderantes affectibus”, legittimò e incoraggiò la caccia alle streghe. Molte donne, spesso emarginate e accusate di devianza, divennero facili bersagli di queste accuse. In periodi di crisi o di grandi cambiamenti, la società ha spesso bisogno di un capro espiatorio su cui proiettare le proprie paure e frustrazioni. Le streghe, con la loro reputazione di creature malvagie e in contatto con il demonio, si prestavano perfettamente a questo ruolo. Le persecuzioni delle streghe erano uno strumento per rafforzare il controllo sociale e reprimere comportamenti devianti. Spesso le accuse di stregoneria erano rivolte ai più deboli e ai marginali della società, come contadini, mendicanti e donne anziane. In questo modo, le élites potevano consolidare il proprio potere e reprimere eventuali tensioni sociali. Le persecuzioni delle streghe provocarono la distruzione di intere comunità, seminando paura e sospetto. Le vittime e i loro familiari subirono profonde sofferenze psicologiche, le cui conseguenze si fecero sentire per generazioni. Le accuse di stregoneria spesso portavano alla rottura dei legami nelle famiglie e all’esclusione sociale delle vittime. Le persecuzioni delle streghe furono un fenomeno complesso e multiforme, con profonde radici nella psicologia umana e nelle dinamiche sociali. La comprensione di questi meccanismi è fondamentale per evitare che simili atrocità si ripetano in futuro.

La figura della strega ha da sempre affascinato e inquietato l’immaginario collettivo, trovando una fertile rappresentazione nella letteratura e nell’arte. Nella letteratura italiana, le streghe sono state spesso descritte come creature potenti e misteriose, capaci di manipolare le forze della natura e di compiere incantesimi. Basti pensare alle streghe delle fiabe popolari, figure ambivalenti che possono essere sia benefiche che malefiche. Nell’arte, l’iconografia della strega è altrettanto ricca e varia. Dai dipinti medievali, dove le streghe erano spesso raffigurate come donne anziane e brutte, alle illustrazioni dei libri per l’infanzia, dove assumono forme più fantasiose e meno minacciose, l’immagine della strega ha subito numerose trasformazioni. Immagini iconiche come la strega che vola su una scopa, il calderone fumante e il gatto nero sono diventate parte integrante dell’immaginario collettivo, alimentando miti e leggende che si tramandano da secoli.

La figura della strega, un tempo perseguitata e temuta, continua a esercitare un fascino irresistibile sulla nostra immaginazione. Dalla storia alla letteratura, dall’arte al cinema, la strega è diventata un archetipo universale, simbolo di potere, libertà e ribellione. Seppur le persecuzioni siano ormai un ricordo del passato, l’eredità della stregoneria vive ancora nelle nostre tradizioni, nelle nostre paure e nei nostri sogni, ricordandoci l’importanza di rispettare la diversità e di combattere ogni forma di pregiudizio. Come scriveva Katherine Howe, “Solo perché non ci credete non vuol dire che non sia vero”. E tu, lettore dell’ignoto, cosa pensi di questa figura così complessa e affascinante? Fammi sapere se ti interessa l’argomento e potrei fare altri interessati approfondimenti sul tema.

Buona lettura, buon Halloween 👻 e alla prossima!

Alice Tonini

Lascia un commento

Museo delle Torture: un viaggio per vedere il volto crudele della Storia

Lettori dell’ ignoto ecco una esperienza che non potete perdervi. Avete mai visitato un museo delle Torture?

Tra le mura di un borgo incantato si nasconde un segreto inquietante. Al museo delle Torture di Grazzano Visconti è esposto un mondo fatto di dolore e sofferenza. Una esperienza forte, che difficilmente dimenticherò. Non avevo mai visitato un museo di questo genere ed ero curiosa perché nonostante le mie ricerche precedenti, volevo vedere con i miei occhi alcuni dei terribili oggetti di cui avevo sentito parlare. Ho visitato la struttura in autonomia e mi sono fermata all’ interno per circa quaranta minuti.

L’atmosfera era davvero inquietante, ma visto l’ argomento non poteva essere altrimenti. Il percorso tematico è ricco e ben documentato, sono messi in mostra diversi strumenti di tortura con una descrizione dettagliata e una stampa storica che cala il visitatore nella realtà dell’ epoca.

