Gli scienziati pazzi al cinema: ma esistono ancora?

 Bentrovato, mi scuso per il ritardo ma in questi giorni ho parecchio da fare e trovare il tempo per editare il testo per l’articolo di oggi è stato difficile. Ma noi non ci arrendiamo e torniamo a noi e ai nostri articoli sui sottogeneri del cinema. 

Purtroppo questi articoli stanno per finire per ora, in scaletta ho ancora un articolo su uno dei miei generi preferiti e poi si parlerà di altro: torneremo ancora a Efeso, ci saranno degli articoli dedicati alla scrittura di libri horror, inviti alla lettura interessanti. Insomma restate sintonizzati e avrete parecchio da leggere.

 

 

 

Ora vediamo come nel tempo gli scienziati pazzi dei film si sono evoluti fino a diventare oggi degli incompresi, faremo anche un breve ritorno al body horror.

Oh, in the name of God! Now I know what it feels like to be God! 

Frankenstein (James Whale, 1931)

Con questa citazione tratta dal classico della Universal del 1931 Frankenstein, il regista esprime la paura di una intera generazione, vissuta a cavallo tra i due secoli e che ha fatto esperienza di cambiamenti che hanno rivoluzionato il mondo. 

 

 

 

La paura del cambiamento e della novità è sempre esistita, dalla preistoria fino ai giorni nostri. La rivoluzione industriale in Gran Bretagna fu accompagnata dal movimento sindacale le cui richieste si infransero contro gli interessi economici delle grandi fabbriche nelle periferie, a quell’epoca molti vedevano nel progresso la benzina da buttare sul fuoco delle richieste degli scioperanti. Ma quella fu anche l’epoca della medicina vittoriana, delle prime operazioni chirurgiche che nella maggior parte dei casi uccidevano il paziente, dei dottori in competizione tra loro sulla velocità con cui potevano rimuovere un arto. Pensate che i più bravi in tre minuti netti vi segavano una gamba. 

Arrivò poi la prima guerra mondiale che portò la meccanizzazione della morte su larga scala; furono gli scienziati che crearono il gas mostarda che massacrò tutti quegli uomini nelle trincee; e più tardi ancora arrivarono i veleni utilizzati nella seconda guerra mondiale nei campi di concentramento per sterminare gli ebrei. Fu la scienza che ci portò la bomba atomica che distrusse Hiroshima e Nagasaki, ma anche la fissione nucleare che oggi da energia e potere ai governi del mondo. 

 

 

 

Fu proprio l’uso della bomba atomica nel 1944 che irrevocabilmente cambiò la percezione comune della scienza e dello scienziato, cosa che si riflettè nei film fantascientifici e horror prodotti a partire dagli anni ’50. Secondo questo nuovo filone cinematografico uno scienziato non sarà mai più degno di fiducia totale, perchè senza morale, e da allora gli scienziati verranno sempre messi a lavorare in qualche agenzia supersegreta su qualche sinistro piano per conquistare il mondo o in qualche reparto governativo per creare una nuova arma letale. 

Una volta che l’iconografia di Frankenstein fu messa a letto dalla cinematografia moderna la versione dello scienziato pazzo anni ’50 venne raggiunta da infinite varianti originali. Abbiamo il dottor Richard Marlow (interpretato da Bela Lugosi) che aveva l’abitudine di usare la magia nera e le anime delle ragazze che rapiva per fare rivivere la moglie defunta (Voodoo Man di Hook, 1944), abbiamo poi il dottor Peter Blood, che esumava i corpi e vi metteva dei cuori pulsanti per riportarli in vita (Dr, Blood’s Coffin di Sidney J. Furie, 1961) e la chirugia plastica del dottor Genessier, che sfigurò sua figlia con esperimenti fallimentari di ricostruzione facciale (Eyes without a face di Franju, 1960) riadattato in una ottima versione con l’opera The Skin I live in (Almodovar, 2011).

 

Il 1980 vede il proliferare dei media vecchi e nuovi: pornografia, campagne di marketing, video e Tv via cavo (poi rimpiazzate dalla TV satellitare) con i nuovi spettacoli di cabaret che sostituiscono quelli radiofonici. Si forma una nuova visione idealizzata del corpo umano che deve rispettare nuovi canoni estetici. La critica Naomi Wolf chiama la visione che nasce in quest’epoca “il mito della bellezza”. Nelle sue opere sostiene che “questo stato impossibile non può essere creato senza l’intervento della chirurgia plastica o della liposuzione.”

