Cinema horror e stregoneria: da Aleister Crowley alle streghe di Eastwick

Oggi riprendiamo la nostra esplorazione dei sottogeneri del cinema horror e uno dei più diffusi è sicuramente quello delle streghe e dei loro patti con il male. 

Il demonio è protagonista da tempo della storia del cinema; dai
primi esperimenti di Georges Melies, alla versione de Lo studente di Praga di Poe interpretata da Paul Wegener (Rye and Wegener, 1913) fino al Faust di F.W.Murnau. Ne Il Gatto Nero (Ulmer, 1934) Boris Karloff recita la parte di un sacerdote in un culto satanico e più tardi Val Lewton produsse La
Settima Vittima
(Robson, 1943), che secondo la critica ha posto le radici per la figura del demonio
moderno che ha la missione di convertire gli scettici. Jaques Tourneur con il
suo eccellente Night of the Demon (Tourneur, 1957) porta sul grande schermo un
personaggio reale e dal nome familiare a tutti quelli che si sono interessati alla storia delle arti oscure almeno una volta: Aleister Crowley, conosciuto come “La grande
bestia” (1875-1974). Nessun lavoro sul satanismo o sulla stregoneria è
completo senza un riferimento a lui.

Nato nel 1875 e figlio di un facoltoso birraio, Crowley divenne un
membro influente di una delle società magiche più importanti della sua epoca: L’Ordine Ermetico dell’Alba Dorata o Golden Dawn. Lui fu un poeta, un artista, uno sportivo e un
abusatore di droghe. Raccontò di essere stato contattato da un sacro
guardiano angelico durante i suoi viaggi in Egitto e che questi gli dettò il
libro della legge con il motto “Do what thou wilt, shall be the whole
of the law” (fai quello che vuoi, dovrebbe essere l’unica legge) una chiamata alle armi per i libertini di ogni dove, tra cui raccolse ampi consensi quando nel 1960 uscì la sua pubblicazione più conosciuta sulla magia e l’occultismo. Scrisse decine di libri sui temi più disparati: meditazioni, trattati, preghiere e saggi su occulto, arti esoteriche e alchimia.

Crowley fondò la sua personale filosofia e società dell’occulto, l’Oto (Ordine del Tempio Orientale) che fu pansessuale e coinvolse in
modo pesante l’uso di sostanze stupefacenti. Durante la sua vita divenne un personaggio famoso, conosciuto come il più importante stregone del mondo e nel 1932 portò in tribunale chi lo aveva definito mago nero (perse
la causa). Il giudice Mr Justice Swift disse “ io non ho mai udito
di cose più paurose, orribili, blasfeme e abominevoli come quelle dette da quest’uomo: mr Crowley”.

Verso la fine della sua vita dalla sua villa in Italia iniziò la vendita di un tonico chiamato “L’elisir del
Dr.Crowley” delle “pillole di vita“ che contenevano un mix di semi di chalk (una pianta succulenta). Cacciato dall’Italia dal regime fascista andò a morire a Londra.

La figura di Crowley fu molto influente e ispirò personaggi come Somerset Maugham, il mago Le Chiffre nel film Casinò Royale di
Iaan Fleming e The Magus di John Fowles nella letteratura. Nel film La Notte del Demonio (Tourneur, 1957) lo si vede interpretato come Karswell, e in The Devil Rides Out (Fisher, 1968), nella novella di Denis Wheatley lui è
Mocato. In Rosemary’s Baby (Polanski, 1968) lui appare come Adrian
Marcato. La sua più recente apparizione, che io mi ricordi, fu in A Chemical Wedding
(Doyle, 2009), scritto da Bruce Dickinson e ispirato alla band heavy metal dei
Judas Priest. Lui è il ragazzo che si occupa di magia nera.

Nei film sulla stregoneria il punto centrale, e compito del protagonista, è fare  accettare al pubblico l’esistenza della magia nera e della magia bianca. In The Night of the Demon lo scettico Dr
John Holden è a Londra per partecipare a un convegno dove Mr
Harrington vuole denunciare pubblicamente un culto. L’incontro con Karswell
cambierà poi le carte in tavola.