Le pareti del museo raccontavano storie di tormenti e disperazione. Ogni strumento era una testimonianza unica, muta, di una umanità in grado di infliggere sofferenze indicibili. Nella prima parte del percorso espositivo c’erano gli strumenti più conosciuti. La gogna con il suo collare in ferro che stringeva il collo mi ha fatto sentire la vergogna e l’ umiliazione inflitte a chi veniva condannato. Immagino le folle che si accalcavano per assistere a queste scene di pubblico ludibrio; uomini, donne e bambini che si divertivano al passaggio del barile della vergogna che con la sua scura concavità e le sue borchie di ferro era un simbolo vivente dell’ umiliazione e dell’ isolamento sociale, un corpo indifeso rinchiuso in una prigione mobile. Oppure le maschere dell’ infamia dalle forme grottesche e le aperture che deformavano i volti; indossarne una voleva dire essere privato della propria identità e marchiato a vita dall’ ordine costituito.

Impressionante è anche la sezione dell’ Inquisizione che mi ha particolarmente colpito. Immaginare donne e uomini accusati di stregoneria, sottoposti a interrogatori crudeli e dolorose torture è stato terribile. La verga, la sedia della strega, gli strumenti per la ricerca del marchio del diavolo. Ogni oggetto raccontava una storia di sospetto, paura e intolleranza. Ho sentito sulla pelle il freddo dell’ acciaio e ho provato una angoscia profonda al pensiero delle sofferenze inflitte a queste donne innocenti.

Tra le ombre del passato si nascondono anche delle sorprese. Oltre a farci conoscere gli orrori della tortura il museo ci insegna a distinguere la realtà dalla finzione. Attraverso esempi come la Vergine di Ferro, comprendiamo come i falsi miti possano influenzare la nostra percezione della storia medievale.

Il percorso espositivo si conclude con una riflessione profonda sulla sofferenza umana e sulla forza della fede. La sezione dedicata al martirio dei santi ci trasporta in un mondo di dolore e di sacrificio, dove donne e uomini hanno affrontato la morte con coraggio e dignità. Attraverso stampe e riproduzioni degli strumenti di tortura, siamo invitati a comprendere il valore di queste azioni e a riflettere sul significato della vita. È una esposizione che ci commuove e lascia senza parole, ricordandoci che la storia è fatta anche di gesti eroici e di sacrifici.

Il museo delle Torture di Grazzano Visconti è un luogo che lascia il visitatore con molte domande. Com’è possibile che l’uomo sia capace di tanta crudeltà? Quali sono le radici umane di queste pratiche? Ognuno di noi dovrà trovare le proprie risposte.

E anche per oggi è tutto. Vi aspetto al prossimo articolo, buona lettura a tutti voi.

Alice Tonini

Una replica a “Museo delle Torture: un viaggio per vedere il volto crudele della Storia”

  1. Avatar sillydeliciouslyf76523c1d3
    sillydeliciouslyf76523c1d3

    Perfettamente d’accordo col tuo punto di vista. Non sarei mai in grado di torturare, tanto meno di subire torture di alcun tipo. Il museo mi pare ben organizzato, ma avendo visto alcuni musei su strumenti di guerra, la tristezza e angoscia che mettono… credo non andrò. Grazie del articolo sempre interessante. Al prossimo.

    Piace a 1 persona

Lascia un commento

Una tantum
Mensile
Annuale

Donazione una tantum

Donazione mensile

Donazione annuale

Scegli un importo

€5,00
€15,00
€100,00
€5,00
€15,00
€100,00
€5,00
€15,00
€100,00

O inserisci un importo personalizzato


Apprezziamo il tuo contributo.

Apprezziamo il tuo contributo.

Apprezziamo il tuo contributo.

Fai una donazioneDona mensilmenteDona annualmente

La Magia dei Numeri: Pitagora e Samo #1

Benvenuto lettore dell’ignoto, spero tu abbia già pronte le valige perché stiamo per ripartire. Siamo appena tornati da Efeso, luogo d’incontro tra la magia d’oriente e d’occidente, luogo in cui è esistita una delle incredibili meraviglie dell’antichità e sono già pronta per portarti all’isola greca di Samo, patria della magia dei numeri e della musica, luogo di nascita del misterioso Pitagora, fondatore dell’ omonima scuola.