 Alla medicina e al mito della bellezza si affianca l’idea delle trasformazioni di genere, cinematograficamente figlie del lavoro di Cronenberg che guarda in questa direzione molto presto rispetto ad altri registi. L’avversione verso Photoshop spazza via l’ideale e il mito manifestandosi nell’esplosione delle modificazioni corporee: tatuaggi, piercing e scarificazione in rivolta contro il corpo perfetto. 

 

Cronenberg rivoluziona gli ideali della società. Una placca sul muro del dottor Hobbes in Shivers (Il demone sotto la pelle di Cronenberg, 1975) dice che “Il sesso è l’invenzione di una malattia venerea intelligente”. Ma il ruolo degli scienziati non è solo quello di alimentare gli istinti primordiali dell’umanità con esperimenti che ovviamente sfuggono al controllo.

Il regista di L’esperimento del dottor K. (The Fly di Kurt Neumann, 1958) fa dire allo scienziato Andre Delambre che: “l’umanità non ha più bisogno di provare desiderio o paura”; ma l’interesse dello scienziato è quello di infilare qualcuno nella macchina del teletrasportatore per soddisfare la sua sete di conoscenza. Forse in questo film si può ritrovare un mix con le idee di Cronenberg in VideoDrome: la trasformazione, la combinazione dei sessi e il corpo che si deforma. 

Ma comunque anche Cronenberg ebbe la sua versione della mosca (Cronenberg, 1986). La trasformazione del corpo, nella visione di Cronenberg, riguarda non solo la sessualità ma anche l’invecchiamento o una relazione amorosa che brucia le tappe per dirigersi verso la tragedia, in questo caso abbiamo il pene del protagonista Brundle tenuto in un vaso trasparente dalla compagna Veronica che alla fine continua la sua vita disillusa. Lei che nel film avrà bisogno di essere salvata da Brundle-mosca che la vuole moschizzare e si rivolta contro il suo ex fidanzato poliziotto colpendolo con il vomito acido. La trasformazione di Brundle-mosca si completerà ma la creatura nè umana nè animale non avrà nessun posto dove ascendere o discendere dalla sua mutazione e resta condannato nel suo limbo di solitudine. La mosca umana, emersa con il teletrasporto, in un ultimo atto di follia finale diventa essa stessa la macchina per il teletrasporto. La creatura patetica uomo-macchina-insetto che emerge da quest’ultima mutazione implora solo di essere liberata con la morte. E la follia dello scienziato u il compimento finale.

 

 

La visione dell’uomo macchina comparsa in questo film si interfaccia con altre opere del regista anticipando lavori più tardi di Cronenberg come Ballad Crash (Cronenberg, 1996), di altri film ne abbiamo parlato lo scorso articolo, e si può notare la sua influenza per Shin’ya Tetsuo (Tsukamoto, 1986) e Tetsuo II (Bodyhammer Tsukamoto, 1992).

La scienza malvagia è qui per rimanere. Gli scienziati pazzi non vedono l’ora di conquistare il mondo. E i film non aspettano altro se non l’ennesimo fallimento scientifico per alimentare le nostre paure. Dai disastri come quello di Bhopal o gli incidenti nucleari come quello di Chernobil (Chernobil Diaries di Parker, 2012), l’incidente nucleare all’isola Three Mile solo per citarne un paio da cui sono tratti decine di film. L’effetto dell’epidemia di SARS a Hong kong nel 2002 o quello del Covid lo possiamo ritrovare in Contagion di Stevan Soderbergh (Soderbergh, 2011). Le epidemie ci vedono affrontare nemici invisibili creati dalla scienza, come il gas Sarin, arma chimica senza odore, colore, e consistenza, cui furono esposti 5000 giapponesi nel 1995 o gli attacchi con l’antrace negli US.

La scienza cattiva e il complottismo sono parte integrate delle sceneggiature ancora oggi. Le corporazioni farmaceutiche ci nascondono le cure in attesa di vantaggi economici. Gli scienziati sono consapevoli che i fondi della ricerca possono essere loro tolti in ogni momento e sono obbligati a fare la parte dei cattivi per il bene supremo dell’umanità. Sono presenti in decine di opere.

 

E il Padrone in tutto ciò cosa c’entra?