In Night of the Eagle (Hayers, 1961), è la moglie di un
professore universitario a usare la stregoneria per spingere la
carriera del marito, una idea inversa rispetto a quella di Rosemary’s Baby
(Polansky, 1968) dove Guy Woodhous permette a un culto satanico di
usare sua moglie come mezzo per ottenere lui stesso un avanzamento di
carriera. Rosemary’s Baby fu un grande successo, guadagnò altre 30
milioni di dollari e diventò uno dei primi block buster nella storia del cinema horror. Andare a
letto con il demonio è roba che vende, ma la storia è presentata in
modo che potrebbe essere tutto una fantasia di Rosemary che vede deteriorare la sua salute mentale durante la gravidanza. Le pozioni che le vengono
date sono l’aspetto più ovvio della stregoneria nel film, viene
evitato ogni aspetto ritualistico e non siamo resi partecipi del
patto diabolico fatto tra Guy e il demonio. 

Nei tardi anni 60′ crebbe
l’interesse nel demonio e nella stregoneria anche grazie alla musica. I Rolling Stones
rilasciano il loro album Satanic Majestic’s Request. Roman Polansky lesse le opere del professore R.L. Gregory “Eye and Brain” che parla della psicologia della vista e teorizzava il fatto che
noi vediamo meno di quello che pensiamo e che la nostra percezione
della realtà è piena di false memorie. Polanski scrive nella sua autobiografia del 1984 che l’intera storia vista attraverso
gli occhi di Rosemary può essere pensata come una catena di
coincidenze superficiali sinistre, un prodotto di fantasie fervide, ombre come quelle che Scrooge nega di vedere la notte di natale. Molti nel pubblico
sono convinti di vedere Cloven Hooves e la faccia del bambino alla
rivelazione finale del film, quando appaiono sullo schermo (superimposto dalla regia) due
occhi felini.

Witchfinder General (Reeves, 1968) fu incentrato sulla caccia alle
streghe e sui roghi come rituali sadici e il pezzo forte di Ken
Russel The Devils (Russel, 1970) fu un film di stampo politico riguardante i preti
piuttosto che un’accusa verso le attività diaboliche delle streghe. Il film di Robin Hardy
Wicker Man (Hardy, 1973) è ritenuto dalla critica il miglior film britannico folkloristico horror
sul paganesimo ed è una meravigliosa rivalsa delle credenze giudeo-cristiane su folklore e tradizioni. I sequel e i remake sono prodotti da ignorare.

Le Streghe di Eastwick (Miller, 1987) ispirato ad una storia di
John Updike, riguarda tre donne abbandonate dai mariti che formano un gruppo e invocano il demonio
(con la faccia di Jack Nicholson). Il film fu girato per ridere con
pochissimi ingredienti horror e un disgusto di media entità senza
preoccuparsi troppo dei contenuti horror. 

The Craft (Andrew Fleming, 1996) parla di un gruppo di
tre ragazze teenagers che scoprono che una loro nuova amica ha grandi
poteri magici, fa incantesimi sui loro compagni di classe e su ogni altra
persona che la infastidisce. Qui i riti della Wicca sfuggono di mano e la ragazza
cattiva di nome Nancy li porta oltre il semplice passatempo. Le altre del gruppo si rivoltano contro la cattiva e la protagonista Sarah invoca un potere superiore che
sconfigge Nancy e rimuove i
poteri alle amiche. Il messaggio di questo film riguarda più la
sociaizzazione tra i teenager che la vera stregoneria, con una premessa che dice che è ok essere diversi, ma non troppo. Il fatto che i personaggi principali fossero tutte ragazze bullizzzate o abusate è interessante ma il
motivo della vendetta avrebbe potuto essere più oscuro con forse un
po’ più di riempimenti stregoneschi.

Le streghe sono seguaci del demonio, di culti divenuti popolari dal 1960 circa e la strega moderna non ha
bisogno di un mentore maschile, ma forse detto così direttamente è troppo ovvio. Ira
Levin nel suo lavoro The Stepford Wives (Forbes, 1975) dice una frase
molto interessante sul supposto posto delle donne nella società: “ci sono molti paesi oggi che hanno ancora una
attitudine medievale verso le donne ed è a quelli che noi guardiamo
per trovare storie nuove”.

Sulle opere di Dario Argento ci vuole un post a parte

In termini di caccia alle streghe, oltre che il già citato
Witchfinder General (Reeves, 1966) è stato fatto poco riguardo la
purga europea della stregoneria. In America c’è la storia della caccia
alle streghe di Salem reinterpretata per il palco da The Crucible di
Arthur Miller (Miller, 1953) e portato su pellicola nel 1957 (Rouleau, 1957) e poi nel
1996 (Hytner, 1996) ma poco altro e non di buona qualità. 