A differenza di Efeso di cui ci sono rimaste solo poche rovine disseminate in una zona paludosa, Samo è una ridente isoletta soleggiata ricca di vigneti, ulivi e alberi da frutto. Un buon posto per passare qualche giorno di vacanza. Purtroppo però i segni del passaggio del maestro sono molto pochi e non sempre facili da cogliere.

Ma Samo non è solo una meta turistica con dell’ ottimo vino ma è anche famosa per i reperti archeologici rinvenuti e perché ha dato i natali a personaggi come Epicuro, Anacreonte e ovviamente al maestro Pitagora. Proprio quest’ultimo è oggetto dell’articolo di oggi. Mentre passeggiamo nel porto di Vathy lascia che ti racconti della storia di Pitagora e dei suoi legami con la numerologia, con la mistica e le scienze occulte della musica.

Il simbolismo legato al misticismo della scuola pitagorica vede tra i simboli più importanti il pentacolo Pitagorico, esso era il segno di riconoscimento di Pitagora e dei suoi discepoli. Ed è oggi ritenuto simbolo di salute.

Samo, una delle più verdi isole greche e una delle più vicine alla Turchia, nel 1955 celebrò un evento singolare: il duemilacinquecentesimo anniversario della nascita della prima scuola di filosofia nel mondo. Fondata da Pitagora che fu la prima persona a usare la parola “filosofo” nel significato di “amante della saggezza” e le sue scoperte influenzano ancora oggi il nostro modo di pensare. Basterebbero i suoi contributi al mondo della matematica e della musica per renderlo degno di rispetto e ammirazione: matematica e musica noi lettori del mistero sappiamo bene che sono le forme basilari della magia del mondo greco, ma c’è di più, molto di più in Pitagora e di più dobbiamo alla sua scuola.

Alcuni scrittori antichi pensavano che quest’uomo, la cui saggezza era stata prevista dall’oracolo di Delfi, fosse lui stesso un Dio mandato sulla terra per istruire e recar saggezza al genere umano. Godfrey Higgins, nel suo Anacalypsus avanza l’ipotesi che il mito di Pitagora possa essere anche la base per il mito di Gesù. A ogni buon conto la saggezza e la conoscenza attribuitegli non hanno confronti. Nel volume Gli insegnamenti segreti di tutte le epoche, P.Hall ci fa sapere che Pitagora era in grado di parlare con gli spiriti dell’acqua:

“Con la mente poteva fare cambiare direzione di volo a un uccello, convincere un orso a cessare le sue devastazioni in un villaggio, persuadere un toro a cambiare dieta. Era anche dotato di una seconda vista che gli consentiva di prevedere e descrivere con grande precisione fatti non ancora avvenuti, superando quindi spazio e tempo.”

Vi dice niente l’ultimo film di Indiana Jones? Si dice che il maestro possedesse una ruota straordinaria per mezzo della quale era in grado di predire gli eventi futuri.

Parliamo adesso dei numeri sacri di Pitagora e della loro connessione con la magia. Avete mai sentito parlare della teoria della triangolarità? Secondo Pitagora tutto in natura poteva essere diviso in tre parti e la porta verso la conoscenza era a suo giudizio, la capacità di vedere il problema in chiave triangolare. “Trovate il triangolo” diceva, “e il vostro problema è per due terzi risolto”. Anche il mondo, quindi poteva essere diviso in tre parti. Quasi tutto il creato, tutti gli esseri che si sostentavano di cibo materiale erano, per lui, la parte bassa, inferiore del mondo. Al di sopra esisteva un Mondo Superiore e sopra ancora un mondo Supremo. A questo sommo livello, sosteneva Pitagora, l’uomo può solo aspirare, se riesce a trascendere la sua natura materiale, a essere accettato dagli dei e a dividere con loro l’immortalità.

Torniamo indietro di qualche anno, ricordate quando è nato? Pitagora figlio di un gioielliere di nome Mnesarco, era nato a Samo nel 582 a.C. Ancor prima della nascita era già stato consacrato ad Apollo dio della luce, e aveva solo un anno quando la madre lo portò in un tempio in Libano dove un grande sacerdote israelita gli impartì una benedizione speciale. Fu sin da piccolo sotto l’influenza di Talete, considerato il più saggio dei sapienti in Grecia. Avrebbe poi trascorso parte della sua giovinezza in Egitto, dove fu inventata la geometria che da quelle parti era necessaria per calcolare l’estensione delle piene del fiume Nilo e quindi lo spazio fertile a disposizione.