 

In 28 days after (Boyle, 2002) il virus Rage è stato testato sugli animali e ha fatto venire un infarto a tutti gli scienziati quando ha trasformato gli infetti in animali feroci assetati di sangue. Una cosa simile può essere stata sviluppata solo per divenire una pericolosa arma chimica. Poi il film non è granché ma è per farvi un esempio di come la tecnologia diventa nanotecnologia nucleare al servizio degli eserciti, la cybernetica diventa più sofisticata e crea ibridi macchina-uomo, la chirurgia e la medicina sradicano le malattie e ne creano di nuove, e noi non siamo mai a corto di scienziati pazzi. 

Il canone non è completo senza una menzione a Frank Henenlotter con Basket Case (Henenlotter, 1982) e FrankenHooker (Henenlotter, 1990) Stuart Gordon con Re-animator (Gordon, 1985) e Dragon (Gordon, 2001) o Brian Yuzuna con Society (Yuzna, 1989); oppure vogliamo parlare della visione maestosa e intricata di Clive Barker in Hellraiser (Barker, 1987) e Nightbreed (Barker 1990) e qualche consiglio di come usare lo scalpello da Lloyd Kauman , co fondatore della Troma Entertainment, casa di produzione indipendente di film e compagnia responsabile della distribuzione per Tromeo e Juliet (Kaufman e Gunn, 1996) e The Toxic Avenger (Herz e Kaufman, 1984).

 

Ultimo ma non meno importante è il Padrone, antagonista del mio romanzo La Falena uscito nel 2022. Ha creato una sostanza chimica che non si è fatto scrupoli a testare su animali e umani ma alla fine è impazzito. Mirco deve trovare la forza di affrontarlo prima di finire ucciso con i suoi amici. È disponibile su Amazon, dategli un’ occhiata se anche voi amate la scienza cattiva.

E anche per oggi vi ho detto tutto. Mi raccomando di leggere qualche buon libro e di restare connesso per le ultime novità. Alla prossima.

Alice Tonini 

 

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Viaggiate con me a Efeso: nascita di una città misteriosa tra culti mistici, magie e leggende. #1

Carissimo lettore bentornato. 

Misteri, magia, luoghi incantati e antiche città
affascinanti sono argomento del blog dalla sua nascita. Nell’ultimo
anno ti ho parlato ogni tanto di folklore e tradizioni legate a
diverse città italiane, ma perchè non arricchire il nostro viaggio
con qualche meta particolarmente interessante per noi amanti dei
libri, del brivido e del mistero?

 

Rieccoci con la rubrica Inchiostro blu oltremare che unisce la mia passione per i temi dark e misteriosi con i libri e i viaggi.👍

Alcune delle mete che ho in mente sono sicura che le
conosci già o che ne hai sentito parlare ma altre potrebbero
sorprenderti, ti invito a sederti comodamente e a lasciarti
trasportare in questo viaggio eccezionale.

A causa della lunghezza dell’articolo l’ho diviso in
tre parti per facilitare la lettura e l’editing. Spero lo troverai interessante tanto quanto l’ho trovato io. 

Partiamo da una meta turisticamente molto conosciuta:
Efeso, l’antica città dei maghi situata vicino alle coste
dell’odierna Turchia. 

Oggi visitarla vuole dire fare un passeggiata
tra scavi archeologici e resti di antiche civiltà ormai scomparse da
secoli ma durante gli anni di maggiore splendore era un porto
trafficato e un centro culturale rinomato tra filosofi e religiosi
pagani e cristiani.

Il sigillo di Ecate con al centro la trottola.

 

Ma partiamo dal principio. Il simbolo di Efeso è la
ruota di Ecate, chiamata anche trottola di Ecate ed è associata al
lato buio della dea lunare Diana o Artemide. In pratica si tratta di
un simbolo che possiamo trovare inciso su pietre dischiformi della
cultura ionica del VI secolo a.C. ma era anche utilizzato dai
taumaturghi del tempio di Artemide per fare previsioni sul futuro e
rispondere alle domande dei fedeli.

Molto prima dell’avvento del cristianesimo, l’antica
città di Efeso, nelle pianure dell’Asia minore era un famoso centro
di studi di magia e di tutte le arti occulte e segrete. Lo storico
ottocentesco Edward Falkener affermava che Efeso era nota per la
magia “più di ogni altro luogo al mondo” e spiegava che proprio
li si incontravano le pratiche esoteriche d’Occidente e quelle
d’Oriente.

Nella sua opera Efeso e il tempio di Diana
scriveva:

Costruita ai
confini tra Grecia
e Asia innestava la filosofia e la
mitologia di questa sulle cerimonie mistiche e sulle credenze magiche
di quella.”