Bene lettori e lettrici con le streghe e il cinema anche oggi è tutto. 

A presto per un nuovo appuntamento con il mistero e come al solito vi invito a leggere un buon libro o guardarvi un bel film, e se ancora non lo avete fatto iscrivetevi alla newletter per restare sempre aggiornati.

Alice Tonini 

Carnevale oscuro: le maschere e i segreti della festa più irriverente dell'anno

 Buongiorno lettori

Oggi facciamo un viaggio nei misteri del carnevale, la festa che in questi giorni sta animando le piazze di tutta italia.

Forse non tutti lo sapete perchè oggi il carnevale è una festa cattolica ma le tradizioni carnevalesche risalgono a molto prima del cristianesimo, si ipotizza che questa festività risalga al periodo della roma pagana quando si festeggiavano i Saturnali (iniziavano il 17 dicembre circa) o le feste dionisiache della grecia classica. Durante queste feste le norme sociali e le leggi venivano sospese e gli schiavi potevano diventare re e dileggiare i padroni. Le tradizioni e i costumi venivano rovesciati nel nome del dio Saturno (dio della semina) la cui grazia avrebbe garantito un ricco raccolto. Vi ricordo che Saturno era considerato una divinità sotterranea, questo collega la sua figura ai demoni secondo la visione cristiana, anch’essi legati al mondo infernale.  Ma ci torniamo tra un attimo.

Il carnevale ha un grande valore simbolico e spirituale dove l’ordine viene sostituito dal caos e durante quei giorni poteva succedere di tutto. Le stesse maschere tradizionali richiamano i demoni che in quei giorni di festa tornano sulla terra a compiere malefatte, o almeno così sostengono gli studiosi di folklore.

Il lato oscuro e misterioso del carnevale ha portato nel tempo a diversi episodi di violenza popolare durante i festeggiamenti, anche recenti, che condensano scontento e contestazione nella delinquenza incontrollata. Vi ricordo che oggi il carnevale è una festa per bambini ma nei secoli passati erano gli adulti a festeggiarlo e a farlo diventare una valvola di sfogo.

Durante queste feste si indossavano le maschere per assumere le sembianze di un altra persona, in questo modo sparivano gli obblighi e le divisioni di casta, la quotidianità veniva travolta dai giochi e ognuno era libero di lasciarsi andare a scherzi e goliardie. Tutto era lecito e non c’erano più regole.

Il carnevale rappresenta il caos che precede l’inizio della quaresima, un periodo di 40 giorni dove prevale il pentimento e il digiuno.

Di carnevali famosi ne esistono tanti e altrettanti sono finiti male. A Londra recentemente le celebrazioni della comunità caraibica sono finite in accoltellamenti e violenze sessuali. A Colonia l’elenco delle aggressioni sessuali e delle lesioni personali è infinito. Di questi episodi se ne trovano anche in Italia, basta una veloce ricerca su google.

Ma questi comportamenti violenti erano usati anche nel passato. E per darvene un esempio non ho bisogno di portarvi molto lontano, ci fermiamo a Venezia. Nell’antichità nella città lagunare venivano organizzate “feste” carnevalesche che erano veri e propri combattimenti tra animali e persone. C’erano combattimenti o “cacce” con i tori o con gli orsi. Si trattava di eventi che molto spesso terminavano con la morte dell’animale e gli incidenti e le risse capitavano ogni volta. Un altro dei giochi preferiti dei veneziani era la guerra dei pugni, un  cruento combattimento tra singoli o gruppi per il possesso di un ponte. Spesso tali incontri finivano in un bagno di sangue con morti e feriti.

Ma torniamo alle nostre maschere e alla loro vicinanza simbolica ai demoni e alle creature infernali. 

Gli studi folkloristici sulle tradizionali maschere italiane ci raccontano non solo il lato fantasioso e ironico, nato nel 1500 con la commedia teatrale, ma c’è anche un lato simbolico molto più antico. 