La matematica divenne ben presto la passione del giovane Pitagora affascinato dagli studi della mistica dei numeri, in modo particolare era affascinato dal numero 10 (la somma di 1, 2, 3, e 4) che acquista importanza sia perché, a suo parere, il numero perfetto doveva contenere un numero uguale di cifre pari e dispari, sia perché egli pensava che il 10 fosse “il principio della salute”. Per dimostrare la sua teoria, soleva costruire una piramide di sassolini (con una base di 4 sassolini, poi 3 ecc.) a riprova di come il 10 andasse a formare un perfetto triangolo. I cieli, a suo dire, contenevano 10 corpi celesti in movimento: la terra, l’anti terra, il sole, la luna, cinque pianeti e le stelle fisse. Nella mistica magica di Pitagora ogni numero riporta agli altri: il tre porta al dieci e viceversa.

Ma le conoscenze di Pitagora non si limitano certo solo alla matematica e alla geometria. Egli circonda di aura mistica e magica anche la musica. Uno dei suoi esperimenti più famosi riguarda la sperimentazione con delle corde di lunghezza e grossezza diversa, la cui tensione (e tono conseguente) poteva essere cambiata girando un vite. La corda più corta produceva il suono più acuto, quella più lunga il suono più basso. Il passo successivo furono le sperimentazioni sulle proporzioni e le misure; Pitagora trova tre consonanze: l’ottava (½), la quinta (⅔) e la quarta (¾). “Le armonie”, conclude, “dipendono dalle proporzioni matematiche”.

https://enalion.click2stream.com/ (qui trovate una visuale live della Webcam dal porto di Samo. In caso non sia più on line fatemelo sapere con un messaggio o un commento, grazie mille.)

Gli aneddoti, veri o inventati che riguardano la vita del maestro sono innumerevoli, forse a causa dell’aura di mistero che lo circondava. Credo che la sua fama lo precedesse e molto probabilmente ogni persona che lo incontrava aveva un qualche episodio da raccontare e tramandare. Ad esempio lo statista romano Boezio, del VI secolo d.C., racconta un aneddoto a proposito delle ricerche sulla musica. Pitagora un giorno mentre passava davanti alla bottega di un fabbro, si ferma ad ascoltare il battere dei martelli sull’incudine. Il suo udito fu colpito da un suono in armonico. Entrò nella bottega e pesò i martelli; scoprì che quattro erano in proporzione matematica 12, 9, 8, 6 mentre il quinto no. Eliminato quello fece battere nuovamente gli altri scoprendo che il più pesante era il doppio di quello più leggero, aveva un suono più basso di una intera ottava.

L’aneddoto è delizioso, ma purtroppo, come dice Benjamin Farrington nel suo libro Scienza Greca: “C’è una certa confusione nella tradizione, perché l’esperimento con i martelli non darebbe i risultati che il racconto prevede”. Ma a noi poco importa della credibilità o meno dell’ aneddoto, a noi interessano il fascino emanato da quest’ uomo le cui conoscenze matematiche e mistiche si mescolavano a tal punto da renderlo una figura affascinante per i suoi contemporanei e non solo.

Torniamo alla magia della musica, della teoria dell’ armonia delle sfere cosa vi ricordate?

<La funzione della geometria è quella di allontanarci dal percettibile e dal caduco per portarci nella sfera dell’intelligenza e dell’eternità. Poiché la contemplazione dell’eterno è lo scopo della filosofia così come la contemplazione dei misteri è lo scopo della religione.>

Plutarco

Volgendo la sua attenzione all’eterno, Pitagora come passo successivo sviluppa la teoria dell’armonia delle sfere. “La distanza tra il Sole e la Terra”, ipotizzava, “è doppia di quella esistente tra la Terra e la Luna, la distanza di Venere è tre volte maggiore, quella di Mercurio quattro volte, e quella degli altri pianeti in proporzione. Ne consegue l’armonia dell’universo, l’armonia delle sfere appunto, un’armonia più intensa e profonda di quella che suoni mortali possono produrre”.