 

 

I miti sulla fondazione sono più d’uno. Secondo
alcuni l’origine della città si basa su una predizione dell’oracolo
di Delfi. La leggenda racconterebbe che fino al XII secolo gli
abitanti dell’Ellade che migravano a est si fermavano in un isola non
lontana dalla costa ma nel XI secolo a.C. la sovrappopolazione aveva
reso necessario fondare una nuova colonia. Allora comandati da
Androclo figlio del re di Atene Codro, gli emigranti mandarono
messaggeri all’oracolo di Delfi per chiedere indicazioni sul sito più
favorevole per fondare una nuova città. Gli fu risposto che un pesce
e un cinghiale avrebbero rivelato loro il luogo ideale dove ubicarla.

Poco tempo dopo alcuni pescatori scesero a riva per
mangiare, stavano cucinandosi dei pesci quando uno saltò fuori dalla
padella sprizzando attorno a sé delle scintille che diedero fuoco al
bosco vicino. Un cinghiale atterrito dalle fiamme fuggì fuori dalla
boscaglia e venne cacciato e ucciso. Secondo gli antichi la profezia
delfica si era avverata e così fu costruita Efeso, dieci secoli
prima della nascita di Cristo.

Per generazioni l’immagine di un cinghiale restò
nella piazza principale della città, ma nonostante la leggenda, più
volte il sito venne ricostruito e spostato per evitare che il fiume
Kaistros interrasse il porto, fondamentale per i commerci, o a causa
dei frequenti terremoti. Oggi le rovine della città antica si
trovano a cinque chilometri dal mare e la natura selvaggia ha avuto
il sopravvento sulla civilizzazione.

Un altra famosa leggenda racconta che la città venne
fondata dalla regina delle Amazzoni da cui avrebbe poi preso il nome.
Ma al di là delle leggende folkloristiche i ritrovamenti
archeologici parlano di resti di antiche civiltà dell’età del
bronzo risalenti a cinquemila anni prima di Cristo, quindi sappiamo
che nella zona erano presenti insediamenti da molto prima dell’arrivo
della civiltà ionica.

 

Ricostruzione del tempio al massimo del suo splendore.

 

Un secolo e mezzo prima della nascita di Cristo il
matematico greco Filone scrisse in un breve saggio intitolato De
septem orbis spectaculis
(Le sette meraviglie del mondo):

Ho visto le mura e i giardini pensili dell’antica
Babilonia, la statua di Zeus olimpico, il colosso di Rodi, il faro di
Pharos, la grande opera che sono le piramidi, e la tomba di Mausolus
(da cui Mausoleo). Ma quando ho visto il tempio di Efeso che
s’innalzava al cielo, tutte le altre meraviglie si sono appannate.”

Filone a suo tempo aveva visto il quinto tempio di
Artemide costruito nella piana presso il mare, vicino alla città di
Efeso. Dall’VIII secolo a.C. al VI secolo d.C. pellegrini da ogni
parte del mediterraneo vi si recavano per rendere omaggio alla
leggiadra dea Artemide o Diana e per chiederle oracoli e benedizioni.

La tradizione dell’adorazione di Diana o Artemide va
anche più indietro nel tempo rispetto alla civiltà greca. Come
abbiamo già visto Efeso, secondo la tradizione, era la patria delle
Amazzoni un popolo di donne guerriere. Per evitare che la loro stirpe
si estinguesse, la leggenda narra che le Amazzoni una volta l’anno
andavano a far visita alle tribù vicine. I figli maschi nati in
seguito a quelle visite venivano resi ai padri mentre le femmine
venivano tenute e allenate alla caccia e alla guerra. Nonostante
siano considerate solamente parte del folklore locale dalla maggior
parte degli studiosi, le Amazzoni compaiono sistematicamente nei
miti greci e questo a molti suggerisce una possibile loro esistenza
di fatto sul territorio. Quando gli ioni, venuti dalla Grecia,
conquistarono e colonizzarono Efeso, la dea protettrice della città
aveva caratteristiche proprie delle Amazzoni leggendarie. Era una
divinità cacciatrice, casta, che proteggeva gli animali selvaggi e
la gioventù. Ed era così simile alla Artemide greca che le due
divinità si fusero in un unica figura e ne nacque un culto unico.

