Mese: novembre 2021
Reliquie e fantascienza: quando Leibowiz incontrò i viaggi nello spazio.
Oggi riprendo un tema già trattato in parte lo scorso post: le reliquie in narrativa.
L’uso delle reliquie in narrativa è molto diffuso, esistono interi romanzi vecchi e nuovi costruiti attorno al ritrovamento di reliquie sacre. Senza andare troppo lontano nel tempo un esempio è Il codice da Vinci di Dan Brown del 2003, romanzo molto conosciuto e diventato fenomeno mediatico grazie ai temi trattati e al film.
Tra le opere di fantascienza e fantasy l’opera più conosciuta dedicata al tema è il libro unico di Walter Miller: Un cantico per Leibowitz uscito negli urania per la Mondadori nel 1964. È considerato senza dubbi un classico e nel 1961 ha vinto il premio Hugo come miglior romanzo.
Pubblicato per la prima volta nel 1959 è basato su tre racconti brevi ambientati in una terra post apocalittica dove ogni conoscenza è andata perduta. I custodi della scienza così come la intendiamo oggi sono i monaci di San Leibowitz e il libro segue passo passo i loro sforzi per salvare l’umanità da sé stessa preservando le sacre reliquie: libri. È un opera complessa con infiniti riferimenti alla filosofia, alla mistica e alla fisica. C’è comunque la possibilità di saltare le parti più complesse per seguire solo la storia dei monaci.
Tutta la vicenda del romanzo ruota attorno ai memorabilia di San Leibowitz custoditi in un monastero disperso nel deserto ma cosa sono le reliquie e perché nei secoli sono state così importanti.
Per reliquia viene inteso la salma, o una parte di essa, di un santo o di un beato o di una persona famosa ( come l’unghia del piede di Elvis Presley). Sono riconosciute da quasi tutte le religioni più importanti: esiste un tempio con un dente del Buddha e una moschea con un pelo della barba del Profeta. Nella basilica di Santa Sofia è in mostra il bastone di Mosè sacro agli ebrei.
| Mutande di Elvis |
Nella prima parte del libro le reliquie protagoniste vengono ritrovate accidentalmente ma nella realtà c’era un fiorente mercato dedicato alla compravendita di oggetti forse sacri.
Nel medioevo era credenza popolare che bastasse toccare i resti di un santo per guarire da qualsiasi malattia, per questo fino al 1215 c’erano centinaia di trafficanti e falsificatori. Fu solo con il IV concilio lateranense che divenne obbligatorio il certificato di autenticità.
Ancora nel 1543 Calvino nel suo Trattato delle reliquie lamenta del fiorente commercio di reliquie false come le impronte delle natiche di Gesù -sarebbero a Remis, dietro un altare – e denuncia la presenza di santi con tre o quattro corpi diversi. Ad esempio San Valentino patrono degli innamorati ha ben tre teste.
In Un cantico per Leibowitz l’autore sfrutta l’elemento delle reliquie per la loro capacità di conservare e trasmettere la conoscenza alle generazioni future. Con le conseguenze catastrofiche di cui racconta. Nella realtà le reliquie erano apprezzate anche per il carattere sacro e non solo per le proprietà guaritrici, non erano solo commerciate ma anche rubate. Nota è la vicenda del corpo mummificato di Santa Lucia a Venezia che venne trafugato quattro volte, l’ultima nel 1984.
| Capelli di Maradona |
Dal dicembre 2017 il Vaticano ha stabilito che è proibita la compravendita di reliquie ma è permessa la donazione che deve essere approvata dal vescovo e l’esposizione può avvenire solo in ambienti ecclesiali o con autorizzazione scritta che stabilisce la conformità e la sicurezza dell’ambiente.
Buona lettura a tutti e alla prossima.
Alice Tonini
Nb. Come già detto questo articolo tratta di curiosità storiche e letterarie. Non mi occupo del significato religioso. La religione è personale e in questo blog non viene trattata.