Il costume di Arlecchino con i suoi colori sgargianti che tradizionalmente sono stati cuciti da diversi vestiti per un bimbo povero e la maschera nera richiamano la forma di un demone. Andando indietro nel tempo troviamo che la maschera di Alecchino come la conosciamo noi oggi è stata ufficializzata dalla commedia nel 1500 ma prima c’erano gli Herlechini. Erano gruppi di forze infernali in processione di cui facevano parte briganti, prostitute e assassini per la gran parte morti da tempo, capitanate da un gigantesco guerriero armato di mazza. La tradizione delle processioni di questi gruppi di peccatori viene fatta risalire all’area germanica dove il re degli inferi è Herlechin o Harlechin. Alichino è un demone presente anche negli inferi della commedia di Dante con caratteristiche grottesche e comiche ed è in quel modo che veniva impersonato durante tutto il medioevo. 

La maschera napoletana di Pulcinella con le sue movenze iperattive e leggiadre impersonerebbe lo spirito dei morti. Il costume di Pulcinella originale è molto diversa da quello che conosciamo oggi. In origine la figura di Pulcinella viene fatta risalire alla maschera di Maccus, personaggio delle Atellane romane (spettacoli popolari tipo teatro dialettale). Impersonava i sileni, i servi dalla faccia bitorzoluta o i satiri. E’ un demone salvatore che con l’ironia riesce a tirarsi fuori anche dalle situazioni più spinose.

Le maschere veneziane, silenziose e inespressive nel loro splendore richiamano i fantasmi. Ed è lunga la tradizione veneta e friulana in fatto di maschere, a Venezia i primi festeggiamenti di cui abbiamo testimonianza risalgono al 1200 e i fabbricanti di maschere veneziani si sono riuniti nel 1400.

Cambiamo regione?

Vi porto in sardegna dove i Mamuthones dalla maschera nera e gli Issohadores dalla maschere bianche si muovono in lunghe processioni. Sono figure che risalgono alla tradizione agreste e la loro origine si è persa nei secoli. I Mamuthones sono muti, portano dei campanacci con vestiti di pelliccia e si muovono in lente processioni, gli Issohadores li accompagnano prendendo le persone al lazzo e chiacchierando con loro. Si tratta di una tradizione che ricorda i Krampus o i Silvesterklaus.

Piaciuto il nostro giro a conoscere i segreti delle maschere di carnevale?

Come al solito vi invito ad aprire un buon libro per leggere e rilassarvi, alla prossima.

Alice Tonini

Libri sotto i portici 2024: febbraio per ricominciare

 Buongiorno lettori e lettrici!

Oggi vi porto un aggiornamento dalla piazza di Castel Goffredo (MN). Dopo la pausa invernale è ricominciato il mercato di libri nuovi ed usati che si tiene mensilmente.

E’ stata una bella giornata accompagnata da sole e temperature miti. 

Questa volta mancavano alcuni espositori e l’afflusso di pubblico non è sempre stato omogeneo. Ci sono stati momenti in cui c’era gente che si aggirava tra i banchi e momenti morti ma il bilancio della giornata appena trascorsa è stato pressochè positivo.

Io mi sono fatta una passeggiata e tra un banco e l’altro ho fatto acquisti e trovato qualche curiosità.

Oltre a questi opuscoletti ho trovato anche un curioso breviario del soldato, risalente alla seconda guerra mondiale con le preghiere che dovevano accompagnare il soldato durante le sue attività e le regole elencate per diventare un buon soldato cristiano. Ho trovato anche la guida delle guardie reali dello stesso periodo con preghiere e invocazioni e un libro sugli arditi del mare, edito nel 1934 quindi piena propaganda fascista, con tutta una serie di lodi intessute al coraggio e all’ardore dei marinai dell’esercito italiano.

Il cibo a disposizione stavolta erano i dolci tipici del carnevale quindi frittelle e lattughe. Forse non tutti sapete che uno dei dolci tipici della tradizione mantovana sono le favette, delle frittelle che la tradizione racconta venissero servite in tavola persino dalla famiglia Gonzaga in persona. In questi giorni c’è stata anche la festa di San Biagio partono di Cavriana e Acquafredda. La festa del santo viene accompagnata dalla tipica torta. Una crostata ripiena mandorle tritate e cioccolato, se non l’avete mai assaggiata vi consiglio proprio di farlo.

E anche per oggi è tutto, vi invito alla prossima edizione del mercato che si terrà domenica 3 marzo e vi auguro una buona lettura.

Alla prossima.

Alice Tonini