Aristotele, che era scettico a proposito della magia del numero 10, sosteneva che i pitagorici avevano inventato l’Anti-Terra per adattare i fatti alle loro opinioni; era invece più affascinato dall’idea dell’armonia delle sfere e cerca di spiegare perchè, se questa musica era vera in senso letterale, reale, le persone non erano di fatto in grado di udirla. “Questi suoni”, diceva, “sono con noi sin dalla nascita, così che noi non abbiamo mai sentito il silenzio vero, il quale non si è quindi mai contrapposto a questa musica, proprio come a chi lavora il bronzo, il continuo assordante rumore che provoca pian piano gli diventa indifferente, non lo sente più”.

Ma torniamo alla figura di Pitagora maestro di magia. Quando decide di darsi all’ insegnamento trova discepoli dapprima alla scuola di Samo e poi nel 529 a.C. a Crotone, in Italia, dove si era trasferito (ma di questo parleremo nel prossimo articolo).

Organizza la sua scuola secondo regole e precetti che egli stesso detta. I suoi seguaci avevano l’obbligo di meditare e di esaminare quotidianamente le proprie coscienze. Il filosofo una volta disse anche ai suoi pupilli che “la dominazione della lingua” è uno dei successi più difficili da raggiungere. Pensiero che secoli dopo echegga nelle parole del suo famoso discepolo Apollonio di Tiana, che rimase per cinque anni di fila senza parlare dopo aver affermato che “la loquacità ha molti svantaggi, il silenzio nessuno”. Nonostante Pitagora fosse morto da quattro secoli quando Apollonio nacque in Asia Minore, attorno al 4 a.C., gli insegnamenti del maestro erano ancora molto diffusi. Il giovane prese il voto dei pitagorici assoggettandosi alla loro severa disciplina e viaggiando moltissimo, così come il maestro aveva fatto molto tempo prima di lui. La biografia scritta da Filostrato è la sola fonte di informazione che abbiamo su Apollonio di Tiana, sui miracoli che si dice abbia compiuto e sul modo misterioso in cui sparì invece di morire.

Nella sua scuola, Pitagora, iniziava e concludeva la giornata con dei canti e curava molti disturbi con composizioni musicali scritte appositamente per il malato. I nuovi iniziati, se si dimostravano degni, venivano ammessi e potevano passeggiare liberamente in una sorta di vestibolo interno del tempio. “In quella palestra”, scrive W. J. Colville in Misteri antichi e Rivelazioni, “gli adepti erano incoraggiati a esprimere le loro opinioni e i loro pensieri, e a volte lo stesso Pitagora appariva inaspettatamente e si metteva a conversare con uno sconosciuto; osservando le sue parole e i suoi gesti arrivava a conclusioni che erano sempre esatte. In particolare il maestro prestava grande attenzione al portamento e al modo di ridere, che sono sempre atteggiamenti rivelatori del carattere delle persone. Aveva anche fatto uno studio così approfondito dei tratti del viso che vi sapeva leggere inclinazioni e disposizioni al primo sguardo”.

Dopo alcuni mesi di tirocinio preliminare, l’aspirante pitagorico veniva sottoposto a varie prove, una delle quali consisteva nel passare la notte in una grotta infestata da forze misteriose che assumevano forme raccapriccianti. Se il candidato aveva sufficiente coraggio per superare la prova, passava dagli stadi iniziali che duravano dai due ai cinque anni, alla fase nella quale veniva accettato nella casa del maestro insieme con gli altri discepoli. “Solo allora cominciava la vera iniziazione. A questo punto veniva data un’esposizione razionale della dottrina occulta, basata soprattutto sulla scienza dei numeri, la cui valenza esoterica non era rivelata agli esterni ma solo agli adepti che se ne erano mostrati degni”.

“La distinzione tra matematica per tutti e quella sacra riservata agli adepti era grande”. Le lezioni cominciavano al mattino, in piena luce, normalmente all’aperto sotto i raggi del sole. Perché il maestro, come l’imperatore Giuliano che seguirà i suoi precetti quasi 700 anni dopo, credeva nel sole come “fuoco dentro tutto” e pensava che l’energia emanasse da ogni essere vivente, come da ogni modello, da ogni forma, da ogni organizzazione esistente in natura.