Il tesoro di sant'Erasmo a Castel Goffredo
Sabato 16 ottobre alle 10.30 è stata
inaugurata a Castel Goffredo l’antica sagrestia. In esposizione c’è il tesoro
di Sant’Erasmo con i preziosi reliquiari gonzagheschi e i resti sacri provenienti dalle catacombe paleocristiane di Roma.
Le prime notizie riguardanti la chiesa
di sant’Erasmo risalgono al 1288, a febbraio di tale anno infatti è
datata la disposizione secondo cui confratelli e consorelle avrebbero
dovuto ardere ceri da una libbra durante le celebrazioni ogni prima
domenica del mese e in occasione delle festività dedicate a santa
Maria e sant’Erasmo. Non sappiamo dove la prima chiesa si trovasse, alcuni documenti la collocano dove oggi si trova il
giardino di palazzo Acerbi, secondo altri si è sempre trovata dove
la possiamo vedere oggi ma con forme e sviluppo differenti.
Una curiosità, il titolo di
prepositura o prevostura indica una probabile origine monastica della comunità
religiosa di Castel Goffredo, dove sappiamo essere stato presente con una domus l’ordine degli umiliati. Inoltre abbiamo notizia certa della
presenza dei disciplini o disciplinati nel territorio dal basso medioevo: si trattava di laici riuniti in congregazioni e confraternite che si sottoponevano ad una dura vita di preghiera e penitenza.
La sistemazione della chiesa
parrocchiale come la conosciamo oggi è iniziata nel 1516 e nei
secoli ha visto diversi interventi anche importanti, gli ultimi risalenti agli anni quaranta del novecento.
I busti in esposizione nella sagrestia sono di sant’ Agostino, san Bonaventura, sant’Erasmo e san Luca. Inoltre la
selezione dei reliquiari a medaglione esposti nelle bacheche
volutamente rende omaggio ai santi patroni di Mantova (sant’Anselmo)
e Brescia (santi Faustino e Giovita).
I reliquiari ad altarolo vanno fatti
risalire al 1610, quando il duca di Mantova Vincenzo I Gonzaga per motivi politici ha
donato alla chiesa di Castel Goffredo 134 reliquie provenienti dalla
chiesa di Santa Barbara in Mantova. Esse sono state inserite in
quattro splendidi reliquiari, chiamati “ad altarolo” perchè la
loro forma ricorda l’architettura di un altare.
In una vetrina potete ammirare lo splendido baule rosso,
inviato alla comunità da Giovanni Battista Vitale de Marinoni, nato
a Castel Goffredo ma cittadino romano. Esso contiene reliquie
provenienti dai cimiteri paleocristiani di San Callisto e dai cimiteri rinvenuti in via Nomentana a Roma. Il
contenuto si presenta delicatamente avvolto in fogli di carta che
riportano il nome del santo cui appartiene.
Sono visibili anche le
reliquie della santa croce, in gran parte arrivate alla comunità
nel corso del settecento, esposte per la prima volta nel 1736. Nella famiglia Gonzaga il culto delle reliquie legate alla passione era molto
sentito e ne avevano un numero non indifferente. In più forse non tutti lo sanno ma i resti della croce per
tradizione non possono essere esposti con reliquie di altro genere ma
andrebbero presentati alla venerazione da soli.
Questi sono solo alcuni degli oggetti appartenenti al tesoro che si possono vedere.
Se volete saperne di più sulla storia della chiesa di Castel Goffredo e se volete visitare l’antica sagrestia vi aspettiamo al Mast di Castel Goffredo.
Buona lettura e alla prossima.
Tonini Alice
Rodella Giuseppe
Nb. Questo articolo riporta solo notizie e curiosità storiche, non c’è alcun riferimento al valore religioso degli oggetti. La fede è personale e questo blog non se ne occupa.
