L'erba amara di Castel Goffredo: tra leggende e buona cucina

   Oggi vi porto a conoscere l’erba amara di Castel Goffredo, tanto amata da tutti i mantovani. 

   Non si tratta di un’erba qualsiasi ma è speciale e ovviamente ha a che
fare con curiosità legate al mondo dei libri.

Il nome latino della pianta è balsamita major var. tanacetoides in italiano diventa balsamite.

 Son sicura che molti di voi la conoscono
già, magari con altri nomi. In piemonte è conosciuta con il nome di
erba di San Pietro, erba della Madonna in toscana o erba vona nelle
Marche. In inglese è l’alecost, in germania abbiamo la Balsamkraut,
in francia la menthe de Notre Dame e in Spagna l’hierba de Santa
Maria.

L’origine dell’erba amara è incerta ma
quasi tutte le fonti indicano la sua terra di provenienza in oriente, asia minore,
più precisamente nel caucaso e in iran settentrionale dove ancora
oggi è molto diffusa e utilizzata.

Si tratta di un’ erba conosciuta dagli
antichi egizi, dai greci e dagli antichi romani. Durante il medioevo
era di facile reperibilità in qualsiasi giardino o orto. Utilizzata
per fare balsami medicamentosi, mescolata negli incensi durante i
riti religiosi, testimonianze ci dicono fosse usata anche nella
produzione della birra.

Oggi è un’erba rara, in alcuni
continenti come l’australia e l’america del nord è diventata quasi
introvabile. 

Qui in italia negli ultimi anni si è assistito ad una
sua graduale rivalutazione. I punti di riferimento principali restano
le officine di Santa Maria Novella a Firenze dove viene utilizzata
nella produzione di pasticche e profumi e Castel Goffredo a Mantova
dove viene utilizzata in gastronomia.

Non tutti conoscono l’origine curiosa
di uno dei nomi dell’erba: Bibleleaf o foglia della Bibbia. Racconta
la leggenda che i Puritani americani, che professavano la semplicità
del culto, l’esclusione dei paramenti sacri, delle immagini, delle
candele e di altri oggetti sacri come il crocifisso, tra il ‘700 e
l’800 utilizzassero le foglie di balsamite come segnalibro tra le
pagine della bibbia durante le ore di preghiera probabilmente a causa
del suo forte profumo aromatico che le è valso anche il nome di
menta romana.

Dal 2004 circola una pubblicazione molto interessante sull’argomento: Il gioco dell’erba amara di P. Polettini e L. Corresini. Recentemente è stato ripubblicato in una nuova edizione estremamente interessante con indicazioni storiche ma anche ricette da provare a casa. Lo consiglio a chi sia interessato alla storia delle erbe aromatiche e anche a chi vuole provare nuove combinazioni curiose in cucina

Se siete interessati alla sua coltivazione forse non sapete che la tradizione indica come periodo migliore per raccogliere le foglie da metà giugno a metà luglio. Si dice che queste siano le
settimane durante le quali la pianta è più profumata e ricca di oli
essenziali. Ma è buona tutto l’anno credetemi, soprattutto nel ripieno dei tortelli.

Visto che ogni anno a metà giugno a
Castel Goffredo c’è la tradizionale festa del tortello amaro direi
di cogliere l’occasione per unirvi a noi e assaggiare questo prodotto
unico che non troverete da nessun’altra parte, ve lo assicuro.

Un saluto e buona lettura a tutti.

Alice 

Inaugurazione nuova sala archeologica museo Mast di Castel Goffredo

 

   Finalmente dopo la lunga attesa causata dal covid il 2 giugno 2021 è stata
inaugurata la nuova sezione archeologica del Mast Castel Goffredo
dedicata ai più antichi ritrovamenti archeologici avvenuti in zona.

   A darci il benvenuto c’è ancora la nostra amata Madonna Vestita ma ora il percorso museale inizia con l’esposizione dei ritrovamenti avvenuti in territorio castellano presso il sito dove si trovano le attuali piscine: in via svezia. Principalmente si tratta di resti di vasellame prodotto in nord africa ma non mancano le sorprese ed i pezzi interessanti.

Per l’occasione abbiamo avuto dei graditi ritorni. Alcuni bellissimi reperti recuperati in territorio castellano in anni di ricerche dei gruppi archeologici di Castel Goffredo e Remedello e che erano stati esposti presso altri musei oggi finalmente hanno trovato la giusta collocazione nelle sale del Mast. 

Un esempio è questo Askos in bucchero, un vaso utilizzato per liquidi oleosi, rinvenuto in località Santa Maria Maddalena e conservato fino a poco tempo fa presso i Musei Eremitani di Padova.

Il percorso vede esposti anche i ritrovamenti avvenuti presso il sito di Codosso, per chi è della zona stiamo parlando delle vicinanze di Bocchere, in questo caso i reperti principali sono monete. 
Ma ci sono anche degli splendidi gioielli, pietre intagliate, spille e frammenti di specchietti.

Nella sala successiva, come già avevo anticipato sulla mia pagina instagram, troviamo Magia Polla che ci racconta la vita degli antichi romani. 

Madre del poeta
Publio Virgilio Marone la leggenda vuole che la sua tribù romana di appartenenza, la gens Magia di Casalpoglio, fosse originaria di una colonia cremonese ed avesse probabilmente una proprietà terriera in zona. Magia Polla sposò Vergilius Maro e
con lui ebbe tre figli: Silone, Flacco e Publio Virgilio Marone che si racconta che venne partorito nel territorio di Castel Goffredo o
nel podere di Andes vicino a Mantova. Io preferisco pensare che fosse di Castel Goffredo anche lui.

Se verrete a visitare il museo sarà lei stessa a raccontarvi non solo la sua storia ma anche cosa mangiavano e bevevano, dove vivevano e come lavoravano. 

Questa stele funeraria in pietra di Botticino e del peso di oltre 700 kg ora è esposta presso le sale archeologiche ma è stata ritrovata nelle vicinanze della chiesa parrocchiale di Casalpoglio e trasferita  poi nel Museo Patrio di Brescia che l’ha riportata a Castel Goffredo la scorsa estate. Nella stessa area espositiva troviamo anche le macine in pietra di un mulino, fondamentali per la produzione della farina.

Il percorso continua poi con le monete romane del sito di Codosso databili dall’età repubblicana alla caduta dell’impero (II secolo a.C – V secolo d.C.).

Una piccola, ultima ma simpatica curiosità. Questa che vedete qui sotto è una embrice, per intenderci potremmo paragonarla ad una moderna tegola. Mentre questa tegola era lasciata ad asciugare un cane ha lasciato la sua impronta impressa.

Tutto qui?

Ovvio che no, ma il Mast di Castel Goffredo vi aspetta per raccontarvi ancora tante storie e curiosità. 
E sono sicura che tornerò a parlarne anche io.
Noi per ora ci salutiamo, buona lettura.
Alice