Credo che per la prima parte del nostro viaggio possa bastare, la prossima volta torniamo a parlare della scuola pitagorica e dei precetti magici che insegnava. Fino ad allora buona lettura a tutti voi lettori dell’ignoto.

Alice Tonini

5 risposte a “La Magia dei Numeri: Pitagora e Samo #1”

  1. Avatar Francesca Monteverdi
    Francesca Monteverdi

    la grafica del sito nuovo è pazzesca!

    Piace a 1 persona

  2. Avatar sillydeliciouslyf76523c1d3
    sillydeliciouslyf76523c1d3

    Bello! Come sempre un bel lavoro di ricerca. Io non amo i numeri (proprio per niente) ma trovo interessante la storia di Pitagora, che conoscevo solo come matematico e di conseguenza non avevo mai approfondito. Grazie e… alla prossima.

    Piace a 1 persona

  3. Avatar Pitagora: Misticismo e Creatività a Samo #2 🏛️ | Alice Tonini

    […] Lettori del mistero bentrovati. Oggi terminiamo la nostra passeggiata per l’isola di Samo, discorrendo di magia, musica e numeri, per farci una idea delle antiche radici della creatività e del misticismo legato all’arte che nei tempi antichi era considerata sacra. La Magia dei Numeri: Pitagora e Samo #1 […]

    "Mi piace"

  4. Avatar La Magia e i Miti Europei: Un Viaggio Intrigante🚀 | Alice Tonini

    […] visto come veniva utilizzata la magia della musica per curare le malattie e costruire le città. La Magia dei Numeri: Pitagora e Samo #1, Pitagora: Misticismo e Creatività a Samo […]

    "Mi piace"

Lascia un commento

Una tantum
Mensile
Annuale

Beviamo un caffè

Un caffè al mese

Donazione annuale

Scegli un importo

€2,00
€5,00
€10,00
€2,00
€5,00
€10,00
€2,00
€5,00
€10,00

O inserisci un importo personalizzato


Apprezziamo il tuo contributo.

Apprezziamo il tuo contributo.

Apprezziamo il tuo contributo.

Fai una donazioneDona mensilmenteDona annualmente

Vampiri e Storia: Scopri la Rassegna di Grazzano Visconti

Ebbene si, cari lettori dell’ ignoto, questo fine settimana ho avuto il coraggio di andare in mezzo ai vampiri. Veri o semplici travestimenti? Non sempre è facile distinguere la realtà dalla finzione.😏

Grazzano Visconti (PC), piccolissimo borgo conosciuto per lo splendido castello, il negozio di Harry Potter, i negozietti irresistibili e i golosissimi ristoranti il 5 e il 6 di ottobre ha ospitato Vampiria, rassegna nazionale sul vampirismo patrocinata dal museo delle torture (date un’ occhiata al sito che vi indico con il link, è davvero spettacolare).

Giornata perfetta per una passeggiata tra le bancarelle. Incantesimi, malie, gioielli e arte dark-ghot per accompagnare i visitatori in una passeggiata tra le case tipiche e lo splendido castello. Ho assistito alla sfilata dei vampiri partita di fronte al castello e allo straordinario spettacolo dei rapaci che hanno incantato grandi e piccini. Inoltre l’ evento è accompagnato da convegni, concerti e spettacoli divertenti da non perdere.

Durante l’evento ho potuto visitare i musei. Nel piccolo borgo hanno attirato la mia attenzione il museo delle cere e il museo internazionale delle torture, piccoli ma con una esposizione curata e storicamente ben ambientata. Credo che valga la pena dedicare a questi un post a parte per raccontarvi nel dettaglio cosa ne penso e cosa potrete trovare. E ora da parte di tutti i vampiri d’italia un saluto a te lettore del mistero e dell’ignoto e l’invito a raggiungerli nell’oscurità.

Alice Tonini

Una replica a “Vampiri e Storia: Scopri la Rassegna di Grazzano Visconti”

  1. Avatar Unabiondaconlavaligia

    Che bello, non la conoscevo. Potrei metterla in lista magari per un weekend fuori porta! 🙂

    Piace a 1 persona

Lascia un commento