E così Efeso divenne la città della dea lunare Diana, colei che personifica il sapere nascosto e occulto.
Inevitabile dunque che la sua fama si diffondesse rapidamente come di
città adatta per praticare le arti pagane di sacerdoti, maghi e negromanti.

Oggi dell’antico tempio rimane solo un tumulo
ricoperto d’erba a un chilometro circa dalle mura di Efeso. Il grande
altare si trovava dove oggi si trovano degli alberi di fico, sulla
destra della strada che porta a Kusadasi a circa 400 metri dalla
moschea di Isabey. Tutta l’area che fu scavata dagli inglesi
nell’ottocento ha preso il nome di “Inglitz Cukuru” che tradotto
sarebbe la buca degli inglesi.

 

Sito dove sorgeva il tempio.

 

Ed è tipico della fase storica successiva di
cristianizzazione che nel sito del tempio di Diana sia poi stata
costruita una chiesa dedicata a Maria Vergine. Con il passare dei
secoli anche questa andò distrutta e sparì. E il luogo, un tempo
glorioso e meta di pellegrini divenne un acquitrino deserto,
infestato dalla malaria; i resti dell’antico splendore nascosti da
erbe e piante di palude: è così che appare oggi.

I turisti del nostro secolo sono più interessati
alle leggende cristiane, che si sono sovrapposte al folklore più
antico. La grande “agorà”, la piazza del mercato che è associata al
ricordo di san Paolo. Il teatro, grandiosa opera che poteva
accogliere 24.000 persone è il luogo dove l’orefice Demetrio,
artigiano che fabbricava statuette delle dea in argento, si trovò a capo di una
folla irata contro la predicazione cristiana. Nel I secolo d.C. Efeso
era una città facoltosa, dedita al culto della dea mistica lunare, una minaccia per i primi cristiani che diedero alle fiamme i testi che parlavano di paganesimo e magia.

Si dice che il vangelo di Giovanni e l’apocalisse
furono scritti proprio in questa città. E c’è una curiosa e bella
leggenda locale che tratta del rapporto tra paganesimo e
cristianesimo, quella delle grotte dei sette dormienti. Si dice che
fossero dei profughi cristiani che avevano trovato rifugio in città,
quando l’imperatore Decio, arrivato a Efeso attorno al 250 d.C. aveva
ordinato un festival pagano. La leggenda narra che i sette si
nascosero in una grotta dove dormirono per oltre un secolo sino
all’epoca in cui Teodosio prese il potere (408-450 d.C.); solo allora
poterono riemergere dal letargo con le loro credenze cristiane
intatte e non più minacciate dal paganesimo.

 

Artemide la cacciatrice casta.

 

Anche se del grande tempio rimane poco o nulla,
l’antica e stupenda città di Efeso è oggi meta dei flussi incessanti dei turisti. I
ruderi portati alla luce e parzialmente ricostruiti sono molti e per
la maggior parte di epoca romana, disseminati su una ventina di
chilometri quadrati di cui solo un quarto è stato riportato alla luce. Quel che si
vede, comunque è più che sufficiente a impressionarci: strade
lastricate di marmo che portano i segni del passaggio incessante dei
carri, fiancheggiate da impressionanti statue senza testa. Forse non
lo sapete ma era abitudine dei conquistatori tagliare la testa delle
statue degli eroi sconfitti e metterci quelle dei loro eroi. Si
possono trovare i portici dove un tempo c’erano i negozi, i templi e
le fontane dedicate agli imperatori che si sono succeduti; ci sono
ancora le tavole delle leggi della città, alte quanto un uomo, i
resti dei bagni e dei gabinetti pubblici che all’epoca ricevevano
l’acqua degli acquedotti e smaltivano le acque nere, si può trovare
una iscrizione scolpita a fianco della via che chiaramente indica il
luogo del bordello, contrassegnato con l’immagine di un
cuore, una donna e un piede sinistro a segnalare che stava a
sinistra. E poi le inequivocabili statue erotiche di Priapo, che è
la personificazione divina della forza procreatrice del maschio,
trovate sul luogo del bordello stesso. Il culto di Priapo ebbe la sua
massima espansione all’inizio dell’era cristiana per poi essere
gradualmente abbandonato durante la cristianizzazione.

E per ora è tutto,  torneremo presto a parlare di Efeso, di archeologia e misticismo, e del meraviglioso tempio che sorgeva in città. Come al solito ti auguro buona lettura e alla prossima. 👋

 

Alice Tonini 

In collaborazione con Carla Broglia

 

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